Finanziaria alla ricerca di un centro di gravità
Fabrizio Dacrema - 12-10-2006
La legge finanziaria è alla ricerca di un centro di gravità. Rigore, equità, sviluppo hanno guidato un percorso travagliato arrivato ad un primo approdo positivo. Il risanamento dei conti pubblici è distribuito equamente, viene colpita l'evasione fiscale, si punta a ricostruire le condizioni della crescita. Tuttavia sembra che manchi un'anima, un stella polare che indichi la direzione di marcia. La ragione di questo senso di disorientamento, nonostante le tante scelte condivisibili, è che nell'insieme della manovra finanziaria non emerge sufficientemente la scelta dell'innovazione e della qualità per tornare a crescere, manca ancora un progetto organico di sviluppo centrato sulla conoscenza.

Negli articoli che riguardano la scuola, l'università e la ricerca non mancano le scelte di discontinuità con lo sciagurato quinquennio precedente, si avviano processi significativi processi di trasformazione, ma non c'è il salto di qualità necessario per fronteggiare l'"emergenza conoscenza" del paese.
In particolare nell'università e nella ricerca le scelte sono incerte e insufficienti, sono deboli gli investimenti per lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione e del tutto inadeguate le risorse per il rilancio dell'università: continua il blocco delle assunzioni, mancano i finanziamenti dei settori pubblici, c'è una grave lesione dell'autonomia (sostituzione del ruolo dei presidenti degli Enti di Ricerca con quello dei direttori generali). Per questo nei settori dell'università e della ricerca sono state proclamate unitariamente due giornate di sciopero e mobilitazione per cancellare i tagli alle risorse, incrementare i finanziamenti e superare le spinte alla centralizzazione.
Invece nella scuola, sventato il rischio di una finanziaria "lacrime e sangue" grazie alla ferma presa di posizione sindacale, ora la manovra ha intrapreso la strada di una razionalizzazione più fattibile (pur sempre da verificare, contrattare e in alcuni casi contrastare punto per punto) e dell'investimento (ancora molto moderato) per le riforme. Sono, infatti, presenti scelte positive di espansione e qualificazione dell'offerta di istruzione riguardanti i servizi educativi per l'infanzia e l'educazione degli adulti, l'edilizia scolastica e l'innovazione tecnologica, il diritto allo studio e la valorizzazione dell'autonomia scolastica e innanzi tutto l'innalzamento dell'obbligo di istruzione a 16 anni.
Quest'ultima scelta è decisiva per dare al "metodo del cacciavite" una visione di politica scolastica inclusiva, alternativa al modello Moratti della divisione dei destini dei giovani sulla base del background socio-culturale di provenienza. Di conseguenza una scelta di questa importanza non può avere ambiguità tali da permettere anche un riproduzione della canalizzazione precoce mascherata da percorso integrato governato dalle Regioni. Nel testo dell'art. 68 non mancano i vincoli di qualità, dalle competenze da garantire agli studenti (gli obiettivi generali e specifici previsti dai curricoli del biennio della secondaria) all'elenco predisposto dal Ministero delle strutture accreditate che concorrono alla realizzazione di percorsi e progetti, tuttavia non si afferma con chiarezza che la titolarità dell'obbligo è della scuola. Se non si fa questo in alcune situazioni possono tornare i percorsi riservati agli svantaggiati; se, invece, la legge afferma con chiarezza che l'obbligo è scolastico, allora le scuole potranno e dovranno realizzare progetti per favorire il successo nell'apprendimento, aperti e integrati alle culture e alle professionalità extrascolastiche necessarie per intercettare tutte le motivazioni e tutte le intelligenze. Per queste ragioni la CGIL propone che la legge finanziaria debba limitarsi a innalzare l'obbligo scolastico e l'età di accesso al lavoro a 16 anni, mentre le modalità e le caratteristiche del nuovo biennio scolastico obbligatorio dovranno essere definite a seguito del confronto con le parti sociali e della consultazione del mondo della scuola.
La legge finanziaria introduce inoltre due importanti provvedimenti per ampliare l'offerta formativa lungo l'intero arco della vita, le sezioni primavera nella scuola dell'infanzia e l'istituzione dei centri per l'educazione degli adulti, dotati di autonomia amministrativa, organizzativa e didattica. Sulla base di accordi in sede di Conferenza Unificata Stato, Regioni ed Enti Locali, l'offerta formativa della scuola dell'infanzia si aprirà ai bambini di età compresa tra i due e i tre anni attraverso progetti rispondenti alle specifiche esigenze educative di quella fascia di età. Al posto dell'anticipo della Moratti, si introduce un'opportunità aggiuntiva, non alternativa ai nidi, per i quali la legge finanziaria all'art. 192 prevede piano nazionale di espansione. Per quanto riguarda l'educazione degli adulti, gli attuali centri territoriali permanenti (CTP) sono riorganizzati attraverso la costituzione di Centri provinciali per l'istruzione degli adulti, in cui sono inseriti anche i corsi serali con l'obiettivo è di rilanciare e potenziare le iniziative formative degli adulti, superando l'attuale situazione di frammentarietà e scarso coordinamento. Una novità importante che permetterà a queste specifiche istituzioni formative per gli adulti di giocare un ruolo propulsivo nell'ambito della programmazione territoriale integrata. Infanzia e adulti, due settori fini ad oggi trascurati, trovano finalmente una prima importante considerazione, ancor più significativa in considerazione del contributo decisivo al successo scolastico dei giovani derivante da un precoce approccio positivo all'apprendimento e da contesti familiari nei quali gli adulti continuano ad studiare.
Infine la legge finanziaria punta sull'autonomia scolastica come motore del cambiamento e fa un certo sforzo per creare le condizioni per il suo reale esercizio: stabilizza il precariato, trasferisce risorse finanziarie dal Ministero alle scuole, investe nell'edilizia scolastica e nell'apertura delle scuole anche in orario extrascolastico, costituisce l'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica per dare una soluzione organica e unitaria agli interventi di supporto all'autonomia.
Tutte scelte in sé giuste, un primo punto di partenza per valorizzare la progettualità delle scuole autonome chiamate a promuovere processi innovativi, su cui però grava il limite dell'insufficienza delle risorse che, in non pochi casi, potrebbe anche mutare il segno dei provvedimenti. Il quadro dei conti pubblici non è un mistero per nessuno e non ci si può limitare ad attendere situazioni finanziarie meno pesanti. Di qui la proposta di Epifani di dare una missione alla finanziaria investendo nella scuola, nell'università e nella ricerca, utilizzando l'opportunità delle risorse del trattamento di fine rapporto attribuito al fondo pubblico dell'INPS. Quale migliore utilizzo delle risorse accantonate dai lavoratori pensando al futuro che prestarle a un fondo che le investe per la formazione dei giovani ?

