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Le vite sotto la diga
L'Unità - 12-09-2006
Still LifeNatura morta») di Jia Zhangke è, per chi scrive, il film più bello finora visto. È arrivato «a sorpresa» in Concorso proprio alla fine della Mostra Venezia 63. A volte l'effetto «sorpresa» serve per evitare le censure preventive dei governi (qui cinese, e il film presta il fianco a questa condizione); a volte funziona come mossa festivaliera per «spingere» un'opera più delle altre. Jia Zhangke è, di fatto, un autore scoperto dalla Mostra di Venezia che, nel corso del tempo, ha selezionato Platform e The World, rivelando all'uditorio occidentale un regista tra i più interessanti della scena contemporanea.

Quest'anno Zhangke è presente con due opere: il documentario Dong e il film Still Life. I due lavori sono strettamente connessi. Dong è un affascinante «ritratto» dell'opera di Liu Xiaodong, un pittore molto famoso della nuova «avanguardia» cinese; quarantenne, dipinge quadri ad olio, belli e costosissimi. Commissionato da un collezionista, il film vede documentato il processo di realizzazione della serie a olio Un letto caldo, che ha come soggetto la discussa diga delle Tre Gole sul fiume Yangtze. Xiadong chiede a dodici operai della diga di posare come «modelli» per una messa in scena dei corpi, della natura e della tecnologia. Zhangke offre un esempio di documentario evocativo e d'osservazione, che mette in dialogo il personaggio con l'ambiente. Il film ha già vinto (ex aequo con il siriano Ana alati tahmol azouhour ila qabriha di Hala Alabdalla e Ammar Al Beik) il premio Doc.it (Associazione italiana dei documentaristi) ed è in predicato per il Leone «Orizzonti Doc». Sullo scenario apocalittico delle Tre Gole, Zhangke ha ambientato anche il film di finzione Still Life. Il progetto della diga è stato perseguito dal Governo cinese per anni (tanto che, come mostra il film, sulla stampa di alcune banconote vi è da una parte l'immagine di Mao e dall'altra quella delle Tre Gole). Per realizzare l'immensa opera, però, è necessario sommergere la città di Fengjie, abitata da operai e contadini. La fine di questo luogo è vista con gli occhi di un uomo alla ricerca della ex moglie, creduta residente, scoperta transfuga come tante altre persone.

Still Life, incredibile per bellezza visiva e forza argomentativa, coglie in pieno un momento cruciale dello sviluppo cinese, mostrandone l´aspetto feroce. Operai poveri, costretti a demolire a martellate le case dei loro avi, segnate dagli «untori» governativi con avvisi in rosso. Il film, ripetiamo, bellissimo, finisce con l'immagine di un operaio che cammina, come un equilibrista, su una corda tesa tra due palazzi, presto abbattuti.

Dario Zonta

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