Cento di questi giorni!
Salvo Bascone - 11-09-2006
ovvero

Lettera aperta all'on. Cento sopra la fine dell'innocenza

Egregio onorevole,

ormai da troppi anni, diciamo pure 10-15 anni, ho avuto modo di notare, e sempre con rinnovato e uguale stupore, che i mesi vacanzieri del mondo scolastico - parlo di fine luglio e agosto - sono sempre forieri di novità quasi sempre importanti, quando non addirittura forti e dirompenti, per l'intero sistema scolastico italiano.
È proprio in questo periodo dell'anno, in genere, che curiosamente si rinnova il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e/o relative code contrattuali, intese varie, riforme più o meno striscianti di questo o di quello, direttive ministeriali e/o governative, ecc. e, molto oziosamente, uno si chiede se ciò non si iscriva dentro una strana logica di potere che è poi quella di buttarla lì giusto in quel momento in cui - si sa - i nostri odierni contestatori lottatori continui neoguevaristi "senza se e senza ma" affollano spiagge e discoteche (parlo dei nostri studenti che notoriamente sono rivoluzionari estremisti stagionali per i mesi di novembre/dicembre e curiosamente conservatori reazionari qualunquisti conformisti per i rimanenti dieci mesi dell'anno) mentre gli insegnanti (soprattutto quelli impegnati e "de sinistra") si godono le loro sacrosante vacanze e non vogliono avere rotte le scatole ("tanto poi a settembre si vede").
Proprio un anno fa, ad esempio, la ministra Moratti esternava tutta la sua indignazione nello scoprire, pensi onorevole, che nel nostro bel paese esistevano i diplomifici che vendevano diplomi appunto e tu ti stupisci non tanto per la palese malafede del potente di turno, che si iscrive in quella strana logica di potere di cui sopra, ma della non indignazione degli altri e dell'indifferenza dei più.
Ora, a fine estate, leggo che Lei ha depositato presso gli uffici parlamentari il testo di un disegno di legge (atto Camera n. 332) formato da un solo articolo di poche righe che suona così: "All'articolo 340 del codice penale è aggiunto, in fine, il seguente comma: Le disposizioni di cui ai commi primo e secondo non si applicano in caso di occupazione di edifici scolastici o universitari da parte di studenti, se non nei casi in cui essi si siano resi responsabili di danni all'edificio o ai beni strumentali in esso presenti".
Ora, sento già uno strano eccessivo silenzio attorno alla Sua proposta e quindi ci provo a far rumore. Mi permetta, egregio onorevole, di dire subito, e francamente con tutta la mia personale simpatia per Lei e da bravo elettore di centrosinistra aduso a montanelliane "turature" di naso, che la cosa, in sé e per sé, mi sembra una cretinata anche se, per carità, sempre trattasi di una delle tante e solite "cretinate de sinistra". Qui di seguito tenterò, approfittando, come si usa dire, della Sua pazienza, di spiegare perché il ddl atto Camera n. 332 difetta per:
• INFONDATEZZA sotto il duplice profilo tecnico-giuridico-formale da un lato e, più diffusamente, sotto quello culturale (usi e costumi) dall'altro;
• UNILATERALISMO; sentito il parere di chi o di che cosa?
• STUPIDITA'; a che serve?
• INEFFICACIA; nulla cambia.

