breve di cronaca
Il guazzabuglio della scuola primaria
Scuolaoggi.org - 14-09-2006
Qual è oggi l'assetto organizzativo della scuola primaria (o elementare) nel nostro paese? Qual è lo stato dell'arte? Insistiamo con questi interrogativi perché siamo convinti che siamo di fronte ad un vero e proprio guazzabuglio, una situazione assolutamente diversificata ove non vi sono più riferimenti certi né per i modelli organizzativi né per gli organici dei docenti.

Ricapitoliamo. La legge n.148 del 1990 (Riforma dell'ordinamento della scuola elementare) aveva introdotto a livello nazionale i "moduli didattici". Orario delle attività didattiche: 27 ore in prima e seconda, 30 ore in terza, quarta e quinta. Ogni due classi a modulo avevano assegnati in organico tre docenti, sulla base dei tre ambiti disciplinari principali desunti dai Programmi didattici del 1985. La legge prevedeva inoltre la possibilità del tempo pieno (40 ore mensa inclusa). Ogni classe a tempo pieno aveva il cosiddetto doppio organico, cioè due docenti per classe. Vi era quindi una precisa corrispondenza tra il modello organizzativo-didattico e il numero dei docenti assegnati in organico alla scuola.

Com'è noto la riforma Moratti ha cambiato registro, abrogando in larga misura la 148. Scomparsi i moduli, dei quali non si fa più menzione, i decreti applicativi della legge 53/2003 (in particolare il Decreto Legislativo 19 febbraio 2004, n. 59) prevedono un determinato monte ore (27 ore di base più eventuali 3 ore opzionali-facoltative oppure la possibilità di una estensione fino ad un massimo di 40 ore). Siamo così alla frammentazione del tempo scuola (il cosiddetto "spezzatino") con un'ampia possibilità di variabili orarie da scuola a scuola. Un docente tutor inoltre avrebbe dovuto effettuare il maggior numero di ore (18 nei primi tre anni della scuola primaria) nella classe.

Cosa è successo inoltre, di fatto, nelle scuole? E' successo che la riduzione degli organici, i "tagli" apportati, hanno tolto in maniera generalizzata posti docenti alle scuole (sulla base peraltro di criteri abbastanza opinabili, stabiliti dai vari CSA).
Per fare un esempio, se tre classi a tempo pieno prima potevano contare su sei insegnanti, adesso ne hanno avuti 5 e con questi hanno dovuto arrangiarsi a ricoprire l'intero tempo scuola delle 40 ore, con inevitabile riduzione o scomparsa delle ore di "compresenza" dei docenti, ore indispensabili per poter effettuare classi aperte per gruppi di alunni, attività di laboratorio per gruppi classe, ecc.

Il panorama si presenta, sul territorio nazionale, decisamente variegato: abbiamo una proliferazione di orari diversi e di modelli organizzativi non più unitari, com'erano il modulo e il tempo pieno di una volta.
Per essere chiari: se non è garantito il doppio organico (due docenti per classe) è difficile parlare di ritorno o ripristino del tempo pieno. Abbiamo semplicemente un certo numero di insegnanti - tra insegnanti di classe e insegnanti specialisti (inglese, religione) - che devono in qualche modo garantire la copertura delle 40 ore di tempo scuola. Per questo infatti è stato rilevato da più parti che il tempo pieno della Moratti, le 40 ore previste dal D.lgs. 59 con le note per la lettura diffuse dal Miur, non erano più il Tempo Pieno così come si era affermato nel corso degli anni.

Ora, fatta salva l'autonomia didattica delle scuole, andrà pure garantito un quadro comune di riferimento per quanto riguarda i modelli organizzativi di base e quindi le modalità di definizione degli organici docenti.
L'autonomia delle scuole non può voler dire che a ciascun istituto viene assegnato un certo numero di docenti, inferiori a quanto richiesto (cioè a un organico funzionale) e poi ciascuno si deve arrangiare come può. L'autonomia ha senso se si garantisce un organico effettivamente funzionale, altrimenti diventa una farsa.

Per questo continuiamo a dire che il nodo che va risolto è questo. Occorre dire chiaro e tondo qual è l'impianto organizzativo della scuola di base e far corrispondere a questo un determinato organico docenti in maniera unitaria su tutto il territorio nazionale, in relazione al tempo scuola.
In assenza di una riforma radicale della scuola di base, come poteva essere la legge n.30/2000 sul riordino dei cicli, che metteva insieme la scuola elementare e la scuola media (e che avrebbe dovuto comunque ridefinirne compiutamente i risvolti organizzativi), ci chiediamo se non avrebbe senso tornare a questo punto a due modelli principali, ripercorrenti nella sostanza i moduli (27-30 ore con almeno due rientri pomeridiani settimanali, tre docenti ogni due classi) e il tempo pieno (40 ore, due docenti per classe) facendola finita una volta per tutte con la situazione di incertezza, frammentazione, disparità in cui vengono a trovarsi gran parte delle classi di scuola primaria attualmente.

