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Parole di troppo
Ilaria Ricciotti - 24-05-2006
Cattocomunismi, coglioni, "Solo Napoleone ha fatto più di me (Corriere della Sera, 11 febbraio 2006)", "mi sacrifico per tutti: Io sono il Gesù Cristo della politica (la Repubblica,13 febbraio 2006)", gli uomini di sinistra:dei sepolcri imbiancati, "Io sono l'equilibrio, la moderazione, la misura in persona ( 6 aprile 1994)", Roma ladrona, ...andrebbe processato davanti all'Alta corte per attentato alla Costituzione,... è un comunista che fa opposizione a carte truccate, ....quelli delle purghe staliniane, mortadella rossa, .. è una foglia di fico, burattino, minestra riscaldata, la sinistra è un'ammucchiata insensata e grottesca, caravanserragli, lei ha una bella faccia da stronza,..che vogliono quei terrun, gli extracomunitari vanno tutti infornati, ecc.

Non parliamo poi delle sceneggiate da quattro soldi che a volte abbiamo visto: Al lancio di monetine, ai fischi, allo sventolio di bandiere da stadio, al sollevamento di dita o a saluti proibiti dalla Costituzione.

Queste elegantissime parole o sceneggiate dette o rappresentate da certi politici insegnano agli adulti , ma soprattutto a quei giovani che le famiglie e gli insegnanti cercano di educare, che oggi si può dire e fare di tutto e di più. Anzi "Er più" è proprio colui che sa usare gesti ed un linguaggio prolisso di epiteti e di termini molto forbiti.

Il bello è che siamo quasi assuefatti da tali modi di dire e di fare.

Nessuno si lamenta, nessuno grida allo scandalo.

Proprio mentre sto scrivendo questi pensieri, il TG informa che un parlamentare dell'opposizione ha inveito contro l'Onorevole Rosi Bindi dicendole che è una "lesbica".

Ma che razza di politici stanno sedendo in Parlamento?

Pur non essendo una moralista, non sopporto più questo lessico improprio, irriguardoso e indegno.


Proposta

A proposito vorrei che si presentasse una legge: i politici che non conoscono il termine "Rispetto" dovrebbero essere sospesi, proprio come succede a quegli studenti considerati indisciplinati, ma in questo caso per sempre dalle Camere.

E' innaturale e fuori tempo avere questo desiderio?


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 I.R.    - 24-05-2006
Perché chi ha posseduto il potere non riesce ad accettare la resa?
Forse perché debbono mantenere la facciata di bravi e di duri ?
Con la lite in molti ci sentiamo a disagio.
Si dovrebbe sposare la gentilezza.
Ogni giorno che passa ci sembra di stare su una polveriera ed intanto la rabbia di parte continua a spadroneggiare sovrana.

Volete capirlo o no che abbiamo bisogno di pace, di educazione e di tranquillità?
Chi sbandiera libertà, democrazia e legalità e poi parla ancora di brogli, di fronte ad una vittoria evidente e legittima, evidenzia una contraddizione al suo interno che agli occhi dei più appare incomprensibile e demagogica.
Pertanto creare le condizioni affinché l’Italia ritorni a respirare anziché boccheggiare, a correre anziché fermarsi, ad agire anziché blaterare o sognare di essere i protagonisti di telenovelas e di giochi demenziali, sta diventando una priorità impellente.
Dobbiamo incoraggiare il lavoro e permettere alle molte famiglie italiane di non avere incubi a scadenza giornaliera o mensile.
Molta gente si sta indebitando, e quel paradiso ripetutamente propinato da chi è abituato a vendere fumo sta diventando per molti un inferno dal quale è difficile uscire.
Noi italiani abbiamo molti difetti, ma tuttavia abbiamo anche molte risorse e coloro che sono abituati a fare i conti con la realtà sapranno certamente resistere a quell’onda anomala che ha sferzato il nostro Paese.
Dobbiamo rimboccarci le maniche, stringere i denti e fare appello alla nostra inventiva, alle nostre forze per poter risalire in superficie.
In questo contesto i perdenti, se ci tengono ad un destino dell’Italia meno nero, debbono non ostacolare, ma collaborare e se proprio non vogliono accettare il dialogo ed il confronto, be’, pur stando all’opposizione, almeno rispettino e lascino lavorare chi ha vinto democraticamente.

 da Aprile online    - 24-05-2006
La distinzione compiuta da Rosy Bindi fra i valori cattolici e l'evoluzione della società rappresenta una saggia apertura verso l'estensione dei diritti alle unioni di fatto

