Da " Citizen Berlusconi " di Alexander Stille.
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( ... ) Nel tentativo di comprendere il curioso rapporto di Berlusconi con la realtà oggettiva, iniziò a balenarmi l'idea che mi confrontavo con una profonda differenza antropologica.
L'ossessione per la precisione fattuale, per la documentazione e per la verità oggettiva faceva parte del mio bagaglio di giornalista, del pittoresco, ingenuo e antiquato credo dell'era di Gutenberg e dell'Illuminismo.
Berlusconi invece è un uomo di un'altra epoca, l'era della televisione e dei mass-media, in cui contano solo l'immagine e la percezione. E' decisamente una creatura ( e un creatore ) del mondo postmoderno, dove non importa cosa è realmente accaduto, ma cosa la gente pensa sia accaduto.
- Ma insomma, non vuoi capire -, ha detto al suo amico Marcello Dell'Utri, - che senza la televisione una cosa non esiste? Né un prodotto, né un politico, né una idea -.
I problemi di cui stavamo discutendo - il suo conflitto di interessi, i reati di cui lui e i suoi associati erano accusati ( e per i quali in alcuni casi erano stati condannati ) - non sono passati alla televisione italiana. E quindi non esistono. ( ... ) "
Da " Media e potere " di Furio Colombo.
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C´è ancora in Italia chi ti spiega che la televisione non conta. È come dire a Newton che la mela cade dall´albero per capriccio e non per la legge di gravità.
Eppure un segnale dovrebbe pur venire da uno che se ne intende, l´ex premier Berlusconi, che per apparire dovunque in televisione ha violato (e disprezzato ad alta voce) leggi, consuetudini, pratiche consolidate delle democrazie dei Paesi avanzati, occupando per tutto il tempo, tutti gli spazi, ora dopo ora di illegale invasione delle reti, guadagnando voti fino a una quasi vittoria.
Il segnale dovrebbe venire dalla stampa internazionale che, senza alcuna eccezione, non separa mai l´immagine di Berlusconi, e la tremenda e umiliante campagna elettorale che abbiamo appena vissuto, dal fatto, clamoroso e unico, che in questo Paese qualcuno ha governato (e cercato fino all'ultimo di farsi rieleggere) disponendo di tutte le televisioni e usandole.
Il segnale dovrebbe venire da una incontrovertibile evidenza: avendo molti avversari in tutti i settori della vita pubblica, Berlusconi ha scelto di colpire giornalisti, direttori di giornali e leader di opinione. Ha cominciato subito, con il fare fuori Indro Montanelli, prima ancora del famoso editto di Sofia contro Enzo Biagi, prima ancora di chiudere fuori Santoro e di stroncare ogni forma di satira. Dove? Fra i leader di opinione dei grandi giornali. E subito dopo in televisione.
Certo, per Berlusconi è venuto alla fine anche il momento di attaccare con furore gli industriali. Ma persino il caso Della Valle è stato celebrato in televisione. Un presunto avversario è stato accusato e dileggiato, senza alcuna possibilità di risposta, con tutto il clamore di una "diretta" televisiva, di fronte a milioni di spettatori.
Esemplare, anche per future lezioni di giornalismo televisivo, il modo in cui Berlusconi ha scelto di usare la sua dichiarazione conclusiva dopo il secondo dibattito con Romano Prodi. A causa di un curioso "errore" mai verificato, l´ultima parola è toccata a Berlusconi. In qualunque dibattito l´ultima parola serve a enfatizzare e confermare gli argomenti dibattuti.
Ciò fa parte delle regole e della decenza, ma anche della fermezza con cui una televisione indipendente impone l'osservanza delle regole. Alla fine del dibattuto di cui stiamo parlando Berlusconi ha barato sapendo di poter barare. Lo ha fatto in quanto controlla il mezzo che, in ogni altro Paese, gli si sarebbe rivoltato contro.
Invece, in questa Italia, in questa campagna elettorale, in questa televisione uno dei due contendenti, al momento di chiudere un dibattito (che vuol dire ripetere, confermare o chiarire il proprio pensiero) ha improvvisamente introdotto un argomento del tutto nuovo. Ha lanciato un annuncio non discusso e non più discutibile. Ha detto che il governo eliminerà una tassa che non è di governo ma comunale. Lo ha annunciato mentre era ancora primo ministro, senza spiegare coperture o meccanismi di compensazione e mentre ancora non si conoscevano gli spaventosi dati di bilancio.
