La distanza tra scuola reale e scuola legale
Gianni Mereghetti - 05-06-2006
Quattro esempi

Una volta unificata l'Italia una delle questioni più significative del paese fu la distanza tra il paese reale e quello legale, ora quel problema si è spostato nella scuola, dove tra scuola reale e scuola legale vi è non solo una distanza, ma certe volte un abisso. Faccio degli esempi banali per farmi capire.

1° esempio. Gli studenti vedono nell'esame di stato un'occasione per comunicare quanto hanno imparato e per mettere in campo la loro criticità. Ebbene il ministro Fioroni ha pensato bene di renderlo impossibile trasformando l'esame di stato in una prova di resistenza. Infatti che le tre prove scritte siano una dopo l'altra, senza nemmeno un giorno di interruzione, rende impossibile agli studenti prepararvisi adeguatamente. Sarebbe come far giocare i quarti di finale, la semifinale e la finale una dopo l'altra, che cosa prevarrà? Non certo il buon gioco!

2° esempio. Il ministro Berlinguer con la legge dell'autonomia ha dato la possibilità anche alle minoranze di realizzare i propri progetti, ponendo fine alla dittatura delle maggioranze nel mondo della scuola. Il ministro Fioroni si è guardato bene dal rispettare questo sacrosanto principio ed ha annullato il decreto sulla sperimentazione della riforma della scuola, adducendo come ragione che un'esigua minoranza di scuole aveva richiesto di attivare la sperimentazione.

3° esempio. Nella scuola dove insegno Provincia e Dirigenza Scolastica hanno deciso di sopprimere il laboratorio di scienze perché servono due aule. Chiedere prima che cosa ne pensino gli insegnanti o cercare altre soluzioni è stato ritenuto così superfluo che a Provincia e Dirigenza Scolastica non è passato nemmeno per la testa di farlo.

4° esempio. Per un'insegnante giovane che supplisce la titolare in una quinta poter fare gli esami di stato è un'esperienza interessante e di arricchimento professionale. Nella classe in cui insegno c'è una supplente e vorrebbe fare gli esami di stato, ma il CSA di Milano lo ha impedito, perché sarebbe un aggravio di spesa e così ha commesso con un no due ingiustizie; la prima perché toglie ad un'insegnante giovane una possibilità di esperienza, la seconda perché quella classe quinta non avrà un commissario di italiano che ha insegnato a loro.

Sono quattro esempi banali, dove banali significa che avrebbero potuto essere risolti a favore della scuola reale, invece s'è imposto sempre il potere dell'istituzione, che al posto di essere sussidiaria alla scuola, la imbriglia nelle sue regole.

Infatti per quanto riguarda il primo esempio sarebbe stato sufficiente che Fioroni avesse dato alle scuole la possibilità di scegliere la data della terza prova, tanto più che è la scuola a formularla; per quanto riguarda il secondo esempio sarebbe stato sufficiente seguire Berlinguer, libertà significa che anche se ci fosse una persona che volesse fare diversamente dagli altri bisogna fare di tutto per permetterglielo; per quanto riguarda il terzo esempio sarebbe stato sufficiente coinvolgere i docenti nelle scelte per il futuro della scuola; per quanto riguarda il quarto esempio sarebbe stato sufficiente una maggior sensibilità verso la docente e gli studenti, spendere qualche euro in più per metterli nelle condizioni migliori di svolgere un esame sarebbe stato un bene per tutti.

Quattro problemi facilmente risolvibili a favore della scuola reale, e invece assunti dal potere per affermare i suoi meccanismi, nei quali l'educazione non ha spazio.

La prassi dominante preoccupa, perché è sempre dalla parte delle regole, ma dell'uomo, urge quindi una rivoluzione, urge che la scuola legale serva quella reale, e non la pieghi a sé. Solo così la scuola diventerà un ambito di costruzione positiva, un luogo di educazione.

Commozione e amarezza alla fine della scuola

In questi ultimi giorni di scuola sto provando una strana alternanza di sentimenti, commozione e amarezza si avvicendano nelle mie giornate senza soluzione di continuità e mi fanno sentire ora grato per quanto vissuto, ora profondamente preoccupato per il futuro.
Mi commuovo quando guardo i "miei" studenti che durante l'anno con la loro vivacità mi hanno tenuto attaccato alla vita, mi commuovo anche per quegli insegnanti che hanno condiviso con me la passione educativa, aiutandomi a guardare ogni ragazzo e ogni ragazza per il suo destino, e non come un recipiente in cui introdurre a forza il mio supposto sapere.
Ma non c'è solo gratitudine in questi ultimi giorni di scuola, c'è anche tanta amarezza, e per due ragioni. La prima è per il mio limite, perché non sono stato all'altezza della domanda di verità e di bellezza che gli studenti hanno portato ogni mattina in classe. La seconda è il dover constatare che la scuola è ancora un apparato prevalentemente statalista, in cui lo spazio alla libertà e alla sussidiarietà si sta in modo preoccupante restringendo. C'è un ministro che non considera il valore degli esami di stato per gli studenti e fissa le tre prove scritte una dopo l'altra senza lasciare un attimo di tregua; c'è una Provincia di Milano e una Dirigenza Scolastica alle quali non interessa sapere che cosa gli insegnanti pensino del laboratorio di scienze di cui si servono quotidianamente e decidono di smantellarlo; c'è un CSA di Milano che impone di non far svolgere gli esami di stato ad una supplente, perché costerebbe quattrocento euro in più alla scuola - poco importa che sia brava e dotata di grande sensibilità educativa!; l'elenco potrebbe purtroppo continuare, perché lo statalismo è ancora una prassi consolidata in una scuola che invece dovrebbe essere il luogo della libertà e dell'autonomia. Questi sentimenti contrastanti che affollano il mio cuore in questo ultimo scorcio dell'anno non sono però tali da togliermi la certezza che un punto di forza c'è, sono le reali esperienze educative che ho vissuto e dalle quali si può continuare a costruire, fino ad aprire una breccia in questo statalismo soffocante.

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 ilaria ricciotti    - 06-06-2006
Lette le sue riflessioni, Le chiedo se la scuola, imposta dalla ministra della P.I. precedente a Fioroni era una scuola reale, legale ed una scuola moderna, all'avanguardia con i tempi e rispettosa dei bisogni degli studenti appartenenti a qualsiasi estrazione sociale.