breve di cronaca
Ribellarsi all'Invalsi non è reato
www.cespbo.it - 23-03-2006
La strategia dell'intimidazione contro chi si è opposto in autunno alle prove Invalsi è giunta fino al punto di sondare la possibilità di incastrare a livello penale gli insegnanti obiettori, infrangendosi infine miseramente contro il muro della procura della repubblica di Bologna che ha dovuto ribadire per ben due volte nel giro di pochi mesi che dai fatti presentati non "emergeva alcun elemento che consentisse di configurare una specifica ipotesi di reato ed esulando ogni penale rilevanza" ne ha disposto l'archiviazione.
Un muro però lo hanno davvero abbattuto, quello del ridicolo. La storia presenta infatti, accanto ad aspetti inquietanti, non pochi tratti comici. Ripercorriamone brevemente le tappe.
Il 2 dicembre, al termine dello svolgimento delle prove, escono le roboanti dichiarazioni stampa della dirigente dell'ufficio scolastico regionale:
«Fino all'anno scorso non abbiamo fatto nulla, ma quest'anno le cose cambieranno». L´obiezione di coscienza contro i test Invalsi, infatti, «può essere considerata come interruzione di pubblico servizio» in quanto è «un tentativo di opporsi a una legge dello Stato» e può avere conseguenze «anche penali». (La Repubblica - Bologna - 2 dicembre 2005).
Una minaccia come un'altra, su cui magari ridere sopra. E invece no. Sempre in data 2 dicembre 2005 il Dirigente scolastico della scuola Rodari-Jussi di S.Lazzaro di Savena (BO) - presumibilmente sotto la regia dell'Ufficio scolastico regionale - presenta un esposto formale alla Procura della Repubblica del tribunale di Bologna in cui espone tutta la vicenda relativa alla somministrazione delle prove invalsi nella sua Scuola. L'intento è evidentemente quello di denunciare coloro che ne avevano ostacolato l'esecuzione dichiarandosi obiettori di coscienza.
Passano solo pochi giorni quando, in data 7 dicembre 2005, il Procuratore della Repubblica dispone l'archiviazione del caso.
Ma non finisce qui.
L'Ufficio scolastico regionale scalpita e tramite l'Ufficio legale, contenzioso e disciplinare chiede al CSA di sapere "quali misure di natura disciplinare siano state intraprese a carico dei docenti individuati nell'esposto (alla Procura) per il grave atto di insubordinazione (sic) dagli stessi posto in essere in occasione della obbligatoria somministrazione delle prove INVALSI".
E il CSA scrive alla Dirigente, la Dirigente risponde, il CSA a sua volta trasmette all'Ufficio scolastico regionale e così via ma, ciò che è più importante, tutto viene recapitato anche sul tavolo del Procuratore che deve aver pensato qualcosa come " Ma di che stanno parlando? E soprattutto cosa vogliono ancora da noi? ". Chiede quindi, siamo ormai a fine febbraio di rispedirgli tutti gli atti. E il CSA cortesemente risponde: un plico di decine e decine di pagine con le ultime novità pervenute in procura il 10 marzo.
Il giorno successivo, letti gli ulteriori documenti e ricordando che già in dicembre fu disposta l' archiviazioneil Procuratore prende atto che " non emergono elementi per una diversa determinazione e dispone l'allegazione agli atti già inviati in archivio "
E speriamo che 'stiano capiti'.

Non pensavamo che arrivassero a tanto, se non altro per non esporsi così grossolanamente al pubblico ludibrio. Sono gli stessi, questi dirigenti, che fino a poche settimane fa brandivano la scure del portfolio e della scheda di valutazione ministeriale agitandola minacciosi rispetto alle aree di dissenso nelle scuole (la legge è legge!). Sbugiardati allora dalla sentenza del Tar del Lazio, oggi dal provvedimento della procura della Repubblica.
Evidentemente l'accanimento con cui i dirigenti di vario livello hanno condotto la loro battaglia era orientato dalla necessità di trovare dei colpevoli e delle punizioni esemplari. Obiettivo immediato era colpire chi ha osato comportarsi in modo coerente con le proprie idee e il proprio senso civico e non come un suddito; chi non si piega a considerare legittimo sempre e comunque ciò che proviene dai suoi superiori, ma obiettivo più generale era certamente colpire, attraverso di loro, tutti coloro che in questi anni, a livelli diversi hanno ostacolato l'applicazione della Riforma scolastica.

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