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Grazia Perrone    - 12-10-2006
Forse il "centro di gravità" - come dice Dacrema - non è stato ancora trovato ma, di sicuro, un punto d'attrito" - con i lavoratori - c'è. Come dimostra il comunicato dell'assemblea sindacale autoconvocata dell'Emila Romagna di cui allego la convocazione. Ci sarebbe, poi, il commento del dirigente nazionale CGIL -Fiom Giorgio Cremaschi che - ne sono certa - Dacrema conosce già.

NO ALL'ENNESIMO TAGLIO DELLE PENSIONI
NO ALL'AUMENTO DELL'ETA' PENSIONABILE


Apprendiamo che Cgil-Cisl-Uil e governo hanno sottoscritto un memorandum per la riforma del sistema previdenziale in cui si definiscono gli obbiettivi relativi all'aumento dell'età pensionabile e la riduzione del coefficiente di calcolo in relazione all'età.
Obbiettivi che definiscono come condiviso un nuovo e pesante taglio delle pensioni.
Cgil-Cisl-Uil hanno firmato senza nessun mandato, né di organizzazione, né tanto meno delle lavoratrici e dei lavoratori.
Chiediamo che le organizzazioni sindacali ritirino la firma, sospendano qualsiasi trattativa con il governo e chiedano il mandato con una consultazione vincolante nei luoghi di lavoro.

CGIL-CISL-UIL RITIRINO LA FIRMA E CHIEDANO IL MANDATO ALLE LAVORATRICI ED AI LAVORATORI

Lunedì 9 ottobre ore 11.30 conferenza stampa presso Sala Parentelli Palazzo D’Accursio p.zza Maggiore, 6 Bologna

Lunedì 9 ottobre ore 14.30 Assemblea autoconvocata
presso sala Parentelli Palazzo D’Accursio p.zza Maggiore, 6 Bologna