Lei deve sapere, egregio onorevole, che ci fu un tempo in cui, nel nostro paese, c'era la scuola e gli studenti di allora (e quelli che, come Lei e me - pur con qualche differenza di età a suo vantaggio - ne hanno avuto diretta esperienza se lo ricordano) le occupavano ma nel momento stesso in cui le occupavano erano perfettamente consapevoli di commettere reato (se lo ricorda on. Cento? Si occupava di notte, passando da qualche finestra, come i ladri) e se ne assumevano la responsabilità a fronte anche delle possibili sanzioni che poi puntualmente sarebbero arrivate: dalle cariche e sgomberi della polizia ai procedimenti penali e - non dimentichiamolo - ai provvedimenti disciplinari adottati dalla scuola; allora, si veniva puniti e severamente anche.
L'occupazione di allora, inoltre, aveva il carattere chiaro della separatezza e della incompatibilità tra due mondi: da un lato c'eravamo noi studenti e dall'altro c'era l'istituzione (preside, docenti e personale). Quando la scuola veniva occupata, dentro l'edificio scolastico c'eravamo solo noi studenti; l'istituzione restava fuori dai cancelli. Ognuno stava o da una parte o dall'altra, ognuno sapeva del proprio ruolo e delle proprie responsabilità. Le cose erano estremamente chiare per le parti e non era possibile giocare sulle responsabilità.
Questo scenario vale a partire dal solito '68-'69, attraversando gli anni '70 (movimento universitario del '77), per finire, grosso modo, attorno alla metà degli anni '80 (movimento liceale della "pantera"). Il mondo era ancora diviso in due e la globalizzazione era lontana. Il corpo sociale era ancora attraversato da tensioni e dai segni di quelle "idee che vanno a morire senza farti un saluto" (Fossati). I giovani, pur negli anni duri dell'imperante yuppismo, erano ancora portatori di disagi sinceramente avvertiti. Eravamo ancora nell'ultima età dell'innocenza; quell'innocenza che partiva da lontano, forse addirittura dalle miserie del dopoguerra e dalla lotta partigiana passando per la felicità ritrovata del boom dei '60 fatto di italiani in gita e di noi che dovevamo cambiare il mondo mentre, a nostra insaputa, era forse il mondo che ci cambiava e poi il pantano grigio degli anni '90 dove magari il WTO proclama la felicità del mondo e del mercato, un mondo dove tutto è politicamente corretto, un mondo dove le guerre sono missioni di pace, dove lo spazzino è operatore ecologico e il bidello collaboratore scolastico.
La sua proposta, on. Cento, allude ancora a un mondo e ad una scuola che non esistono più da almeno un decennio. Le generazioni hanno perduto quell'aureola fatta di passioni ingenue che un tempo contrassegnava l'età dell'innocenza davanti al mondo e che faceva sì che ogni generazione riempisse un posto nella storia. L'innocenza è andata perduta per lasciare il posto all'omologazione cinica e complice. Le passioni ingenue sono state sostituite dal calcolo opportunista.
All'inizio di ogni anno scolastico, i nostri pargoli programmano l'okkupazione per novembre/dicembre; non importa per cosa: finanziarie di centrodestra o centrosinistra, riforme Berlinguer o Moratti o Fioroni (riforma a cui il povero Fioroni non ha nemmeno pensato ma che importa? Occuperanno lo stesso contro la riforma Fioroni). Occupare la scuola non è più un fatto politico, non desta "allarme sociale"; rientra nel manuale dei rituali di costume dell'Italietta buonista e garantista, buona al massimo per cronache locali e per un porta-a-porta con Vespa, Crepet e la signora Palombelli in Rutelli.
Anche noi insegnanti, quando programmiamo l'attività didattica la mettiamo in conto, l'occupazione; è un fatto scontato. A fine novembre vedremo il preside agitarsi con le carte in mano ("ho scritto a questo e a quell'altro" nell'infondata illusione dello scarico di responsabilità) e noi lì, con le nostre passioni e frustrazioni, impotenti e confusi come sempre, a rappresentare l'interfaccia indulgente e mammista dell'istituzione che dovremmo rappresentare.
A memoria d'uomo e di normativa, qualcuno ricorda un qualche atto formale emesso dall'Amministrazione (Ministri, Direttori Generali & Co.), almeno negli ultimi vent'anni, non dico contro ma che almeno servisse come direttiva fornita al personale della scuola (presidi, docenti, ATA) sul da farsi in caso di . . .???
Anni fa, Sergio Auriemma, allora Procuratore della Corte dei Conti, in un suo prezioso articolo (ANP - 1995), lo chiamava "Il silenzio ipocrita dell'Amministrazione scolastica [...] un buco nero nel quale la Pubblica Amministrazione abdica a proprie funzioni, regolatrici o di governo, è pavidamente latitante [...] un pericoloso silenzio, opportunista e ipocrita."
Parole sante. Tutto il personale della scuola, durante okkupazioni et similia, è sottoposto ad un'altissima esposizione di rischio.
Dalla finestra del secondo piano guardo uno dei miei pargoli arrampicarsi su di una grondaia per andare a riprendere un pallone finito sopra il tetto della palestra; chiamo il mio preside e insieme lo guardiamo e ci guardiamo e insieme facciamo spallucce perché sappiamo entrambi di essere impotenti, soli e impotenti. Se lo sciagurato precipita e muore, on. Cento, io e il mio preside perdiamo il posto e finiamo sotto processo. Chi mi tutela? Il sindacato?
A memoria d'uomo e di normativa, qualcuno ricorda un qualche CCNL o protocollo d'intesa o altro atto in cui Ministro, Aran e Parti sociali si siano occupati della fattispecie???