Ora in nessun dibattito è consentito di cambiare argomento e di dire, nell'ultima battuta, una cosa grave e diversa da tutto ciò che si è discusso. La trovata è brillante, se volete. Ma anche le grandi truffe, quando riescono, sono trovate brillanti. Il fatto è che il padrone della Tv ha potuto usare la Tv perché la violazione grave e totale delle regole è stata accettata come il colpo di genio di un genio delle comunicazioni. Si è trattato invece di un gravissimo abuso che avrebbe meritato lo stop, la cancellazione del tempo usato per quel pezzo di intervento non discusso e non più discutibile. Sarebbe stato necessario riaprire il confronto. È stato efficace il colpo di mano Ici? L'opinione prevalente assegna un buon peso a quella trovata. Ma se si omette di notare che quella trovata costituisce un abuso grave, amichevolmente tollerato, in stato di vera e propria complicità, nella trasmissione Rai che avrebbe dovuto essere calibrata dalle regole fino ai dettagli, si perde il senso di tutta la campagna elettorale.
Il senso è questo. Un governo fallimentare e disastroso che ha portato l´Italia a zero è stato battuto con uno scarto di pochi voti non perché metà degli italiani siano tuttora travolti dall´amore per Berlusconi. Ma perché per metà degli italiani - o almeno per molti di essi - il vero stato delle cose è stato quasi del tutto oscurato, camuffato, contraddetto, da un uso latino-americano (ma parliamo di una vecchia America Latina golpista) della televisione. E questo uso golpista della televisione è stato reso possibile dal dominio privato e dal controllo pubblico di tutti i mezzi di comunicazione. Gli stessi che sono stati usati per ondate successive di dati falsi, notizie false e calunnie personali.
Nessun dettaglio è stato trascurato in alcuna edizione del Tg1 e del Tg2. Ciascuno di noi ricorda che durante tutte le settimane della campagna elettorale il candidato Prodi è sempre apparso brevemente e in strada sempre, senza eccezioni, come se vivesse camminando con carte sottobraccio e una frase neppure finita da mandare in onda con sonoro imperfetto. Intanto Berlusconi aveva a disposizione larghe folle, lunghe frasi e i cieli azzurri degli interni preparati con cura dalle regie personali che il premier è sempre stato in grado di imporre a tutti i suoi media, privati e di Stato.
( ... ) È vero che Berlusconi non è più a Palazzo Chigi, e sta dimostrando in modo esemplare, come in un dramma di Brecht, quanto sia vera e palpabile quella estraneità alla democrazia che tanti, da questo giornale ( l'Unità n.d.r.
) ai girotondi, da Sabina Guzzanti a Nanni Moretti, avevano denunciato preannunciando il pericolo anti-democratico con cui stiamo ancora vivendo.
Ma se - come dobbiamo risolutamente credere - ha vinto la democrazia (e infatti c´è un nuovo capo del Governo, c´è un nuovo Capo dello Stato) si pone il problema di riportare subito fuori dall'area infetta i mezzi di comunicazione di massa in Italia.
( ... ) L´Italia è al momento sotto la minaccia di televisioni ostili che hanno consentito a un candidato fallimentare di accumulare voti (sia pure perdenti) che non avrebbe mai avuto se la pura e semplice immagine giornalistica di ciò che ha fatto e distrutto in questi anni fosse apparsa, come è in realtà, come la raccontano la stampa e le televisioni del mondo: ridicola e tragica. Si veda, infatti, il voto degli italiani all´estero che, di fronte a un´altra stampa e a un´altra televisione, si sono ben guardati dal votare per Berlusconi.
Si tenga conto di un prodotto, se volete marginale, ma molto importante della televisione ostile. Per tutti questi anni ha rovesciato la scena e ha fatto apparire strani, fuori posto, esagerati gli oppositori, li ha messi in condizione di essere irrisi.
E - se oggetto di persecuzione - quella persecuzione non appariva così assurda perché essi erano visti come la contraddizione ostinata e stupida alla verità. Viene introdotto l´orrendo concetto di "verità" che ha sempre segnato le dittature. Quante volte Berlusconi l´ha invocata contro Prodi, intendendo per "verità" ciò che aveva fatto vedere lui in televisione?
Quando Berlusconi ha rotto clamorosamente le regole concordate per il "faccia a faccia" televisivo con Prodi e, in luogo di un "appello finale" ha lanciato un argomento estraneo al dibattito e senza possibile risposta dell´avversario, ha violato il principio stesso del contraddittorio. La domanda è: avrebbe potuto farlo qualcuno che non fosse proprietario, o controllore di tutti i mezzi di comunicazione di massa e agente attivo di pesanti intimidazioni sull´intero mondo giornalistico italiano? ( ... ) "