Primi firmatari


1) Roberto Santi Direttivo Filcams-Cgil E.R.
2) Marco Tartari RSU Ipercoop-Nova Bologna
3) Gianluca Muzzu RSU Ipercoop-Nova Bologna
4) David Muñoz RSU Coop Adriatica Bologna
5) Teresa Plescia RSU Coop Adriatica Bologna
6) Giulio Tiberio Direttivo FP-Cgil Bologna
7) Andrea Tesini Direttivo CdLM-Bologna
8) Luca Montebugnoli RSU Eurodent Bologna
9) Davide Bacchelli Direttivo CdLM-Bologna
10) Luciano Monari Direttivo CdLM-Bologna
11) Orlando Maviglia RSU Minarelli Bologna
12) Gianplacido Ottaviano RSU Bonfiglioli Bologna
13) Gianpietro Montanari RSU Cesab Bologna
14) Roberto Bozzi RSU Fatro Bologna
15) Stefano Bozzi RSU Fatro Bologna
16) Ferruccio Benedetto Direttivo Fiom-Bologna
17) Marco Odorici RSU KPL Packaging Bologna
18) Maurizio Patelli RSU KPL Packaging Bologna
19) Giuseppe Gambardella RSU Frigosec Bologna
20) Raffaella Rondolini Direttivo Cgil-E.R.
21) Simona Bolelli Rsu Sps Modena
22) Paolo Brini Rsu Smalti Modena
23) Francesco Santoro Rsu Terim Modena
24) Piero Ficiarà Rsu Terim Modena
25) Bougaleb Bouchcha Rsu Terim Modena
26) Giuliano Cocco Rsu Terim Modena
27) Renzo Ferri Rsu Ferrari Modena
28) Paolo Ventrella Direttivo Fiom-Mo Ferrari
29) Daniele Manzini Rsu Ferrari Modena
30) Elvisi Fischetti Rsu Ferrari Modena
31) Silvano Merighi Rsu Ferrari Modena
32) Remo Di Legge Direttivo Fiom-Mo Tekmea
33) Fabrizio Bertoni Rsu Ferrari Modena
34) Sauro Palazzi Rsu Ferrari Modena
35) Giovanni Parente Rsu Ferrari Modena
36) Iannicelli Rsu Ferrari Modena
37) Ambrosino Fortunato Rsu Ferrari Modena
38) Giuffrida Santo Rsu Ferrari Modena
39) Giuseppe Riccio Rsu Ferrari Modena
40) Giuseppe Bianca Rsu Ferrari Modena
41) Claudio De Cicco Rsu Maserati Modena
42) Giuseppe Violante Direttivo Fiom-Mo Maserati
43) Giovanni Iozzoli Rsu PFB Modena
44) Simone Morselli Rsu PFB Modena
45) George Galli Rsu PFB Modena
46) Maurizio Cocerio Rsu New Holland Modena
47) Santo Carderopoli Rsu Autogru PM Modena
48) Michele Roncaglia Rsu Smalti Modena
49) Leonardo Roverati Rsu Smalti Modena
50) Giovanni Colletta Rsu GSM Modena
51) Renato Guarino Rsu Atos Spa Modena
52) Antonio Serena Rsu Sirti Modena
53) Ugo Bertinelli Rsu Sma
54) Gianni Pistonesi RSU Sig. Manzini Parma
55) Biancamaria Ianni RSU Simonazzi
56) RSU Mingazzini Parma
57) Cinzia Dondi RSU Wittur
58) Antonio Oriolo RSU Metalsider Ravenna
59) Antonio Luordo FP
60) Giona Di Giacomi Direttivo Cgil-E.R.



NO ALL'ENNESIMO TAGLIO DELLE PENSIONI - Assemblea autoconvocata in Emilia Romagna


 gp    - 13-10-2006
Propongo l'autocritica della responsabile delle politiche previdenziali Cgil pubblicata su "Rassegna sindacale". Ogni commento, mi sembra, superfluo.

Pensioni: sorprese amare nonostante il memorandum


Dopo le innumerevoli, caotiche e confuse esternazioni estive e la ferma presa di posizione di Cgil Cisl e Uil contro misure previdenziali da inserire in Finanziaria solo per fare cassa, credevamo di essere arrivati a un punto fermo con la firma tra governo e sindacati del memorandum sulle pensioni. Il memorandum, infatti, dichiara la disponibilità dei sindacati a un confronto ponendosi contestualmente più obiettivi: completare il processo di riforma avviato con la legge Dini, superare la controriforma Maroni, assicurare equità sociale e sostenibilità finanziaria, migliorare le prospettive a breve e a medio termine per i giovani, garantire pensioni dignitose agli anziani. Nella Finanziaria, quindi, non avrebbero dovuto esserci interventi strutturali sul sistema.

