breve di cronaca
Elémire Zolla
La Repubblica - 01-06-2002


È MORTO ieri nella sua casa di Montepulciano Elémire Zolla, lo studioso di letteratura angloamericana, narratore, saggista e autorevole conoscitore di dottrine esoteriche. Era nato a Torino nel 1926, aveva insegnato prima all'università di Genova e poi in quella di Roma. Vinse il premio Strega nel 1956 con Minuetto all'inferno. Tra le sue opere più importanti Eclissi dell'intellettuale, I letterati e lo sciamano, Uscite dal mondo, I mistici dell'Occidente. Per ottobre è prevista presso l'editore Adelphi la pubblicazione del suo nuovo libro: Discesa agli inferi e resurrezione. Zolla è stato uno degli ultimi difensori della tradizione contro il mondo moderno. Di qui l'attenzione per l'Oriente.

Elémire Zolla era un testimone di quel "sapere tradizionale" di cui l'umanità si è alimentata prima che Platone inventasse per l'Occidente la logica, fissando così le basi discorsive con cui ancora oggi noi ci intendiamo.

La logica è una connessione rigorosa di concetti che nominano l'identità di una cosa a cui vieta di sconfinare nei significati adiacenti e allusivi, come invece fanno i bambini quando passano da un significato all'altro, i folli quando fanno coesistere le contraddizioni, i poeti quando esplorano gli sconfinamenti delle parole.

Ma la logica non è la verità, è solo uno strumento per intenderci, per questo Aristotele la chiama Organon (che significa strumento). Friedrich Nietzsche era addirittura persuaso che non ci saremmo potuti mai incamminare sui sentieri della verità se prima non ci fossimo liberati di "quella servetta che è la grammatica", parente stretta della logica. Martin Heidegger, dal canto suo, lamentava addirittura la "povertà del nostro tempo", dovuta al fatto che ormai da duemila anni l'Occidente dispone unicamente di un pensiero capace solo di far calcoli (logici) e assolutamente incapace di pensare. Per questo tenta l'impresa di un nuovo linguaggio, e lo va a cercare là "dove la parola manca".

Su un altro versante Sigmund Freud si era persuaso che l'Io, sede della razionalità logica, "non fosse padrone in casa propria", e significati ben più potenti si agitassero sotto l'apparente quiete della coerenza razionale. Chiamò questo sottosuolo "inconscio" e "simbolico" il suo linguaggio.

Poi vennero gli psicoanalisti a tentare quell'impresa impossibile che era la ricerca del "significato dei simboli", ignari che i simboli non significano, perché come figure pre-logiche, sfuggono allo schema concettuale che costituisce la violenza prima di ogni commento. I simboli non "significano" perché non sono "significati" ma "forze". I simboli "agiscono".

Elémire Zolla, al pari di Henry Corbin, René Guenon, Amanda Coomarswamy, di cui Adelphi ha pubblicato le opere più significative, dedicò l'intera sua vita alla ricerca dell'"azione simbolica" nella storia, quella corrente sotterranea che passa inosservata a quanti, catturati dalle vicende quotidiane che sono sotto gli occhi di tutti, ignorano ciò che determina queste vicende, come le acque sotterranee determinano la conformazione della superficie.

Cogliere questa sotterranea "agitazione", che antecede e determina le nostre "cogitazioni" significa passare dall'esteriorità del sapere "essoterico", di cui si alimentano tutti i nostri discorsi, alla radice profonda e perciò nascosta del sapere "esoterico", accessibile solo a quanti non si lasciano distrarre dalla successione degli eventi che in superficie animano le divisioni tra gli uomini.

Scendere nell'esoterico, dove il regime discorsivo è regolato dal simbolo che connette i significati (sum-ballein), a differenza dei concetti che li separano e li disgiungono (dia-ballein), significa inoltrarsi lungo un sentiero che porta in un orizzonte, silente ma potente, che sta al di qua della parola e delle sue possibili interpretazioni. Il passaggio è rischioso e può dar origine a tutto quel mondo bugiardo che, maneggiando con disinvoltura l'inaccessibile, può dar luogo a tutti gli imbrogli che, dalla P2 alla stregoneria dei maghi, mette in scena, dietro le quinte di un sipario ben chiuso, tutti i cascami della storia.

Oppure - e questa è stata la via ardua percorsa da Zolla - inoltrarsi nell'esoterico può significare voler reperire, al di sotto delle differenze, quelle metafore di base che accomunano Oriente e Occidente, Nord e Sud del mondo, perché unica è l'umanità.
E, come sul piano biologico la genetica riesce a parlarci di un'unità del genere (umano), così sul piano culturale potrebbero ravvisarsi percorsi comuni che hanno consentito all'umanità di emanciparsi dalla sua infanzia animale e di ritrovarsi oggi in un comune sentiero, al di là delle guerre, al di là degli odi e delle enfatizzate differenze.

Non invito nessuno a percorrere i sentieri di Zolla, di Corbin, di Guenon, di Coomaraswamy. Sono troppo rischiosi per i più. E la ricerca "segreta" finirebbe per arrestarsi alla segretezza del potere politico o sacerdotale. Ma il messaggio sì, accogliamolo.

E proprio oggi, che il Nord marca con tanta enfasi la sua distanza dal Sud del mondo e l'Occidente dall'Oriente, non dimentichiamo l'insegnamento di Zolla che, letto bene, è capace di indicare quella sotterranea fratellanza che gli uomini, per una perversa tendenza a marcare la loro identità e la loro differenza, si ostinano pericolosamente a negare.

UMBERTO GALIMBERTI









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