Parola d'insegnante
Arturo Ghinelli - 06-09-2006
In Italia gli insegnanti sono come i giocatori di calcio: tutti ne parlano e tutti "sanno" come farli lavorare perché ottengano dei risultati. Siamo un paese di 57milioni di allenatori e di quasi altrettanti ministri della P.I. Per questo è importante ascoltare gli insegnanti,anche perché pubblicamente parlano poco,"raramente riescono ad esprimersi in prima persona in sedi che non siano la sala insegnanti, o un incontro sindacale, o una rubrica delle lettere di un quotidiano" . Ebbene adesso hanno fatto un esercizio di scrittura collettiva, pubblicato da Einaudi col titolo "La mia scuola. Chi insegna si racconta" a cura di Domenico Chiesa e Cristina Trucco Zagrebelsky. Hanno scritto245 insegnanti di quasi tutte le regioni e di tutti i livelli di scuola (con leggera prevalenza dei docenti di scuola elementare e della scuola superiore). Tra gli insegnanti di scuola secondaria la maggioranza si colloca nell'area linguistica. Alcuni sono in pensione.
Nel progetto iniziale è stato proposto agli insegnanti, come spunto di riflessione,
una celebre frase di Hannah Arendt: "L'insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire gli altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al fanciullo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini adulti della terra, che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo."Sulla base di questo stimolo gli insegnanti hanno portato le loro testimonianze, da cui si arguisce che essere insegnanti è difficile sempre, esserlo "nell'epoca delle passioni tristi, lo è anche di più." Ti senti fallito e riflettendo capisci che la scuola di tutti è diventata la scuola di nessuno. Poi all'improvviso, il colpo di grazia. L'alunno scapestrato ti guarda ed esclama: "Ma tu chi sei?" ricorda una professoressa, ma un suo collega scrive "Come in Blade Runner, in questo primo quarto di carriera ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare: ragazzini più adulti dei loro genitori; studenti stranieri che insegnavano la lingua italiana ai loro genitori e altri che insegnavano la tolleranza ai compagni". Invece, Fiorenzo Alfieri, che già nel 1974 aveva scritto "Il mestiere di maestro" oggi, pur non facendo più l'insegnante ma l'assessore, ha voluto partecipare ugualmente con una provocazione: "Sono la programmazione e la valutazione i pericoli più grandi per un buon insegnamento educativo. Da quando l'interesse su questi due aspetti è prevalso sul desiderio di imparare il mestiere di maestro, la qualità della scuola ha iniziato a sfarinarsi in modo preoccupante".
Naturalmente i due curatori non hanno pubblicato le quasi duecentocinquanta testimonianze, integralmente ne hanno trascritto solo 23, tutte le altre sono servite come materiale da cui attingere per una antologia tematica di citazioni.
Adesso le attrici del Teatro Ekate hanno imbastito uno spettacolo di letture estrapolate da questo libro, facendo, immagino, un'ulteriore selezione dei testi.
Lo spettacolo verrà presentato giovedì 7 settembre alle ore 20,30 al Teatro San Giovanni Bosco(prenotarsi al n°0592034311), come secondo appuntamento del calendario delle iniziative messe a punto dal Comune di Modena per l'inizio di questo anno scolastico e denominato "Buon anno, scuola!". Niente di meglio che ascoltare gli insegnanti, prima di cominciare.

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