Anche questa volta Rosy Bindi è riuscita a stupire per la sua autonomia di pensiero. Il Ministero per la Famiglia che le è stato affidato sapeva tanto già dal nome, “famiglia” e non “famiglie” al plurale, di un’operazione propagandistica pensata per strizzare l’occhio alla Cei. Invece la Ministra toscana, con la schiettezza che le è propria, ha saputo indicare da subito un quadro laico e plurale entro il quale intenderà muoversi. Intervistata dal Corriere della Sera, ha chiarito con parole semplici la sua concezione di un corretto rapporto fra i cattolici impegnati in politica e i dettami del Vaticano. “Si tratta – ha detto – di trovare una sintesi fra i miei valori e il rispetto per il pluralismo e l’evoluzione della società, le idee e le inclinazioni diverse”. È una concezione non nuova, che sta nel solco tracciato da Sturzo e De Gasperi, ma che è stata seriamente messa in discussione dal pressing del Vaticano sui politici cattolici affinché non legiferino sulle coppie di fatto,a partire da quelle omosessuali, considerate “nocive per il retto sviluppo della società umana”.

Una legge sulle Unioni civili, ha aggiunto Rosy Bindi con evidente buon senso, non può limitarsi a prevedere accordi privati fra due persone, ma deve necessariamente prevedere un riconoscimento pubblico di quei diritti. Persino il cardinale Francesco Pompedda, da giurista qual è, ha ribadito che la tutela delle coppie di fatto non può avvenire che tramite una legge organica che preveda un riconoscimento pubblico dei loro diritti. Pompedda vorrebbe limitare questi diritti alle sole coppie eterosessuali, secondo le posizioni discriminatorie del Vaticano verso gay e lesbiche. A queste posizioni, espresse in questi giorni dallo stesso Benedetto XVI con cadenza quasi quotidiana, il governo spagnolo ha risposto di non poter consentire che una persona soffra di una riduzione dei propri diritti a causa del suo orientamento sessuale. Una posizione ribadita anche dalla neo Ministra per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini.

Entra così nel vivo della nuova legislatura il tema di una legge che dia riconoscimento giuridico ai milioni di coppie non sposate, dello stesso sesso o di sesso diverso, con o senza figli, che rappresentano una rete forte e diffusa di relazioni e di coesione sociale. Una pluralità di forme familiari schiacciata da una rappresentazione ideologica della famiglia come entità astratta, artificiosamente distinta dalla realtà e dai bisogni concreti dei suoi componenti. Non così Romano Prodi che di fronte al Senato ha dichiarato: “Noi sosteniamo il diritto di ogni persona a costruire il proprio percorso di vita e il ruolo delle famiglie come il luogo di esercizio della solidarietà intergenerazionale, della cura e degli affetti.”

Anche a sinistra, tuttavia, spesso si ripropone l’idea, giuridicamente scorretta, che l’art. 29 della nostra Costituzione cristallizzi nell’espressione “società naturale” una concezione della famiglia eterna ed immutabile. I maggiori giuristi italiani, da Pietro Barcellona a Francesco Galgano, hanno già spiegato che il termine 'naturale' si riferisce ad un sistema di regole che cambia nel tempo col mutare della società. Non a caso è stato possibile trasformare radicalmente, nel rispetto della Costituzione, il modello della famiglia tradizionale con l'introduzione del divorzio nel 1970 e l'abolizione del potere del marito sulla moglie nel 1975.

Oggi la famiglia è anche quella gay e lesbica, luogo di affetti e, sempre più spesso, di responsabilità genitoriali condivise. Il percorso verso il riconoscimento giuridico del pluralismo delle relazioni familiari dovrà affrontare il tema della piena equiparazione fra i diritti delle coppie dello stesso sesso e quelle eterosessuali unite in matrimonio, come richiesto a più riprese dal Parlamento Europeo.

Sergio Lo Giudice
Presidente nazionale Arcigay

 Pierangelo    - 24-05-2006
se altrove in questo sito si riflette sul fatto che I bulli non sanno litigare, prosegue lo squadrismo verbale (e non solo) di coloro che non sanno argomentare.

Nell'affermare che anche io sono lesbica, riporto da aprileonline del 24.5.2006


''Siamo tutte lesbiche''

Il senatore di Alleanza nazionale Saia attacca Rosy Bindi. Un coro di proteste da parte del governo e l'ironica risposta della diretta interessata

"Non credo sia un segreto, non ho nulla contro le lesbiche, ma va chiarito che Rosy Bindi è lesbica". Questa la presunta grande rivelazione esternata dal senatore di Alleanza Nazionale Maurizio Saia, ieri mattina, ospite di una trasmissione in onda su Canale Italia. Parole che, pian piano nel corso della giornata, hanno scatenato la reazione delle varie forze politiche e la replica ironica della stessa ministra, la quale ha commentato così l'accaduto: "Mi dispiace per il senatore Saia ma anche se, per scelta personale, ho rinunciato a sposarmi mi piacciono gli uomini educati, rispettosi delle donne, intelligenti e possibilmente belli. Tutte qualità che il senatore di An non possiede". E poi entrando nel merito dell'insinuazione ha aggiunto: "Vorrei ricordare che non solo va tutelata la sfera privata ma soprattutto non bisogna dire menzogne sulle persone. Non avrei nessuna difficoltà a dichiararmi omosessuale se lo fossi".

