La nazione dei bisonti
Vincenzo Andraous - 04-09-2006
Sento e vedo migliaia di persone, di ogni colore e nazione, diagnosticare terapie politiche e sociali per stabilizzare diritti e democrazie in paesi dilaniati dalla ferocia della povertà, dall'ingiustizia oramai globalizzata, che non sottrae religioni e dei, dal taglione del mors tua-vita mea.
Guerre e stragi, uomini in armi e bambini depredati di ogni sorriso, terre divise e derubate dei propri confini, inni alla pace gridati a tempo di musica, e richieste di giustizia licenziate con qualche parola travestita di compassione.
L'Africa è in fiamme, il Medioriente tra le macerie, Israele difende e la Palestina muore, l'Irak è in ginocchio e il Libano scomparso.
Persone in marcia per la pace, altrettante in guerra per difenderla, altre circondate e maltrattate, per distribuire equamente il residuo di giustizia.
Specialisti in relazioni spediti qui e là, equazioni e sottrazioni della comunicazione a supporto delle percentuali e delle statistiche, tutte ben contenute nella negazione del dato esponenziale, che accerta l'odio e la vendetta covare sotto il primo strato di pelle, che non si vede, ma si muove sotto carico, pronto a esplodere a ogni nuovo giorno.
Scacchieri e pedine si muovono lentamente intorno a paesi dimenticati, città violentate, popolazioni abbandonate in confini inventati e frontiere frantumate...............il Far West è qui, moltiplicato per mille, nelle sue nefandezze inenarrabili.
La Nazione dei Bisonti: neppure l'immaginario collettivo riesce a delinearne i contorni, la proporzione di quella macchia in spostamento, il tremore della terra al suo avanzare e ritrarsi.
Poi, i colpi sordi, come i cannoni di ultima generazione, colpi ripetuti, alle spalle, tra le scapole, in mezzo agli occhi, a liquidarne lo zoccolo, quello più duro, fino a estinguerne lo sguardo in alto, la fierezza ridotta a souvenir.
La nazione dei bisonti è un ricordo sbiadito, schiacciato dalle tante parole che sono state dette, dalle recinzioni che sono venute, costruite a misura per non ascoltare, ne rimangono pochi esemplari, ma ci sono ancora, per non farci cadere all'indietro, nel vuoto della memoria.
Pochi esemplari in bella vista nella prateria, come a sfidare i fucili, i tanti cuori pavidi, i governi dell'insignificanza sociale, dei poteri esposti controvento, per meglio difendere la propria inadeguatezza.
La nazione dei bisonti non esiste più, è stata sradicata dalla miserabilità umana, allora i paesi in guerra, gli stati coinvolti per diffondere la pace e la democrazia, imparino da questa assenza, divenuta presenza costante, a non dissolvere l'opportunità della riflessione, quella che parte dal cuore, per sentire davvero il bisogno e la necessità di una libertà che appartenga a tutti, indipendentemente dalla religione che ognuno professa.

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