Il libro di Giancarlo Cerini "Inseguendo le riforme" (sottotitolo: "Agenda delle riforme (non) fatte e di quelle che si potrebbero fare) è una raccolta di scritti, di interventi pubblicati su varie riviste di scuola, on line e cartacee, negli ultimi anni. Risente fortemente del clima e del contesto politico del periodo, anni di scontro duro ove, come scrive Cerini,
"sembrano prevalere i toni "forti" dello scontro frontale a scapito di un esame più sereno delle riforme "necessarie" e "possibili". Anni in cui si è voluto approvare una riforma, la riforma Moratti, senza aprire una discussione più ampia all'interno della comunità scientifica e del mondo della scuola, sequestrando di fatto il dibattito culturale sul futuro della scuola all'interno del "palazzo", tra pochi addetti ai lavori e interrompendo una tradizione di imprese culturali largamente condivise, pluralistiche, di lungo periodo (basti pensare alla stagione degli anni '70 e 80, dei programmi della scuola media, elementare e materna). Quali riforme della scuola, si chiede allora Cerini, potrebbero aspirare ad un consenso sociale ampio e sincero, comunque maggiore di quello che si è registrato a proposito della riforma Moratti e della stessa riforma Berlinguer?
Con la riforma Moratti si è voluto abbandonare un modello costruttivista e cooperativo di apprendimento, fondato sull'idea di curricolo e di "lavorare insieme", privilegiando i singoli soggetti, attraverso il principio di personalizzazione (piani di studio personalizzati, lettura prestazionistica degli obiettivi, accento posto sulle performances individuali, una scuola come servizio alla persona-individuo, dove ciascuno corre per sé). Manca nei documenti programmatici Bertagna-Moratti un appropriato richiamo al contesto, all'idea di scuola come ambiente di apprendimento. Oggi il concetto di alfabetizzazione strumentale sembra prendere il posto dell'alfabetizzazione culturale, così come l'idea complessa di ambiente di apprendimento viene surrogata dalla figura di un tutor "forte", quasi un ritorno al maestro unico. Ecco perché è utile invece tornare a parlare di curricolo, inteso come contesto di apprendimento, come esperienza della classe, luogo privilegiato di relazioni empatiche, dove
insieme si costruiscono i significati dell'esperienza culturale.
E' necessario ripensare a fondo la relazione educativa, interrogarsi sulla
qualità della didattica, ripensare allora al valore formativo delle discipline più che all'organizzazione. Tra il caleidoscopio di soluzioni organizzative tanto complesse da risultare incomprensibili ai genitori e faticose per gli insegnanti e il miraggio della figura del tutor, si può e si deve migliorare l'organizzazione del team docente, partendo dai principali ambiti disciplinari. Ripensare cioè la configurazione di un'équipe docente in rapporto ai saperi disciplinari, al loro valore formativo, facendo estrema attenzione alle dinamiche relazionali ed affettive in classe, ai vissuti degli allievi e alle loro esperienze.
Un capitolo del libro è dedicato ad una riflessione critica sul (mitico) tempo pieno. Quella del tempo pieno è una storia che viene da lontano ma che al tempo stesso va ripensata cominciando col chiedersi quali sono i requisiti specifici di una "buona qualità" del tempo scuola. Recuperando cioè l'umiltà di riproporsi la domanda di Bruno Ciari (
"tempo pieno, di che?") e ricominciando a ricostruire una progettualità pedagogica. Fra i requisiti indispensabili Cerini individua una didattica capace di porre l'alunno nelle condizioni di operare concretamente, un apprendimento di stile cooperativo attraverso il lavoro in gruppi, tempi distesi per l'apprendimento, un gruppo docente coeso, collaborativo e correponsabile (le tre C di Sergio Neri: corresponsabilità, contitolarità, collegialità), una graduale e lenta differenziazione di figure docenti lungo il percorso verticale della scuola di base unitaria. Occorre in altre parole superare una routine che - anche nelle classi a tempo pieno di adesso - si va facendo pericolosamente comoda. Pensare allora ad un tempo scuola diversamente configurato lungo l'intero arco della formazione di base, ad una diversa prospettiva e "regia" dei tempi della scuola: da un tempo inizialmente più unitario e protettivo, nella scuola dell'infanzia e nelle prime classi elementari ad un tempo che via via si struttura e si articola con più libertà di scelta da parte dei singoli allievi verso la scuola media. Questo tempo scuola diversamente articolato e configurato si deve collocare, secondo Cerini, all'interno di un modello scolastico continuo e fortemente unitario: gli istituti comprensivi, considerati non più come un accidente casuale nel panorama scolastico italiano o come un fatto meramente amministrativo ma visti piuttosto come
la via italiana alla scuola di base. Il luogo di una continuità non solo organizzativa, appunto, ma prima di tutto curricolare e pedagogica.