In altre occasioni, una buona dose di ironia sarebbe stata più che sufficiente per mettere la museruola alla stupidità. Ma non è questo il caso. Le parole di Saia tradiscono la mentalità discriminatoria, retaggio della sua storia politica, e dimostrano l'imbarbarimento del confronto politico.
Inevitabile, quindi, che le dichiarazioni del senatore suscitassero le proteste delle diverse forze politiche che, in alcuni casi, sono giunte a chiedere unanimemente l'espulsione del parlamentare di An dal partito.
"Gli insulti del senatore Saia a Rosy Bindi sono inqualificabili e semplicemente vergognosi. Non bastano, quantunque siano indispensabili, le scuse personali. Ci attendiamo un provvedimento disciplinare da parte del Gruppo di An per non pensare ad una sorta di complicità politica", chiede con determinazione il vicepresidente di Montecitorio e compagno di partito della Bindi Pierluigi Castagnetti. Gli fa eco, dalle fila dell'opposizione, Franco De Luca, responsabile Enti locali della Dc. "Come nel caso Priebke Alleanza Nazionale smentì con l'espulsione un suo parlamentare, questo è un caso in cui non bastano le classiche scuse al ministro Rosy Bindi". "La Dc - aggiunge De Luca - le esprime con in testa il segretario senatore Gianfranco Rotondi la più totale solidarietà".

Il fatto è che Saia non è solo. Quanta sessuofobia e quanto falso perbenismo alberga nelle file del centrodestra? Non poco, visto che lo stesso Berlusconi ci ha alietato in campagna elettorale con un ritratto stile "piccolo mondo antico" quando, interrogato, si è dovuto esprimere sulla questione delle donne in politica. Una visione crepuscolare, la sua, di donne - madri, fidanzate o mogli intente ad assolvere il loro compito di guardiane del desco familiare. Con questa premessa, francamente, non ci stupiamo che una donna che fa della libertà di pensiero la sua arma migliore e che - orrore - ha l'ardire di scendere alla pari nell'agone politico, finisca per essere classificata come "outsider".
"L'onorevole Saia, non avendo argomenti per contestare l'istituzione di un ministero per le famiglie che riconosca anche i diritti delle famiglie di conviventi, spara a zero su di una presunta omosessualità di Rosy Bindi", afferma Franco Grillini, deputato Ds che agiunge:"Sappiamo che Rosy Bindi non è lesbica, e che se lo fosse non avrebbe problemi a dirlo. Hanno problemi, al contrario, tutti quei parlamentari omosessuali di An e del centro-destra costretti a nascondersi e ad avere una doppia vita". E allora, domanda il deputato della Quercia, "perché Saia non ce ne parla del dramma che vivono? Non è accettabile neppure l'idea che un omosessuale non possa ricoprire la carica di ministro".
Sul fronte delle donne diesse, l'indignazione per le parole usate contro la ministra della Famiglia è perentoria. Per Anna Finocchiaro non meritano commento "le affermazioni volgari e vergognose che il senatore Saia ha fatto a proposito di Rosy Bindi. Ciò che trovo intollerabile, però, è che parole del genere giungano dalla bocca di un senatore della Repubblica". Perciò, scandisce la capogruppo Ds al Senato, "esprimo tutta la mia solidarietà all'amica Bindi. Che per fortuna è troppo intelligente e seria per rimanere ferita da simili dichiarazioni. La sua risposta del resto ne è la testimonianza". Arriva, sempre dalle fila della Quercia, la solidarietà di Vittoria Franco, che accusa: "Saia ha dimostrato ancora una volta che la Destra è capace solo di attacchi beceri, perché non accetta il confronto nel merito". Bindi, ne è convinta la responsabile Cultura dei ds, "ha già dimostrato in passato di essere un ottimo ministro. Lo dimostrerà ancora, lei è la persona giusta al posto giusto, proprio per la grande intelligenza e per la capacità di ascolto e di tolleranza".
Non meno risoluto il compagno di partito della ministra, Giovanni Burtone: "An come tutta la Cdl dovrebbe prendere le distanze dal comportamento del senatore Saia che davvero non può che essere definito fascista. Il volgare attacco al ministro Bindi, basato su falsità, è ancora più grave per l'intolleranza dimostrata. La risposta del ministro è la ferma e civile replica di chi considera la politica davvero un luogo di confronto".

