Con progettualità e cultura!
Le mie riflessioni sui voli che il nuovo Governo si accinge a fare per il Sistema Nazionale Educativo di Istruzione e Formazione (dire scuola è riduttivo!) hanno suscitato commenti e arricchimenti.
Franco mi dice sostanzialmente due cose:
a) la proposta sulla secondaria superiore, biennio obbligatorio, integrazione et al. contiene assai poco di originale rispetto a quanto la sinistra ha già detto almeno da venti anni a questa parte, per cui sarebbe necessario un vero colpo d'ala;
b) c'è sempre il rischio di fare una buona progettazione a livello politico, la quale, però, rischierebbe di essere mal gestita da un'amministrazione assolutamente incapace di tradurla in atto; questo perché le manca quel necessario valore aggiunto di "pensiero progettuale" indispensabile per governare cambiamenti e innovazioni di ampio respiro. E conclude dicendo di avvertire che c'è una "gran ressa" per "abilitarsi" presso la politica, ma c'è anche un livello di elaborazione di pensiero e di strategia assolutamente non conseguente.
Franco non ha torto:
a) non è affatto semplice riavviare un secondo ciclo che sia veramente in grado di fornire quelle competenze che il mercato della
cultura, della
ricerca e del
lavoro ci chiede; ed è anche vero che tra i propositi di innovazione e le proposte concrete c'è ancora un enorme iato. Per colmare tale divario c'è un'assoluta necessità di esperti di curricoli e di formazione e dell'apporto delle cosiddette
buone pratiche che, in effetti, non mancano. Guai se la politica non sollecitasse più tavoli di discussione e di decisione. Sta a noi tutti insistere in questa direzione;
b) Franco sa meglio di me che una società complessa non si può governare se non perseguendo
obiettivi chiari e adottando
comportamenti progettuali e sistemici. Purtroppo la nostra amministrazione soffre di ritardi paurosi in tal senso, per mille ragioni che non possono essere analizzate in poche battute. Però, possiamo dire di avere due punti fermi: il fatto che Prodi queste cose le sa, e che il programma dell'Unione impegna tutte le forze politiche a muoversi in una direzione unitaria. E' certo che nulla è scontato e che ogni tanto emerge qualche sbavatura! Però, ci sono anche tanti Franchi che, messi tutti insieme con una visione sistemica, possono picchiare sodo più di quanto già fanno... individualmente!
Mariangela fa un affondo tremendo: "Tutto si può cambiare sulla carta, e tutto può rimanere uguale se non si avrà il coraggio di cambiare le teste: lei lo sa, professore. Si faccia un bel giretto per le nostre scuole il nuovo Ministro, magari durante gli esami che cominciano questa mattina, si prenda la briga lui o chi per lui di assistere a correzioni di compiti e ad interrogazioni, ne sentirebbe di cose belle! Basta con le parole, ci vogliono i fatti e i fatti dicono che, se la scuola italiana ha toccato il fondo, è anche e soprattutto perché tutti, a partire dai Ministri e via via, sindacati compresi, non hanno mai curato la meritocrazia dei docenti e la loro formazione
in itinere. Mi chieda un dossier professore, le farò sapere cose incredibili. Avrete lo stomaco per sentire?".
Dico a
Mariangela che di cose incredibili ne conosco tante! Ma è anche vero che, se la politica riesce a dare nei
tempi brevi segnali forti alle scuole, sarà anche possibile la rimonta nei
tempi medio-lunghi. La scuola soffre degli stessi mali di cui soffre tutto il nostro corpo sociale e sono anni che siamo afflitti da "cose" a fronte delle quali "mani pulite" è stata una sciocchezzuola! Mariangela e Franco non sono mosche bianche! La questione è che devono - che dobbiamo - fare squadra! Se questo governo non è l'Ottimo, è, comunque, il Migliore dei governi possibili, oggi! Se facciamo squadra, lo possiamo pungolare e sostenere perché marci sulla strada giusta e non faccia sciocchezze!
Carla mi dice candidamente: "Ma che sortita è quella di Fioroni di cominciare col cambiare le modalità dell'esame di Stato? Ancora una volta si parte dalla cima e non dalla base?".
Carla tocca una questione cruciale che già in tanti avvertimmo, ed in certa misura denunciammo, già nel '97 in occasione del varo della legge 425! Avviammo iniziative a tappeto per informare e formare scuole e insegnanti alle innovazioni indotte con il nuovo esame di Stato, sia sotto il profilo delle finalità che sotto quello dei criteri valutativi. Va anche detto che nei primi tre anni - e Carla lo sa bene - raccogliemmo qualcosa, anche se non riuscimmo a far varare dall'amministrazione un modello di diploma che certificasse veramente le competenze acquisite dal candidato. Il cammino doveva proseguire, ma... poi c'è stata la stangata della Moratti che non si è limitata a gettare via il bambino con l'acqua sporca, ma addirittura lo ha affogato. Ed ora stiamo pagando il tutto a caro prezzo. Il primo passo da compiere è proprio quello di restaurare la dignità delle commissioni. A questo dovranno seguirne altri, due essenzialmente: varare un diploma credibile e leggibile in Italia e in Europa, per quanto riguarda la "cima"; attrezzare la "base", per quanto riguarda l'esame finale, ma anche l'intero percorso di studi; e questa, coma
Carla sa, è anche materia di ristrutturazione del secondo ciclo.
Ma è
Bruno che mi sollecita su una questione centrale: se la scuola è allo sbando, occorre ridarle la cosa che più conta per un sistema educativo, la cultura, che la Moratti ha profondamente offeso riducendo il tutto a quella bassa operazione di ingegneria legislativa con cui siamo costretti oggi a misurarci e dalla quale non dobbiamo farci vincolare. Restituire alle istituzioni scolastiche e formative l'autonomia che è stata loro rubata significa dare loro anche un progetto culturale di ampio respiro. Quando la Moratti ha voluto affidarsi all'
uomo della provvidenza, unico e solo, ha dimostrato in quale conto tenesse la cultura di un Paese che alla scuola ha sempre dato moltissimo in ogni passaggio riformatore. E' stata costretta a chiamare Rita Levi Montalcini solo perché la questione di Darwin gridava veramente vendetta. Ma di casi Darwin l'indecente proposta morattiana è piena! Le quattro Indicazioni nazionali da lei varate, una fotocopia dell'altra, sono un testo di bassissimo profilo intellettuale e costituiscono un'offesa per la scuola e per l'intera nostra cultura.
Bruno sostiene che occorre riannodare, ed al più presto, quel legame tra Educazione e Cultura che la Moratti ha spezzato per dar vita ad una scuola mercato, senza
mission e senza
vision, appiattita sulla
domanda ed espropriata della responsabilità della
offerta. E' di questo
vulnus che soffrono in primo luogo gli operatori dell'educazione, una ferita che va ben oltre il precariato occupazionale e salariale in cui si dibattono! Occorre ricucire lo strappo e chiamare la cultura del nostro Paese all'impegno a cui non può e non deve sottrarsi. Non si servono i nostri giovani e non si va in Europa se il nostro Sistema di Istruzione e Formazione non fa propria quella cultura che la Società della conoscenza propone ed impone. Per una operazione di questa portata occorrono un forte e convinto impegno ideale, una linea progettuale chiara, iniziative mirate a breve e a lunga scadenza. E
Bruno conclude ricordando a noi tutti che l'incipiente calura estiva e il cabotaggio del giorno dopo giorno, pur necessario, non debbono costituire un limite all'impegnativo volo che dobbiamo intraprendere!