breve di cronaca
Tredicenne fugge per la fidanzata virtuale
La Stampa - 20-05-2001
di Gianfranco Quaglia
NOVARA L’amore al tempo delle mele, o ai tempi di Internet. Metti l’una e l’altra stagione insieme e la sceneggiatura è assicurata. Ma la storia di Fabio e Angela, 13 anni entrambi, è autentica e non uscita da un film. Una «love story» nata attraverso le e-mail, chattando tra Arezzo e Omegna, sul Lago d’Orta. Con un finale struggente e melanconico, sull’onda della cronaca e del batticuore: lei che attende invano sotto la pensilina di una stazione ferroviaria, le tempie che pulsano per l’emozione e l’ansia del primo incontro, lui bloccato dalla Polizia ferroviaria a pochi chilometri di distanza, sul treno in corsa dopo aver percorso più di 400 chilometri per incontrare una coetanea conosciuta «chattando» su Internet.
Arezzo, venerdì, le 13. La madre di Fabio è davanti a scuola e attende inutilmente il figlio, che frequenta la seconda media. Ma non s’è visto neppure in istituto e la mamma corre a casa. Un dubbio l’assale e, purtroppo per lei, trova conferma: dall’armadio mancano alcuni indumenti. Corre al video-terminale, apre la posta di Internet e a quel punto, controllando i messaggi arrivati al suo piccolo Fabio scopre tutto: una scappatella. Orchestrata e preparata da settimane, con l’amichetta del cuore che abita in Piemonte. La donna dà l’allarme, informa la polizia di Arezzo che immediatamente dirama fonogrammi e allerta i colleghi del Nord-Italia. In particolare le sedi Polfer collocate lungo il presumibile percorso seguito dal ragazzino. A quell’ora Fabio, con il suo zainetto colmo di vestiti per il cambio, sta viaggiando da Firenze verso Milano. Il programma è stato concordato via e-mail: l’incontro nel pomeriggio, poi un «weekend» da trascorrere con l’amica del cuore, forse a casa di lei. Il biglietto ferroviario acquistato ad Arezzo segue la tratta Firenze-Bologna-Milano-Verbania.
Ed è nel capoluogo del Verbano Cusio Ossola, sul Lago Maggiore, che dovrebbe avvenire l’abbraccio, il primo bacio. Nella piccola stazione di Fondotoce inondata dal sole del tramonto a due passi dal lago, Angela è seduta in fondo al binario, sulla panchina. L’altoparlante ha già annunciato l’arrivo del treno Milano-Domodossola, mancano pochi minuti alla fermata. Da quell’Intercity non scenderà mai il suo Fabio.
La polizia ha lavorato con intensità tutto il pomeriggio, diramando segnalazioni con la descrizione del ragazzino, che è riuscito a passare inosservato sino ad Arona. Ma le pattuglie speciali della Polfer stanno setacciando tutti i convogli: eccolo Fabio, con il suo zainetto, nel corridoio di una carrozza, proprio in vista del Lago Maggiore. La descrizione corrisponde, gli agenti si avvicinano: «Tu sei Fabio... vieni, la tua mamma ti cerca...». Negli uffici della Polizia Ferroviaria di Arona il ragazzino racconta la sua storia, il comandante telefona ai genitori di Arezzo e li tranquillizza. Ma Fabio ha una preoccupazione: la sua Angela, che da ore lo sta aspettando.
Altra telefonata alla Polfer di Verbania, che invia poliziotti sul binario 2 della stazione di Fondotoce. Il Milano-Domodossola è già transitato, Angela ha gli occhi bassi che a stento trattengono le lacrime. E’ la fine di un amore acerbo e limpido, nato cresciuto e nutrito sull’onda della e-mail. No, piccola Angela, lui non ti ha fatto il bidone, non è proprio colpa sua. Ha un tuffo al cuore quando si sente chiamare e si gira: i due agenti le si avvicinano e l’accompagnano in ufficio, anche lei racconta tutto e si sfoga. Era arrivata da Omegna nel primo pomeriggio per quello che sarebbe stato il primo appuntamento della sua vita. Neppure i genitori di lei sapevano della scappatella, e quando ricevono la telefonata dalla Polfer rimangono senza parole.
Si cresce in fretta a 13 anni, forse troppo per essere capiti dai genitori che ti vogliono ancora bambini. Adesso Angela e Fabio sono già a casa. I genitori del ragazzo sono partiti nella notte dalla Toscana e saliti sul Lago Maggiore in auto, per recuperare il loro figliolo. Per la fidanzatina il ritorno a casa è stato più veloce. Nell’era di Internet l’amore digitato brucia quello epistolare. «Ma alla fine li avete fatti incontrare?» chiedono i giornalisti alla Polfer di Arona. «Non è nostro compito» ribatte l’agente. Restituiti ai genitori, come vuole la legge e la prassi. Che non ubbidiscono al cuore. Neppure a Internet.



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