Oltre la critica alla riforma Moratti ed al suo impianto culturale, il libro si conclude guardando al futuro, con un capitolo che sembra rivolto al nuovo governo del paese ("Dieci (ap)punti per il Programma", documento che Scuolaoggi ha pubblicato per intero). Una sorta di decalogo per un nuovo programma di politica scolastica, per una scuola "utile" alle persone, alla comunità ed al paese. Si alternano qui una serie di
diagnosi del presente, di
domande aperte e di
proposte per una scuola nuova, innovata nelle strutture e nelle finalità. Il documento in realtà è a cura del Cidi dell'Emilia Romagna, ma è agevole rinvenire nello scritto le tesi di cui Cerini in questi anni si è fatto coerente portatore.
Ritroviamo qui l'insistenza sulla necessità di riforme condivise, costruite con il più largo consenso possibile nella società e tra le forze politiche e orientate sulla "lunga durata". Riforme innanzi tutto capite dall'opinione pubblica, condivise dagli operatori scolastici, dotate di "senso" per i ragazzi. Espressione insomma di scelte effettivamente pluraliste e di una reale condivisione delle soluzioni adottate.
Traguardi educativi essenziali, sobri, chiari e comprensibili, riferiti al quadro delle conoscenze e delle competenze che ci si attende dagli allievi al termine di ogni ciclo scolastico. La necessità di considerare i costi dell'istruzione non solo come spesa ma come investimento, quindi un incremento di risorse per la scuola in grado di rendere le strutture scolastiche funzionali
ambienti di apprendimento e di valorizzare le professionalità degli operatori scolastici troppo spesso depresse e umiliate. Il rilancio dell'autonomia scolastica, una bella invenzione lasciata in mezzo al guado, con il rischio del trasformarsi nel "fai da te", nell'arte dell'arrangiarsi o dello scadere in spinte autarchiche e di competizione fra le scuole. Si ribadisce invece che l'autonomia scolastica è uno strumento indispensabile per l'autoriforma della scuola. Per questo deve consistere in un effettivo autogoverno con reali spazi di decisione e di gestione delle risorse, a partire dalla capacità di operare in rete e con il sostegno del sistema degli enti locali territoriali.
Una scuola di base che ha fra i suoi punti di forza la generalizzazione degli istituti comprensivi (con un organico funzionale potenziato e arricchito), curricoli verticali e coerenti, tempi distesi di apprendimento e articolati nel corso degli anni e un'organizzazione del lavoro fondata sul team docente.
Una formazione culturale garantita a tutti i cittadini fino alla maggiore età (e oltre) e per almeno due anni obbligatoriamente nella scuola superiore, quindi fino a 16 anni, con forme innovative (un rinnovato biennio "unitario" di forte identità pedagogica e didattica). Un coraggioso riconoscimento della professionalità dei docenti, una "professionalità europea", uno stato giuridico di standard europeo con doveri diritti e riconoscimenti.
Un'agenda di questioni di notevole rilevanza, con le quali il prossimo governo del paese - oltre la riforma Moratti e la fase berlusconiana - dovrà misurarsi.
Un piccolo libro dunque, ma di grande spessore. Un contributo importante e significativo al dibattito su riforma e post riforma di grande attualità.
Gianni Gandola
* Inseguendo le riforme, a cura di Giancarlo Cerini, Homeless Book