Assurdo tagliare alla voce scuola
Alba Sasso - 29-08-2006
In questo gran parlare di necessità di tagli alla spesa pubblica in un dibattito riservato a "quelli che sannno" c'è qualcosa che pare non turbi nessuno. E cioé l'asserito taglio alla spesa per l'istruzione. Annunciato di fatto già nel Documento di programmazione economica e finanziaria, con motivazioni un pò generiche e che abbiamo già sentito ossessivamente ripetere dal governo di centrodestra. "Gli insegnanti sono troppi (e qualcuno ha pensato e pensa che lavorino anche poco). E con quel che si spende i risultati non sono soddisfacenti. Basti leggere il rapporto Pisa, (sulle competenze di lettura e scrittura dei quindicenni)". Questo quanto dice il Dpf in continuità con le convinzioni del precedente governo. Vorrei osservare che quelli dei rapporti europei sono dati comparativi, frutto di ricerche che mettono a confronto molti parametri. Dati che individuano linee di tendenza, non responsi ultimativi che bocciano o promuovono. E infine in un sistema complesso come quello dell'istruzione sarebbe da ingenui pensare che ad ogni azione corrisponda un'unica "reazione". Fra scelte e risultati c'è il lavoro, l'impegno di tanti, le condizioni di contesto e così via. Ma il governo di centro destra poco incline alla riflessione, tantomeno all'ascolto, ha tagliato, caspita se ha tagliato negli anni passati. Sul numero degli insegnanti, in primo luogo. E con quei tagli ha fatto lievitare il precariato. Il 33 per cento dell'intero corpo docente.Un dato ormai patologico. Visto che gli alunni in questi anni continuavano ad aumentare.
Siamo proprio sicuri che la regola del mezzo pollo valga anche per la scuola? E' vero, ci sono classi con pochi bambini, e soprattutto nei tantisssimi piccoli paesi d'Italia. Si tratta di una spesa superflua o è un investimento in democrazia? Ma ce ne sono tante, soprattutto nella scuola secondaria, affollate in modo inverosimile e inverecondo. E basta leggere con attenzione alcuni rapporti europei e lo stesso rapporto "La scuola in cifre" del 2005 del Miur per scoprire come il rapporto insegnanti alunni sia andato diminuendo anche in Italia. E che nei paesi europei ci sono molte meno ore di scuola e che non sono conteggiati nel numero complessivo di docenti, tra gli altri, gli insegnanti di sostegno. Vogliamo tagliare anche su questa straordinaria esperienza della scuola italiana, come sembra si voglia fare? E forse senza neanche conoscerla? Senza sapere che i risultati scolastici dei bambini "diversamente abili"- espressione non 'buonista' ma che indica importanti potenzialità di apprendimento- in Italia sono migliori che negli altri paesi europei, grazie al fatto che questi bambini vivono e apprendono insieme agli altri e grazie al lavoro tenace e prezioso degli insegnanti di sostegno. L'uguaglianza diceva Don Milani non è dare uguale a tutti, ma dare di più a chi ha di meno. Appunto. Tra rigore ed equità la seconda non può sbiadire. Ma perché quando si parla di scuola si ricade sempre nella politica triste e angusta dei tagli? Così come ha fatto il governo di centrodestra che non ha investito nemmeno nella sua riforma- la legge Moratti- nemmeno nella ricerca, nemmeno nell'Università. Vogliamo continuare così?
Perché non si può immaginare, invece, di investire, anche utlizzando la staordinaria risorsa insegnanti, per esempio, in un grande progetto di una solida struttura di educazione degli adulti. E in un 'piano Marshall', come proponeva in questi giorni qualcuno, per la cultura dei migranti? Che crei concretamente integrazione. Lo sviluppo passa anche di qui. Nell'elevamento del livello culturale dell'intera popolazione. Perché un paese non può crescere se i livelli di istruzione sono bassi (come lo sono in Italia, basta confrontare i dati Unla) nella popolazione adulta. Rigore, equità, sviluppo, recita il Dpef. Certo. Ma questa geometria, Ministro Fioroni, potrà valere anche per la scuola?

Alba Sasso
Articolo apparso sul Manifesto

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Giuseppe Aragno    - 29-08-2006
Perché? Si chiede l’on. Sasso, ed ha ragioni da vendere. Perché, parlando di scuola, ci tocca sentire dal governo di centrosinistra le quattro chiacchiere superficiali che abbiamo già sentito ossessivamente ripetere dal centrodestra? Perché per la scuola ancora la triste e angusta politica dei tagli? Perché non si può immaginare di investire utlizzando la staordinaria risorsa insegnanti? Perché non porre mano ad un grande progetto di educazione degli adulti? Perché tagliare sulla scuola senza neanche conoscerla? Perché tanta continuità con le convinzioni del precedente governo? E’ un coro ormai: va così per la scuola, così per la guerra, così per lo stato sociale, il Dpf, la finanziaria, per i regali a Previti e Berlusconi; ogni giorno ci sono rappresentanti della maggioranza che puntano il dito: ma così faceva il centrodestra!
Perché? Amaramente e senza far polemica: perché solo Cacciari alle parole ha fatto poi seguire i fatti.

 Tuttoscuola    - 09-09-2006
A proposito di numeri e costi ci perviene una segnalazione da Tuttoscuola:

Normativa Europea in materia di arredi scuola

Novità in vista circa arredi e suppellettili nelle nostre scuole. Bisogna uniformarsi alla normativa europea e consentire agli studenti condizioni di studio che non rechino danno alla loro salute ed alla loro corretta postura.
L'Uni, ente nazionale italiano di unificazione, provvedera' entro ottobre, alla pubblicazione e diffusione in Italia dei nuovi standard come ''Norme Uni EN 1729''. Le aule dunque si rinnovano con arredi piu' sicuri e soprattutto ''a misura di alunno''. Addio a banchi piccoli per ragazzi delle superiori troppo alti, a sedie che non reggono il peso degli zaini appesi agli schienali. I nuovi banchi e le nuove sedie favoriranno una corretta postura dei ragazzi, anche di fronte ai computer. I ragazzi sono piu' alti. La conformazione media dei bambini e' diventata piu' robusta: in base a queste caratteristiche sono stati stabiliti i requisiti di sicurezza e i metodi di prova per riconoscere gli arredi scolastici come a norma. Gli arredi scolastici a norma favoriranno il mantenimento della schiena in posizione eretta, una corretta distribuzione del peso del corpo su entrambe le anche e il posizionamento corretto delle ginocchia che devono essere alla stessa altezza delle anche.
Spariranno gli spigoli ad angolo acuto e arriveranno quelli arrotondati con un raggio minimo di 2 millimetri. Le superfici dovranno essere lisce cosi' da evitare che si creino quelle fastidiose schegge che spesso finiscono nelle mani. Un manuale di istruzioni per l'uso e la manutenzione, redatto nella lingua ufficiale del Paese di distribuzione) accompagnera' i complementi d'arredo. Sedie e banchi a norma avranno anche una speciale carta di identita': dovranno infatti recare ben visibili la misura del banco (ad ogni misura corrisponde un codice di colore diverso), il nome o il logo del fabbricante, del distributore, la data di fabbricazione che ne specifichi anno e mese di produzione.
Tra le prime città a conformarsi ai nuovi dettami della scuola, dovrebbe esserci Roma. Domanda lecita: quanto ci costerà?