I nostri studenti sono i più ignoranti d'Europa (lo dice l'OCSE, ogni anno); hanno dalla loro parte i governi e i ministri, il sindacato, la stampa e i media, e perfino (accadde nel 2000) la Conferenza Episcopale Italiana.
Ecco perché la Sua proposta è infondata sotto il profilo culturale ma lo è ancora di più sotto quello tecnico-giuridico-formale.

Una volta, i reati di cui gli studenti potevano essere incolpati potevano essere i seguenti del c.p.:
 Art. 340 Interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessita' Chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge, cagiona una interruzione o turba la regolarita' di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessita', e' punito con la reclusione fino a un anno. I capi, o promotori od organizzatori sono puniti con la reclusione da uno a cinque anni.
 Art. 633 Invasione di terreni o edifici
Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, e' punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da lire duecentomila a due milioni.
Le pene si applicano congiuntamente, e si procede d'ufficio, se il fatto e' commesso da piu' di cinque persone, di cui una almeno palesemente armata, ovvero da piu' di dieci persone, anche senza armi.

Ma anche, in alcuni casi, aggravanti quali quelli di cui agli artt.:
 Art. 336 Violazione o minaccia a un pubblico ufficiale;
 Art. 337 Resistenza a un pubblico ufficiale;
 Art. 338 Violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario;
 Art. 341 Oltraggio a un pubblico ufficiale;
 Art. 342 Oltraggio a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario.

Oggi, on. Cento, si occupa alla luce del sole e in orario di ufficio perché poi - alle 13.30 - il pargolo rivoluzionario va a casa a rifocillarsi dei succulenti pranzetti preparati da mammina; la scuola viene okkupata con noi dentro; è caduta la separatezza dei ruoli e delle responsabilità per cui viene già meno il disposto di cui all'art. 633 - Invasione di terreni o edifici. Ma dal momento che i nostri pargoli rivoluzionari non devono più scontrarsi con poliziotti e carabinieri, vengono automaticamente a cadere i reati di cui agli artt. 336, 337, 338, 341 e 342 c.p.
Rimane in piedi però solo l'ipotesi di reato descritto all'art. 340 - Interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessita' - reato che Lei vorrebbe non applicabile agli studenti presentando il ddl 332.
Mi stupisce però che un parlamentare della repubblica, nonché sottosegretario di governo, prima della presentazione di un ddl non senta il bisogno di compiere un'attenta ricognizione normativa.
Già nel corso degli ultimi decenni, la Corte di Cassazione ha, in svariate occasioni, emesso delle sentenze sempre più "indulgenti" nei confronti degli studenti (Cass. 173608/86, 200079/94, 155334/02) ma è soprattutto con la sentenza n. 1044 del 22/02/2000 - Sez II Penale - che la Suprema Corte ha stabilito che occupare la propria scuola non è reato. Questa sentenza fece molto rumore allora (ma a Lei non è arrivato) e quindi è caduto anche l'art. 340 c.p.
Ma allora, se le cose stanno così, mi scusi on., ma Lei di che cosa sta parlando?
"se non nei casi in cui essi si siano resi responsabili di danni all'edificio o ai beni strumentali in esso presenti". Ma cosa significa? Quando va bene contiamo una cinquantina di banchi e sedie rotti, vetri rotti, porte divelte, muri imbrattati. Quando va bene si tratta di 15-20.000 euro cui la scuola deve fare fronte con i suoi scarsi mezzi. Qualcuno ha mai fatto la conta dei danni arrecati al patrimonio scolastico e universitario di questo paese? Anno per anno? Ci sarebbero delle sorprese.
Inoltre Lei ha posto il problema come fosse di pertinenza esclusiva del mondo della giustizia, una cosa che riguarda il mondo degli avvocati e dei tribunali (non a caso il ddl 332 è stato assegnato alla II Commissione Giustizia e non alla VII); ma non ha sentito il bisogno di esporlo al Suo collega di governo Fioroni? Forse il Parlamento dovrebbe sentire il parere del Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione e dei rappresentanti del mondo della scuola e dei genitori? Ma no, si sa che la scuola tanto ingoia tutto passivamente!
Lei porterà il Suo ddl 332 in aula e sono sicuro che passerà con tanto di ringraziamenti da parte di Azione Giovani e di AN che già preparano le truppe d'assalto per scatenare la campagna d'autunno contro il Suo governo. Inoltre nessuno se ne accorgerà perché non avrà nessuna ricaduta né sul mondo della scuola né su quello della giustizia (INEFFICACIA; nulla cambia).
Nel ringraziarLa per la cortese attenzione, cosa vuole che Le dica, on. Cento?!
Complimenti e "Cento di questi giorni!"
Salvo Bascone

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