Contro la rimozione della lapide in memoria di Pinelli
Un gruppo di intellettuali milanesi - 31-03-2006
APPELLO

Alcuni giorni fa l'amministrazione di destra del Comune di Milano ha fatto rimuovere la lapide commemorativa che in piazza Fontana ricorda Giuseppe Pinelli ucciso innocente nei locali della questura di Milano.

La morte di Giuseppe Pinelli, avvenuta il 15 dicembre 1969, tre giorni dopo la bomba neofascista del 12 dicembre alla Banca dell'Agricoltura (diciassette morti e cento feriti), è alla radice della presa di coscienza di molti fra noi che la strage era di Stato, secondo la diagnosi di un libro anticipatore. Quella morte accidentale, come la chiamò una coraggiosa commedia di Dario Fo e Franca Rame, ha aperto a tutti noi una finestra sulla strage, per citare il titolo dell'altrettanto coraggioso libro-inchiesta di Camilla Cederna. È vero che nel 1975 il giudice istruttore Gerardo DAmbrosio, oggi candidato nelle liste del centro-sinistra, chiuse per sempre quella finestra dal punto di vista giudiziario, archiviando come malore la morte in questura di un uomo, che, in stato di fermo illegale dopo settantasette ore di vessazioni e pressioni, era (o era stato) precipitato dalla finestra-balcone di un ufficio affollato di poliziotti; ma la finestra sulla strage spalancata da quella morte accidentale non si è mai chiusa nelle coscienze democratiche. La lapide di piazza Fontana, posta nel 1977 [1] con la firma gli studenti e i democratici milanesi, rappresenta questa consapevolezza da trent'anni, stando sotto gli occhi di tutti e denunciando gli infiniti casi analoghi di giustizia non fatta, di continuità fra lo stato fascista e quello repubblicano, di non attuazione della Costituzione.

Come era prevedibile, nel pieno di una campagna elettorale della destra aggressiva e minacciosa, dopo che a Milano si sono svolte impunemente prima una manifestazione neonazifascista e poi una dominata dai neofascisti, purtroppo con la partecipazione anche di rappresentanti del centrosinistra, ora l'amministrazione del Comune di Milano, dalla decisiva componente neofascista, prosegue nell'insulto alla memoria storica democratica, cercando di cancellarne un elemento essenziale e forse di provocare reazioni che giustifichino risposte repressive. La destra ha paura di perdere le elezioni, e a Milano in particolare teme ciò che ricorda i suoi legami con la strage di Stato; ma conta anche sul fatto che il centrosinistra sta sempre più abdicando alla memoria storica di opposizione.

Chi come noi sente tutt'altro che sorpassato, e anzi oggi ancora più urgente, l'impegno intellettuale del pensiero critico come scelta etica e politica, avverte il dovere di ribadire ad alta voce non la verità giudiziaria, che ci è stata negata per sempre, ma quella morale e storica sulla morte di Giuseppe Pinelli ucciso innocente nei locali della questura di Milano. Questa verità (Pasolini scriveva io so chi sono i colpevoli) è parte integrante della verità sulla strage di Stato, punto di passaggio ineludibile e rivelatore della nostra storia recente.

Tutto il centrosinistra, che chiede il nostro voto per porre fine al governo Berlusconi, deve dimostrare anche in questa occasione di meritare tale voto, attraverso un comportamento coerente con la Costituzione, che ha nella memoria storica antifascista il proprio fondamento.

Roberto Signorini, Milano

Carla Albert, Milano

Davide Argnani, Forlì

Isabella Balena, Milano

Dante Bellamio, Milano

Nadia Bruscolini, Rimini

Gabriella Buora, Milano

Barbara Caldarini, Teatridithalia, Sez. ANPI Curiel Milano

Daniela Campiotti, Milano

Paola Ceragioli, Milano

Nicoletta Chizzoli, Milano

Ivan Ciceri, Milano

Fernanda Core, Milano

Marina De Meo, Milano

Emilio De Tullio, Milano

Riccardo Di Vincenzo, Milano

Adriano d'Ottavio, Milano

Daniele Faverzani, Milano

Federico Ferraris, Milano

Gigliola Foschi, Milano

Adriana Guerriero, Milano

Michela Gusmeroli, Treviso

Gianmario Lucini, Piateda (Sondrio)

Claudio Marra, Bologna

Lea Melandri, Milano

Alfredo Montagliani, Milano

Michela Montagner, Teatridithalia, Milano

Roberto Mutti, Milano

Daniele Nozzoli, Milano

Silvia Paoli, Milano

Bianca Pividori, Sez. ANPI Curiel, Milano

Elena Polenghi, Orta San Giulio (Novara)

Nino Romeo, Milano

Riccardo Santangelo, giornalista, Milano

Diana Sartori, Teatridithalia, Milano

Ivano Tajetti, Sez. ANPI Barona, Milano

Elisa Tallone, Milano

Alfredo Tamisari, Milano

Maria Luisa Tornesello, Milano

Franco Vaccari, Modena

Roberto Vanin, Treviso


Nota a margine di gp - Poiché le date indicate per la posa della lapide commemorativa non coincidono forse vale la pena ripristinare - anche in questo caso - la verità storica.

Una prima lapide fu posata - da un piccolo gruppo di studenti del "Circolo Ponte della Ghisolfa" - nel 1976 e fu, quasi subito, distrutta e rimossa da mani ignote.

La posa della seconda lapide è avvenuta - il 16 dicembre 1977 - al termine di una manifestazione studentesca.

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 Laura Tussi    - 31-03-2006
I morti e i feriti della strage di Piazza Fontana, lo stesso Giuseppe Pinelli, furono le vittime sacrificali di un sistema di violenza, di sangue per rimanere in piedi a dispetto della storia. Questa come tante altre stragi della Storia d'Italia costituiscono un insostituibile tassello per ricostruire il mosaico della verità, per testimoniare la volontà di pace e la coerenza degli eventi. L'intreccio della P2, questo autentico corpo di Stato, in odore di colpo di Stato era già attivo in questa strage. Quelle connivenze, quegli uomini, li abbiamo sempre poi visti sul palcoscenico nazionale, con qualche fuoriuscita per morte naturale e non, e nuovi ingressi per meriti di carriera. Sono un caposaldo della nostra Storia. Per questo motivo dobbiamo riuscire a trasmettere gli eventi, la verità alle giovani generazioni perchè portino avanti gli ideali di coerenza, di verità e di pace nella Storia.