I bisogni della scuola
Francesco Mele - 27-04-2006
L'intervento di Sergio (cfr il primo commento all'articolo Un appello sindacale - ndr) così veemente e, in certi passaggi, anche poco rispettoso del lavoro e della passione di tante persone che a questa proposta di legge hanno lavorato e stanno ancora lavorando raccogliendo firme in tutta Italia, richiede una risposta puntuale su tutte le critiche che egli porta al testo, che spero abbia letto attentamente. Questo mi sembra doveroso anche per quei 52.000 cittadini che hanno già firmato e che non sono poi tutti così ingenui, come Sergio potrebbe pensare.

Intanto inizio con il principio a cui ci siamo ispirati, che è stato: nella nostra proposta di legge esprimiamo quelli che sono i bisogni della scuola come noi li vediamo, senza autoridimensionarci: alla politica il compito di trovare le soluzioni e le compatibilità di bilancio e operare le eventuali correzioni, misurandosi con il paese.

Seguendo il filo delle critiche di Sergio provo a rispondere per temi e in modo schematico.

Scuola Materna: l'obbligo riguarda il terzo anno (classi dei 5 anni) e comunque nella legge si scrive che "La Scuola dell'Infanzia Statale, Comunale e Regionale costituisce il livello di Istruzione cui hanno diritto tutte i bambini e le bambine di età compresa tra i 3 e i 6 anni presenti sul territorio nazionale". Se l'affermazione di un diritto come questo, che abbia valore su tutto il territorio nazionale, è utopia e quindi tanto vale non chiederlo, mi chiedo che ci stia ancora a fare in CGIL Sergio, dato che proprio questo sindacato si batte per la generalizzazione della Scuola Materna da anni.

Elevare l'obbligo a 18 anni ha significato per noi porci il problema della gratuità della scuola. Se la gratuità dei libri per ricchi e poveri è uno scandalo per Sergio, occorre che si batta perché tale gratuità venga abolita anche alle scuole elementari, come oggi succede. Penso che ci possano essere altri modi per far pagare ai ricchi i libri di testo che riceverebbero gratis, ma questa è una cosa che lasciamo ai fiscalisti della politica, senz'altro più esperti di noi.

Programmi didattici: non ci desta alcuna preoccupazione un ministero che "adotta Programmi Didattici e definisce gli obiettivi di base" validi per tutto il territorio nazionale. Pensiamo che questa debba rimanere una delle prerogative dello Stato contro ogni tentativo di deregulation anche in questo campo. Voglio far notare, però, che abbiamo voluto indicare un percorso di definizione di tali programmi ed obiettivi per evitare che vengano calati dall'alto e senza alcuna paternità come ha fatto la Moratti. Sulle competenze poi, dobbiamo confessare, noi dei Comitati Buona Scuola abbiamo un grande difetto: crediamo molto - di più - nella democrazia partecipata e nel diritto di ciascuno di essere informato e di poter esprimere la propria opinione e i propri bisogni nella costruzione delle decisioni che lo riguardano, al di là delle competenze che possiede. Siamo convinti cioè che la fase di ascolto serva per costruire un repertorio, il più possibile esauriente, dei bisogni espressi da tutti gli attori della storia, che per noi, in questa fase, sono tutti protagonisti. Ai competenti poi, tradurre questi bisogni in programmi e obiettivi.

Non ci siamo nascosti i problemi degli attuali organi collegiali e pensiamo che essi richiedano un intervento legislativo specifico (come del resto è indicato nella proposta). Abbiamo voluto nella nostra proposta di legge indicare alcune linee che potrebbero guidare tale svolta legislativa. Intanto vengono introdotti alcuni organi assembleari che mancano e di cui si sente la necessità: il Consiglio dei Genitori, il Collegio del Personale Ausiliario-Tecnico-Amministrativo e, nelle Scuole Medie, il Consiglio degli Studenti. Potrei intrattenerti a lungo sulla opportunità e necessità di ciascuno di questi organi, ma intanto il tuo sic et simpliciter anche solo per questo mi sembra non rispondente al vero. Ed è ancora meno vero alla luce della spinta e attenzione che abbiamo voluto dedicare alla partecipazione dei genitori.

Disagio socio-ambientale e/o difficoltà di apprendimento: non riesco a collocare temporalmente la terminologia usata, ma ne ho sotto gli occhi tutti i giorni gli effetti. Tu no? E l'alfabetizzazione e integrazione delle/degli alunne/i migranti, ti sembra anche questo un problema vecchio o un problema che preme sempre di più sulla dinamica quotidiana della nostre classi? In un caso e nell'altro noi pensiamo che sia necessario investire in personale formato che intervenga sia sulla dispersione scolastica sia sull'alfabetizzazione dei migranti, perché in entrambi i casi si tratta di portatori di un diritto costituzionale inalienabile, a cui lo Stato ha il dovere di rispondere. Noi difendiamo questa utopia e chiediamo che le vengano date le gambe del 6% del PIL (solo per la scuola 0-18 anni) reperendo i finanziamenti laddove i politici riusciranno a trovarli. In altri paesi europei, del resto, lo fanno già, e non sono neanche i primi della classe.

