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Partito democratico e Sinistra europea, due progetti a confronto
Aprile online - 26-09-2006
Nel quadro politico e sociale del nostro paese stanno prendendo corpo due nuovi e ambiziosi progetti: la costruzione del Partito democratico e del Partito della sinistra europea. Sono tra loro assai diversi, anzi credo specularmente contrari, eppure non è un caso che il loro itinerario si snodi contemporaneamente, pur essendo l'esito di entrambi assai incerto e in misura diversa.

Il primo, quello del Partito democratico, introietta l'idea del progresso quale percorso linearmente evolutivo della società moderna. Le riforme e il riformismo, in questo quadro, sarebbero l'arma per spezzare le resistenze dei poteri retrivi e per modernizzare la società e le istituzioni. La stabilità e la durata del governo dell'Unione rappresenterebbero la condizione di gran lunga migliore, sarei portato a dire indispensabile, per la maturazione del progetto. Il risanamento dei conti dello stato sarebbe la precondizione della salute delle istituzioni e della credibilità del paese sullo scenario internazionale. La trasformazione in senso compiutamente maggioritario del sistema elettorale e il rafforzamento del bipolarismo dovrebbero costituire il perimetro istituzionale entro cui condurre la sfida con le destre.

Il secondo, quello del Partito della sinistra europea, invece, torna a sottolineare con forza l'esigenza di una trasformazione complessiva della società, a livello mondiale, contro il pericolo sempre immanente di una catastrofe regressiva, di cui la guerra permanente costituisce il primo e concreto inveramento. Pensa ad un'Europa sociale, non sottomessa ai vincoli monetaristi di Maastricht, e quindi ad un altro progetto costituzionale rispetto a quello recentemente rigettato dal referendum francese. Concepisce le riforme come il risultato di un conflitto sociale che si carica di significati non iscrivibili negli attuali confini della nostra società. Per questo vuole difendere lo stato sociale, i beni comuni, la soddisfazione dei nuovi bisogni sociali. Perciò pensa che il migliore sistema democratico sia quello proporzionale e che da lì, con opportuni accorgimenti, bisogna comunque partire per risolvere il problema della governabilità delle società complesse. In sostanza ritiene che, per quanto non facilmente determinabile, si possa e si debba avere un'idea di società profondamente diversa da quella del capitalismo.

Questi progetti si fronteggiano da tempo in Europa ed hanno dato vita all'esistenza di due sinistre, alle quali può essere ricondotto senza forzature un quadro che a sinistra è certamente più articolato o sfilacciato. Ora questa competizione si è concretamente trasferita nel nostro paese.

Anche i modi con cui viene condotta sono diversi. Mentre il progetto del Partito democratico sembra muoversi più agevolmente nel cielo dei rapporti politici, anche se non manca la consapevolezza da parte dei suoi sostenitori della necessità di un radicamento sociale e della difficoltà di portarlo avanti solo sulla base di un assemblaggio di ceti politici, quello del Partito della sinistra europea ha la necessità vitale di definirsi in un rapporto costante e biunivoco con i movimenti sociali, anche se ci si rende conto che il momento della scelta soggettiva di un gruppo dirigente si avvicina in modo imperioso.

Entrambi i progetti hanno più di un punto di contatto per quanto riguarda le aree sociali di riferimento. Si pensi, ad esempio al "popolo delle primarie", al movimento sindacale, all'arcipelago dei movimenti pacifisti e antiliberisti e le relative associazioni (le quali non possono essere ascritte d'ufficio ad uno solo dei progetti). Nello stesso tempo entrambi i progetti possono svilupparsi nella condizione migliore se l'esperienza del governo di centrosinistra procede e produce trasformazioni nella società e nelle condizioni di vita.

Credo che il dado sia tratto in entrambi i campi, anche se i processi possono essere farraginosi e i tempi lunghi. Quindi mi pare che sia debole qualunque prospettiva di difesa del quadro di forze politiche esistente. Chi è contro un progetto è portato necessariamente e coerentemente partecipare alla riuscita dell'altro e viceversa.

Per chi, come me, si sente interno al progetto della costruzione del Partito della sinistra europea, l'assemblea di domenica scorsa rappresenta un ulteriore passo in avanti lungo una strada da perseguire senza tentazioni di ritorno indietro. Il percorso richiede una costante simbiosi con i movimenti, la costruzione di nuovi gruppi dirigenti, una corposa ricerca nel campo della analisi, della teoria e del pensiero politico. Le responsabilità del gruppo dirigente di Rifondazione comunista sono molto grandi, ma non uniche. E' chiaro che non siamo di fronte, in nessun modo lo si voglia riproporre, allo schema di un partito comunista con intorno un alone di consenso e di forze indipendenti. Il processo è rifondativo per tutti. La rifondazione comunista si compie nel Partito della sinistra europea.


*Alfonso Gianni
Sottosegretario allo sviluppo economico


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