Le amare sorprese della Finanziaria 2007 cominciano dall’art. 43, intitolato “Ricorsi in materia pensionistica”.
Con un piccolo articolo di sole otto righe, e un risparmio di appena 5 milioni di euro, si cancella il ruolo storico e la partecipazione delle parti sociali alla vita degli istituti previdenziali. Si cancella altresì il diritto dei lavoratori, dei cittadini e dei pensionati ad avere un contenzioso deciso da soggetti terzi. L’articolo prevede, infatti, a decorrere dal 1° gennaio 2007, la soppressione dei Comitati centrali, regionali e provinciali Inps e dei Comitati di vigilanza Inpdap, trasferendo la competenza a decidere i ricorsi pendenti agli stessi dirigenti degli Istituti previdenziali. Il riordino e la razionalizzazione degli enti, peraltro, è uno dei punti del memorandum d’intesa sulle pensioni sottoscritto tra governo e sindacati.

Altra amara sorpresa è data dall’articolo 84 che, in maniera confusa e contraddittoria, anticipa la previdenza complementare a gennaio 2007, istituendo un “Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato del trattamento di fine rapporto di cui all’art. 2120 del Codice civile”. Il fondo è dello Stato e viene gestito dall’Inps su un apposito conto corrente aperto presso la Tesoreria centrale. Il fondo viene alimentato dal 1° gennaio 2007 con un contributo pari al 50% del Tfr maturato dalla predetta data e non destinato alla previdenza complementare. Appare abbastanza “insensato” che le modalità di attuazione per l’istituzione del Fondo e il relativo afflusso di finanziamento siano demandate a un decreto interministeriale da emettersi entro il 31 gennaio. Sempre entro il 31 gennaio deve altresì essere emesso un altro decreto interministeriale per stabilire le modalità di attuazione relative alla manifestazione di volontà del lavoratore (ma non erano già state stabilite? E il silenzio assenso? E i tempi della campagna informativa? E la libertà di scelta del lavoratore?). Tutto l’articolo è un grande pasticcio, pieno di contraddizioni.

Anche questa materia, peraltro, costituisce oggetto del memorandum sulle pensioni siglato dal governo con i sindacati. L’articolo 85 ha previsto l’aumento dei contributi sia per i lavoratori dipendenti (0,3% a carico del lavoratore), sia per i lavoratori autonomi (aumento fino al 20% in due anni), sia per gli apprendisti (10%) sia per gli iscritti alla gestione separata di cui all’art. 2, comma 26 della legge 335/1995 (da 18 al 23% per coloro che non risultano assicurati ad altre forme obbligatorie, dal 10 al 16% per coloro che sono già iscritti ad altre assicurazioni, dal 15 al 16 % per i pensionati). L’amara sorpresa viene dal fatto che sia agli apprendisti sia ai lavoratori parasubordinati non vengono estesi una serie di diritti (ad esempio indennità di disoccupazione con relativa copertura figurativa). Per i parasubordinati, inoltre, l’estensione di alcuni diritti appare come una vera e propria presa in giro, visto che difficilmente potranno usufruirne e che gli importi delle prestazioni appaiono veramente irrisori.

Rita Cavaterra Responsabile politiche previdenziali cgil




 Giuseppe Aragno    - 14-10-2006
Dal punto di vista di Prodi e Padoa Schioppa, questa finanziaria fa quello che può e, per certi versi, deve fare. Dà per scontato che le regole aberranti del neoliberismo siano l’elisir di lunga vita. Il guaio è che non c’è il sindacato. E non ci sarà fino a quando continuerà a sostenere che i servizi sono aziende e i conti devono quadrare. Poi certo, Pierino dirà che il mondo cambia, che così vuole il mercato e ci ripeterà tutte le frasi fatte con le quali, in sintonia con l’Europa delle banche, ci stiamo deliziando dai tempi dello resa incondizionata di Trentin. Se le cose stanno, così, se questo è il mondo, cari signori, chiudete bottega e tornatevene tutti a lavorare: nel “nuovo mondo” non avete ormai alcuna funzione storica di cambiamento. Siete solo spettatori. E, quel che è più grave, non pagate il biglietto. No: voi siete invitati.

 Domenico Caffaro    - 15-10-2006
Togli il centro e lascia la gravità. Hai detto tutto. Il resto scusa, ma non serve. Sono solo chiacchiere.