La contrattazione di scuola: Sergio, probabilmente ti sei lasciato fuorviare da Reginaldo Palermo, ormai noto rimestatore di notizie e aizzatore di conflitti, il quale in un suo recente articolo sulla Tecnica della scuola avrebbe affermato più o meno la stessa cosa. Occorre dire che ha anche affermato, nello stesso articolo, che la FLC CGIL non è più per l'abrogazione della Moratti, spero che tu non abbia creduto anche a questo! Ma veniamo alla questione. Intanto riconosci anche tu che da nessuna parte nella nostra proposta ci sia scritto che viene cancellata la contrattazione d'istituto, ma dici che - abili mistificatori - non l'abbiamo voluto dire esplicitamente e l'abbiamo voluto mascherare con la soppressione della dirigenza, la quale si porterebbe dietro, secondo te (neanche Regi è arrivato a tanto) anche la cancellazione dell'autonomia. Allora: innanzitutto l'unico riferimento che facciamo nella proposta di legge ai capi di istituto riguarda la loro nomina che deve avvenire "a seguito del superamento di un concorso nazionale per titoli ed esami, sulla base del punteggio riportato". Aggiungiamo poi che per partecipare al concorso occorre aver insegnato nella Scuola Statale per almeno 10 anni. Null'altro si dice a riguardo.

Nell'ultimo articolo poi si chiede l'abrogazione dell'art.25 del DLvo 165/2001 che riguarda l'istituzione della Dirigenza scolastica in attuazione dell'art. 21 della legge 59/97 che istituisce l'autonomia. Ora, se avessimo voluto cancellare l'autonomia tout court avremmo dovuto proporre l'abrogazione di quest'ultimo e non dell'art.25 del DLvo 165/2001. Con la richiesta di questa abrogazione abbiamo solo voluto affermare che le prerogative del Capo di Istituto, le sue competenze e responsabilità, vanno ripensate anche alla luce di otto anni di esperienza di presidi manager, pensando ad un sistema di contrappesi chiari ed espliciti la cui mancanza, in questi anni di resistenza alla riforma, si è fatta decisamente sentire. Una per tutte: noi pensiamo, ad esempio, che la presidenza del Collegio dei Docenti debba essere una carica elettiva come per tutti gli altri organi collegiali, e per questo ci batteremo quando si tratterà di riformarli. Bisogna poi ricordare che la contrattazione di istituto è stata introdotta col CCNL 98-01 (divenuto operativo nella sua parte normativa nel settembre 99 perché fu firmato in maggio) e che veniva gestita, prima ancora delle prime elezioni delle RSU (AS 2000-2001), dalle RSA. L'autonomia scolastica, poi, è partita nelle scuole già con le sperimentazioni dell'AS 97/98 (DM 765/97) e dei due AASS successivi fino al varo del regolamento dell'autonomia scolastica (DPR 275/99) che prevedeva al 1° settembre 2000 la partenza dell'autonomia per tutte le istituzioni scolastiche statali. Ho riportato tutte le date non per fare sfoggio di erudizione, ma per dimostrare che quanto paventi era già operante prima dell'articolo sulla dirigenza che noi chiediamo di abrogare perché, ribadisco, va totalmente ripensato.

Il discorso sull'autonomia richiede però qualche ulteriore riflessione. Il gruppo di estensori della proposta di legge (più di 70 comitati sparsi nella penisola che hanno coinvolto nella discussione circa 5000 persone tra docenti, ATA, genitori, studenti, cittadini e cittadine) è un gruppo trasversale e variegato per estrazione ed orientamento politico e sindacale. Ovvio che all'interno di questo gruppo, sulla questione dell'autonomia, ci siano sensibilità molto differenziate e in qualche caso molto distanti. Volendo arrivare in fondo all'estensione della proposta, noterai che l'autonomia è la grande assente - e qualcuno ce l'ha fatto anche notare - però non troverai neanche mezza parola contro l'autonomia, a meno che tu non voglia lasciarmi intendere che intervenire su una nuova formulazione della figura del capo di Istituto voglia dire cancellare l'autonomia. Certo però, io credo che possa essere giunto il momento, a 10 anni dall'avvio della sua sperimentazione, di una riflessione critica dell'autonomia scolastica, cercando di capire tutti insieme cosa ha funzionato per implementarlo, cosa non ha funzionato per correggerlo e, alla luce della realtà circostante in continua evoluzione, darsi compiti di sviluppo per il futuro. Il tutto in modo molto laico senza linee del Piave da difendere o Bastiglie da prendere.

Sull'ultima affermazione che fai, poi, gli estensori della proposta hanno mostrato di essere unanimemente contrari: non potevamo accontentarci di chiedere non "alcune" ma addirittura "poche" cose e per di più concretamente realizzabili: per il poco e il concretamente realizzabile bastano i docenti, gli studenti, i genitori, che da anni si arrangiano a fare quel che possono col poco che hanno a disposizione, noi abbiamo pensato alla scuola della Repubblica, basata sui principi sanciti - e spesso purtroppo disattesi - dalla Costituzione. Questa è un'altra cosa.

E poi, l'abrogazione della legge Moratti fa parte di quel poco? È concretamente realizzabile? Per te forse no, noi invece abbiamo deciso che non smetteremo di chiederlo e lo continueremo a fare nel modo più responsabile possibile, proponendo una scuola diversa ad esempio, che si fondi sulla condivisione e la costruzione partecipata delle decisioni, proprio come abbiamo fatto.

Francesco Mele

PS: ti consiglio di leggerti la relazione introduttiva alla proposta di legge. In essa, più che nel testo della legge, troverai le motivazioni che ci hanno portati alle scelte contenute nella proposta di legge e forse, dico forse, ci tratterai con un po' più di rispetto, senza necessariamente essere d'accordo con noi.

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