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Referendum e malcostume
Repubblica Bari - 18-06-2006
Il mio beneamato professor Ricapito che s´accaniva ad insegnarmi ad amare i classici antichi per la loro modernità, per redarguire, da par suo, noialtri "vastasi" dell´Orazio Flacco, talora assolveva le individualità e condannava l´insieme di alunni protervi e renitenti alla fatiche del gymnasium e avvertiva: «Senatores boni viri, senatus mala bestia». I senatori sono, presi uno per uno, persone per bene, uomini buoni, ma il senato, cioè la loro assemblea, è una bestia cattiva e matta, un´adunanza di scomposti e litigiosi vegliardi. Ignoro la ragione che portò l´anonimo a sentenziare così severamente. I "boni viri" del nostro Senato della Repubblica italiana sono aumentati di numero con l´aggiunta di Carlo Azeglio Ciampi alla prestigiosa pattuglia dei senatori a vita. Vita, nel caso dei nostri Patres, ottimamente spesa al servizio dello stato e del popolo italiano. Eppure c´è qualcuno che eccepisce e raduna un paio di pregiudizi imbecilli da scagliare contro la tarda età dell´ex presidente Ciampi. Costui è il tal Maroni, già ministro del Lavoro nel decaduto governo che non riesce a farsi dimenticare per le pessime leggi inventate e per il mostruoso deficit finanziario lasciato sul cammino del Paese.

Cosa dice questo «quisque de populo», (traduco per l´interessato, sicuramente a digiuno delle basi, come diceva il mio caro professor Ricapito) questo tizio qualunque? Rimprovera a Ciampi di aver dichiarato che voterà no, un bel no rotondo, al prossimo referendum sulle modifiche alla Costituzione e lo rimprovera adducendo l´età del senatore come presunta causa di un presunto, dissennato, comportamento. La madornale stupidaggine aggrava il disprezzo che, in molti, sentiamo per la parte politica cui Maroni presta la sue inutili forze giovanili, la Lega. Di tutte le volgarità, il dileggio di un avversario manovrato invocando l´età tarda è la più spregevole. Le persone dabbene, i "boni viri" che vivono in questa Repubblica voteranno no come il presidente Ciampi, la Costituzione sarà salva e la Lega farà quello che crede. Del resto, l´ineffabile Bossi ha minacciato di usare metodi non democratici. Non si vede la novità, comunque è allo studio degli esperti il comportamento probabile. Si fanno alcune ipotesi.

Ipotesi secessionista: dopo un lavacro alle sorgenti del Po, commandos di partite Iva e piccoli imprenditori s´avventeranno a piantare paletti con le bandierine e reticolati lungo i sacri confini della Padania. Nessuno, però, sa precisamente dove siano e ci si affiderà ad una corsa coi sacchi o a chi sputa più lontano. I veterani dello scaracchio del circolo di Puzzesago stanno studiano una micidiale miscela di Valpolicella, gazzosa e formaggio puzzone per allargare i confini.

Ipotesi austriacante. La banda musicale di Puzzesago alla testa di commandos di partite Iva e piccoli imprenditori marcerà su Innsbruck per offrire le chiavi della Padania al sindaco. Se, come si sospetta, il sindaco sarà in vacanza a Gallipoli ci si accontenterà di un concerto in piazza e di una corsa coi sacchi o di una gara a chi sputa più lontano. In questo caso il bersaglio sarà in direzione del Brennero. Ma i vigili urbani austriaci proibirebbero la cosa perché non vogliono grane con l´Italia con la quale fanno affari d´oro.

Ipotesi del colpo di stato. La guardia nazionale padana e commandos di partite Iva e piccoli imprenditori potrebbero, dopo una beneaugurante corsa coi sacchi, marciare su Roma con tutti i mezzi, trattori, biciclette, auto, sidecar, cavalli e aratri aggiogati a tori padani. Si sperava, inizialmente, in un tacito consenso dei circoli più reazionari delle forze di polizia, ma appreso che li hanno chiusi prima della guerra, sul treno prenderebbe posto la banda di Puzzesago, se non per la difesa del capo, almeno per curare le pubbliche relazioni ed intonare adeguati inni padani

Calderoli raggiungerebbe la capitale col vagone letto che parte da Bergamo e il re potrebbe riceverlo subito dopo l´arrivo a Roma. Calderoli ha cancellato quest´ultima ipotesi dopo aver appreso dell´esito di un altro referendum, quello del ´46 e dell´arresto di Vittorio Emanuele di Savoia per associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione avvenuto sessanta anni dopo. Tutti e due gli intellettuali leghisti, Toni Porcospin, detto Porcospin e Zuanin Zuanin, detto Zuanin hanno subito dichiarato: «Anche se è un mona, nell´arresto del Vittorio Emanuele c´è la congiura di Roma ladrona».
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