Si chiedeva giorni addietro Eugenio Scalfari in un suo editoriale sul quotidiano " la Repubblica ". Ne troviamo una chiara, invariabile risposta in questo stralcio di intervista concessa da Indro Montanelli a Marco Travaglio nel lontano 25 luglio 1998, un altro 25 luglio, una delle date sempre storiche del bel paese ma non riconosciute tali nella sensibilità più diffusa della gente.
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M.T. E la borghesia, la tua borghesia, che fa?
I.M. E' la solita bruciante delusione, questa nostra borghesia. Non cambia mai, è sempre la stessa: la più vile di tutto l'Occidente. Gente portata a correr dietro a chi alza la voce, a chi minaccia, al primo manganello che passa per la strada.
Questo sono i nostri borghesi: tutti fascisti sotto il fascismo, poi tutti antifascisti fin dall'indomani. Quando il comunismo era forte e faceva paura, e io fondai ' il Giornale ', mi lasciarono solo e senza un soldo. Ai tempi del terrorismo, amoreggiavano con gli estremisti nella speranza che quelli - andati al potere - gli risparmiassero la villa e il portafoglio. E ora che il comunismo non c'è più, si scoprono tutti anticomunisti, questi sedicenti liberaloni...
M.T. Perché sedicenti?
I.M. Perché il loro eroe è sempre stato chi brandisce il manganello. Ieri, il manganello vero. Oggi, quello catodico delle televisioni. Il liberalismo vero l'hanno sempre tradito, anzi non hanno mai saputo cosa sia. Non vogliono regole, detestano le leggi, vogliono avere le mani libere per fare quello che gli pare, in nome della loro cosiddetta efficienza.
Quando abbiamo fondato ' La Voce ' l'abbiamo toccato con mano: parlare di regole e di legalità a questa gente è peggio di un insulto, una bestemmia in chiesa. Il manganello volevano sentire, non le regole. E ci hanno lasciati un'altra volta soli.
Quel che succede oggi è la logica conseguenza di questo impasto nauseante di conformismo e codardia che è sempre stata la nostra borghesia.
M.T. Una borghesia per certi aspetti eversiva, per dirla con Guido Rossi.
I.M. Ma certo, l'eversore in Italia è chi le regole non le ha mai rispettate e le leggi non le ha mai applicate. Non chi tenta di ripristinare la legalità. Ma vallo a spiegare a questi nostri borghesi, a queste parodie di liberali: tutti discorsi inutili, tempo sprecato. Se non fosse per una piccola minoranza per la quale vale ancora la pena battersi, verrebbe voglia di deporre la penna.
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Ed i fatti postelettorali di questi giorni ritrovano una loro stringente logica e concatenazione. Come non prevedere il comportamento della grassa borghesia all'indomani della strigliata del cavaliere di Arcore in quel di Vicenza?
Come non capire l'astioso silenzio di quelli di Confindustria alla prima partecipazione del nuovo governo ad una loro importante assise? Con quell'applauso osannante all'indirizzo del messo dell'egoarca di Arcore?
Non stupisce allora più di tanto l'imbavagliamento al rappresentante del sindacato più grande allorché, seppur invitato, ha fidato nella correttezza dei suoi ospiti e sulla loro disponibilità al dialogo. Che si sia alla ricerca di un nuovo e più duro manganellatore, come nella migliore italica tradizione?