Nella nostra consueta impotenza
Vincenzo Andraous - 22-09-2006
In Italia c'è una bambina Bielorussa che è stata nascosta dai genitori adottivi, i quali hanno deciso di infrangere una norma e quindi rischiare la galera, pur di non farla rientrare nel suo paese, o meglio nel brefotrofio-orfanatrofio che la ospitava, e in cui è stata sottoposta a umiliazioni e violenze inenarrabili, in sequenze miserabili raccontate non solamente dalla stessa bimba, ma soprattutto, dai coetanei, carnefici, rei confessi.
Violenza sui bambini, infamia tracotante di viltà.
Fin troppo facile dare briglia sciolta all'emozione, fin troppo facile rimanere incollati al televisore, a tal punto da imbrigliare la colpa, quella colpa che è sempre di altri, ma ci sbatte addosso la nostra consueta impotenza.
Bambini sottratti a una vita ancora tutta da venire, bambini rapinati della propria età e dei propri passi, bambini perduti nello strapotere dei confini eretti a stati distratti, dimentichi del rispetto della regola più naturale, quella che ci fa essere e rimanere uomini, persone, senso e parte di una umanità che sta ontologicamente dalla parte dei bambini.
La piccola Maria è in Italia, in attesa che il suo paese di origine metta di lato l'orgoglio nazionale, ponendo al centro l'amore per la sua giovane cittadina, nella comprensione per la nuova famiglia incontrata.
Occorre avere il coraggio di guardare fino in fondo in quegli occhi, non fermarsi alla periferia esistenziale che ci coglie sovente impreparati, è necessario dire basta alla inaccettabilità di un qualunque stato, paese, nazione, che permette la schiavitù, la tortura, la violenza sui bambini, in forza di una norma non scritta, ma assai più introiettata di qualsiasi legge, quale la povertà.
Bambini negli scantinati, nelle strade, nelle miniere, bambini in catene invisibili, lacerati alle caviglie come nel cuore, senza più occhi per vedere il domani, cancellato dalla negazione allo studio, alla conoscenza, e perfino bimbi in armi e tuta mimetica, altri piagati dalla fatica, altri ancora intervistati e denudati di ogni rimasuglio di libertà, così spudoratamente da far apparire la vicenda dell'infanzia negata e brutalizzata un aspetto quotidiano della vita.
Maria la piccola dell'est, rimane nascosta, in attesa di un segno, di un'attenzione sensibile, che possa salvaguardarne l'innocenza, quanto meno nel suo carico di futuro.
Sale alta la richiesta di attenzione e di tutela per un'adolescenza mal riposta, per i tanti bambini costretti ai ceppi dell'ignominia, prigionieri della loro solitudine imposta, dietro le immagini satellitari o digitali terrestri, che fanno da schermo alle ingiustizie protratte, mentre noi ben infagottati nelle nostre incredulità, persistiamo a tollerare l'intollerabile.

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