"Queste volgarità andrebbero condannate da tutte le forze politiche. Noi lo facciamo con determinazione e auguriamo al ministro per la Famiglia cinque anni di ottimo lavoro", garantisce Marina Sereni, vicepresidente dell'Ulivo alla Camera. "Nei confronti del ministro Bindi solo bieche insinuazioni dal tono volgare e greve, degne di questa destra arrogante", accusa per i Verdi Loredana De Petris. Titti De Simone scandisce: "Non considero "lesbica" una parola offensiva, anzi. Ciò che offende - puntualizza l'esponente di Rifondazione comunista - è il pregiudizio omofobico che sottende questo attacco".

Un'affermazione, quella di Saia, che ha dell'incredibile non tanto per i suoi contenuti – qualora fosse vero, sarebbe infatti legittimo rispondergli "chi se ne frega" e ricordargli che l'orientamento sessuale rientra nelle sfera inviolabile e intima della vita di una persona – ma soprattutto perché palesa la vera natura di una destra che non solo teme le donne, ma si impaurisce di fronte ad un ministro che esula dagli schemi e li forza. Una cattolica convinta che ha saputo farsi portavoce dei bisogni laici di una società affettivamente plurale e che ha ribadito, già nei primi giorni del suo mandato, il ruolo di tutela universale che spetta allo Stato laico, non può essere accettata da uno schieramento politico che punta alla ghettizzazione, all'espulsione, all'emarginazione. Il vero senso delle affermazioni dell'onorevole "poco onorevole" Saia è chiaro: per lui è probabilmente normale utilizzare l'orientamento sessuale come arma di ricatto e di offesa nei confronti dell'avversario politico. Segno evidente che Fiuggi non è bastata a chiudere i legami con un passato che, alla prima occasione, riemerge drammaticamente attuale. Per questo diciamo al senatore: siamo tutte lesbiche.

Carla Ronga & Marzia Bonacci

 ilaria ricciotti    - 25-05-2006
E' davvero strano che soltanto io e Pierangelo abbiamo sentitto il bisogno quasi fisiologico di non accettare una sorta di ginguaggio poco elegante che sta uscendo un po' troppo spesso dalla bocca di certi politici che si considerano puri!
I lettori di Fuoriregistro, soprattutto quelli che dimostrano con i loro interventii di essere molto cattolici non hanno nulla da dire a riguardo?
"Chi tace acconsente", dice un vecchio ma saggio proverbio.

 Pierangelo    - 26-05-2006
riporto da l'Unità online, rubrica Fronte del video

L'imbecillità

Che il senatore Saia sia un imbecille è notizia vecchia e scontata. Infatti lo ha detto Gianfranco Fini, che dice solo cose scontate. Cosicché ormai i fascistoni più avveduti non si azzardano più a offendere Rosy Bindi, perché presumono di essere più furbi di Saia. Dicono invece, come ha fatto ieri mattina a La7 Alessandra (scusando il termine) Mussolini, che la Bindi, per carità, persona dabbene, non è sposata e quindi non può fare il ministro della famiglia. Sarebbe come dire che chi non dipinge non può difendere il patrimonio artistico. Una concezione sperimentale della politica secondo la quale chi non ha mai fatto la guerra non può fare il ministro della difesa. Arrivando fino a sostenere che chi non ha mai violato la legge non può giudicare i fuorilegge. Non a caso, è lo stesso ragionamento fatto da Silvio Berlusconi, quando pretendeva, da presidente del Consiglio, di essere giudicato solo dai suoi pari. Mentre è chiaro che i giudici, essendo tutti comunisti, dovrebbero limitarsi a mandare in galera i comunisti.

Maria Novella Oppo

 ilaria ricciotti    - 29-05-2006
Le parole di troppo continuano ancora ad uscire di bocca a certi politici che, commentando i risultati delle amministrative, affermano con molto vanto geografico r di appartenenza che il nord, cioè l'Italia più ricca e produttiva del paese, è in mano alle destre.
Ma vi rendete conto degli apprezzamenti che costoro fanno della nostra Italia?
Le altre regioni secondo loro che fanno sonnecchiano, si girano i pollici, vivono di rendita o di elemosina?

 ilaria ricciotti    - 04-06-2006
Chi volesse leggere altre parole di troppo consulti l'art. " 25 - 26 Referendum"

 ilaria ricciotti    - 28-07-2006
Le "parole di troppo" continuano come fiumi in piena ad uscire dalla bocca di certi politici, ONOREVOLI.
Una frase che a mio avviso deve essere perseguita penalmente è "Prodi dittatore". Ci sono anche altri linguaggi molto farciti di epiteti indegni di chi è stato insignito, da parte di alcuni cittadini italiani, di un ruolo che da sempre è stato considerato autorevole e importante, ma che ora sta scadendo quotidianamente in basso: il parlamentare.
Il parlamentare può apostrofare,
il cittadino è forse un cretino?