Lettera aperta
Gianni Mereghetti - 19-09-2006
Carissimo Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,
carissimo Ministro Giuseppe Fioroni,

nella cerimonia di apertura del nuovo anno scolastico vi siete rivolti a studenti, insegnanti e genitori con due interventi significativamente all'unisono. E' chiaro che vi sta a cuore il futuro dei giovani, e lo avete indicato con diversi passaggi nei quali avete sottolineato come la scuola sia un'opportunità per la crescita personale, è altrettanto chiaro che volete una piena valorizzazione degli insegnanti, come un inserimento fecondo delle famiglie dentro la vita scolastica. Grande è poi l'attenzione che intendete prestare agli studenti stranieri, di cui volete un'integrazione effettiva. Con i vostri interventi avete teso una mano a tutti noi che ogni giorno entriamo a scuola e vi portiamo la speranza che quella sia un'occasione di vita. Carissimo Presidente e carissimo Ministro, è vero che una domanda urge oggi tra i banchi e sulle cattedre, è che ogni cosa che si faccia a scuola c'entri con il proprio "io", con le sue esigenze più vere. Per questo l'anno che avete inaugurato è un'occasione per poter ritrovare se stessi dentro le lezioni quotidiane, i rapporti scolastici, l'impegno nello studio. E' per questo che affascina un riinizio, è perché interessa l'avventura della vita, la ricerca del suo destino. Che dentro la scuola si apra o continui questa avventura è qualcosa che accade, ed accade grazie all'incontro con persone che sono appassionate alla realtà e lo comunicano. Non si tratta però di un sogno, accade realmente là dove un adulto rischia ciò che per lui vale e un ragazzo liberamente vi si paragona, si chiama educazione! La terra di mezzo o la nuova cittadinanza di cui voi avete parlato sono certo importanti, ma come conseguenze di questo impegno con le esigenze ultime del nostro "io", che ogni mattina ci carichiamo sulle spalle e portiamo in classe urgendo una risposta. Per di meno non avrebbe senso andare a scuola.
Grazie per il vostro augurio, spero che ad esso corrisponda una piena dedizione a fare della scuola il punto di maggior libertà della società italiana.

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