Dedalus










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 gabri    - 15-09-2006
Purtroppo non è con la Riforma Moratti che sono iniziati tagli di organico: è con l'introduzione dell'organico funzionale di istituto e con l'autonomia che si devono fare i conti che noi chiamiamo "conti della spesa". Ormai ci siamo abituati (dal 1977) ad essere flessibili, disponibili, responsabili..... Da parte dei vari governi sono arrivate in ogni caso richieste sempre più pressanti (e giuste) per il miglioramento della qualità del processo di insegnamento/apprendimento in cambio di riduzioni sempre maggiori di risorse date alle scuole.
Con la Legge 148/90 avevamo raggiunto una fase "ideale"! avevamo risorse, modelli organizzativi funzionali ai tempi e disponibilità finanziarie. I bei tempi sono passati, grazie anche al contributo di buona parte di noi. Avevamo tanti colleghi che si sono opposti ai moduli e che hanno fatto di tutto per affossarli perchè le parole "collaborazione, corresponsabilità, .." mettevano in crisi il proprio essere insegnanti senza disponibilità al confronto. Ho sentito tantissimi (genitori e docenti) lamentarsi dei moduli e invocare la vecchia scuola.
Solo che la vecchia scuola non si può più fare perchè cambiano i tempi e le condizioni. Mancano soprattutto le risorse. Nel nostro istituto ci sono classi dove convivono alunni che usufruiscono di tempi scuola diversi (cioè alcuni fanno 30 ore, altri fanno 40 ore - nella stessa classe), alla faccia della qualità, dei tempi distesi di apprendimento e della flessibilità oraria. Questi sono i prodotti dati dall'autonomia e dalla Riforma dell'ex ministro.
Se inizialmente lo spirito dell'autonomia era condiviso da tutti, il seguito ha creato davvero degli enormi problemi e squilibri. Tutto ciò a scapito della qualità dell'insegnamento, nonostante i bei principi annunciati nei vari decreti. A tutto ciò si aggiungono i tagli sui docenti di sostegno e, chi ha in classe alunni certificati, alunni in condizioni certificabili ma che le strutture non certificano perchè le direttive ministeriali sono sempre più restrittive, alunni in situazioni di disagio, alunni che hanno necessità di rassicurazioni psicologiche perchè la loro vita è segnata da separazioni o altre situazioni gravi di famiglia....... (si può continuare all'infinito nell'elenco), chi ha appunto situazioni di questo tipo - cioè la stragrande maggioranza - si trova ad operare SOLA in classe. Ormai la compresenza, se c'è, e quando c'è è irrisoria, a questo punto proprio non è quasi nemmeno il caso che ci sia (mezz'ora, un'ora se va bene - cosa si fa con bambini che hanno bisogno di tempo per imparare , per parlare, per farsi ascoltare?)
Ci sono richiesti piani personalizzati, strategie di controllo, uso di metologie particolari per raggiungere gli obiettivi stabiliti al fine di garantire gli standard di apprendimento europei, perchè, poi, ci sono le valutazioni dell'INVALSI!!
Quando ci penso mi viene l'angoscia, oppure mi metto a ridere, perchè come al solito l'Italia vuole fare tutto sulla pelle degli italiani pensando che siano tutti volontari, meno i nostri politici che nessuno riesce a smuovere dopo la loro prima esperienza. Si vede che fare il politico paga sotto ogni profilo. Quando si tratta di aumentare il loro stipendio di parlamentari i voti sono unanimi sia a destra che a sinistra.
Quando si tratta di tagliare sulle risorse, i settori sono sempre gli stessi: sanità e scuola.
Forse un pensiero più rispettoso ai futuri cittadini, ai bambini e ragazzi che vivono in prima persona problemi più grandi di loro, alle famiglie che non sono in grado di educare i figli alle sfide della nuova società perchè non riescono nemmeno a gestire loro stesse, un rispetto maggiore a chi si trova svantaggiato rispetto a chi ha di più per offrire davvero a tutti, in ogni situazione, pari opportunità di successo, sarebbe doveroso.
Finora ho solo sentiro parole, i fatti smentiscono ogni buona intenzione da qualsiasi parte provenga. Permango nella mia convinzione: ogni ministro risponde solo ad interessi personali e di parte, in casi rassimi pensa al bene di tutti. Mi auguro che l'attuale mantenga le promesse fatte: sto ancora aspettando un primo passo. Quello del tutor è solo una grande stupidaggine: vorrei trovare un solo istituto che l'abbia messo in opera senza essere previsto dal contratto!!
Gradirei vedere atti più incisivi.