breve di cronaca
Di scuola si muore
Italia Democratica - 25-05-2002
Di scuola si muore
di Giuseppe De Santis

"Di scuola si muore", questo affermava alcuni anni fa Fabio Minazzi in un bellissimo libro (Socrate bevve la maieutica e morì, Colonna Edizioni, Milano, 1997). E come un lumicino si muore di consunzione, lentamente, di noia, di stupidità. Muoiono in primo luogo i discenti che, nel corso di più cicli di studio, non sono riusciti a sviluppare una loro intelligenza critica. E muoiono i docenti, uccisi dalla monotonia di una scuola sempre più lontana dalle loro esigenze, spossati nell'anima prima che nel corpo, impoveriti e dimezzati (ora anche nel numero) sia sul piano culturale che economico. La scuola che dovrebbe rappresentare il tempo migliore della vita di ogni individuo in cui si coniugano sapere e formazione, finisce paradossalmente per divenire il luogo in cui confluiscono stili e mentalità obsolete non in grado di dialogare con la realtà del proprio tempo. Ora a mettere le cose a posto ci sta pensando la Ministra della Pubblica Istruzione Letizia Moratti che con la sua riforma, e gli indirizzi sin qui seguiti, di fatto, non fa che delineare una scuola grottesca e caricaturale, immagine perfetta di una società i cui i valori fondamentali sono quelli dell'individualismo aziendale e del successo imprenditoriale. Invece di investire risorse per migliorare in qualità il processo educativo e dare maggior credibilità ai docenti, si tagliano risorse senza tener minimamente conto delle reali esigenze della scuola.
In questo contesto appare ancor più significativo il documento approvato dall'ITCGS "Maddalena" di Adria, che denota le grandi difficoltà, se non l'impossibilità, dei docenti di poter continuare lungo la strada tracciata dalla Ministra Moratti.



Al Ministro dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca
Al Direttore generale dell'Istruzione del Veneto
Ai Componenti della VII Commissione Istruzione del Senato

Il Collegio dei Docenti dell' I.T.C.G.S. "Giovanni Maddalena" di Adria, riunitosi in data 30/04/02

ESPRIME

preoccupazione e forte dissenso rispetto ai recenti provvedimenti che riguardano la scuola pubblica:
legge di riforma dei cicli;
progetto di riforma degli organi collegiali;
decreto sugli organici.


In particolare:

1. nel progetto di legge di riforma della scuola che ha iniziato il suo iter parlamentare il 9 aprile scorso, senza che si sia aperta alcuna discussione nelle scuole ed in mancanza di un coinvolgimento ampio degli insegnanti e del personale della scuola, si delinea un modello di scuola che non pu˜ assicurare un servizio di qualità accessibile a tutti.
Si vuole esprimere un forte dissenso nei confronti di tale proposta di riforma che:
- abbassa il livello delle attività scolastiche azzerando i progetti e le sperimentazioni attuate in questi anni con il contributo e la professionalità di Dirigenti e Docenti in tutti gli ordini di scuola;
- non garantisce un reale innalzamento del livello culturale dei giovani ridefinendo l'obbligo scolastico come un generico diritto all'istruzione e formazione;
- sostituisce il concetto di formazione dell'uomo e del cittadino con quello di formazione professionale, non prevedendo un percorso culturale unitario successivo al primo ciclo di studi;
- restaura la dicotomia tra un percorso culturale ed uno lavorativo già a partire da 13 anni;
- non si preoccupa di prevenire l'analfabetismo di ritorno, né di garantire reali pari opportunità;
- riduce l'orario con conseguente impoverimento della qualità dell'apprendimento, dato che anche nella scuola media e superiore le ore curricolari passerebbero dalle attuali 31/38 a 25, con 300 ore di corsi facoltativi ed opzionali che risulterebbero aggiuntivi, diminuendo la professionalità e l'autonomia dei docenti;
- elimina, già da quest'anno, i commissari esterni nell'esame di stato, per motivi meramente economici, svaluta la credibilità della prova finale e apre la strada all'eliminazione del valore legale del titolo di studio;
- mette in discussione la centralità della scuola pubblica.

2. Del fumoso progetto di riforma degli organi collegiali di sicuro si sa che i Consigli di classe spariranno e la rappresentanza dei docenti (oltre che di genitori e studenti ) sarà minoritaria (azzerata, addirittura, quella del personale ATA ).

3. Il taglio degli organici previsto a partire dal prossimo a.s. non risponde ad alcuna logica se non a quella del mero risparmio e del conseguente abbassamento della qualitˆ del servizio - scuola.

Per tutti questi motivi e come prima forma di iniziativa gli insegnanti del Collegio stesso

DECIDONO

- di rifiutare le ore aggiuntive di insegnamento (fino a sei) oltre l'orario di cattedra (che implicherebbe una ulteriore riduzione dei posti di lavoro);
- di rifiutare le supplenze per sostituzione dei colleghi assenti fino a 15 giorni, oltre il proprio orario di cattedra.


PRESENTI 109
VOTI FAVOREVOLI 105
VOTI CONTRARI 1
ASTENUTI 3


  discussione chiusa  condividi pdf

 sadecito    - 26-05-2002
Il collegio docente che ha approvato la delibera da voi riportata è un chiaro esempio della degradazione culturale e morale degli insegnanti, indotta negli ultimi 30 anni circa dalle politiche demagogiche e contemporaneamente proletarizzanti che hanno governato la scuola cattocomunista, con il caloroso consenso della CGIL scuola & Cia, quando di comprimere "i privilegi" degli insegnanti si trattava. Non ne parliamo poi della politica dei sindacati per mantenere il precariato e i lavoratori delle scuole private in condizioni di supersfruttamento!. Ora fingono di scandalizzarsi per i risparmi di spesa!!!.

Come la maggior parte degli insegnanti di oggi, i poveretti che costituiscono il collegio docente qui in causa sono stati educati, a partire dai dirigenti in giù, alla deresponsabilizzazione e al paraculismo nell'esercizio delle proprie funzioni, cosa che si traduce nella loro incapacità di ottenere un livello minimamente decente di risultati dai loro allievi e nella conseguente prassi di promuoverli in massa negli esami di licenza delle medie inferiori e di maturità.

La causa dell'attuale miseria della scuola non è se non secondariamente nella mancanza di investimenti , ma nella ideologia qualunquista presuntamente progressista che la impregna e nella conseguente vigliaccheria e ipocrisia morale che la soffocano.


 Mangela    - 01-06-2002
Fortunatamente ci sono ancora colleghi in gamba che non vogliono farsi soffocare da chi per far commenti a bisogno di usare un linguaggio da gerarca.
La scuola è ancora una istituzione libera e anche lì resisteremo contro chi ci vuole sfruttare senza che i nostri ragazzi imparino qualcosa.
Faremo le barricate e nessuno ci imbavaglierà perchè ancora entreremo nelle classi per insegnare ai nostri allievi il rispetto e il valore della vera democrazia.