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Scene di odio a Sassuolo
L'Unità - 03-03-2006

La scena è otto volte orrenda.

Una volta perché l'uomo pestato a sangue è ubriaco, non sta in piedi, basta uno spintoncino e va giù come un birillo, allora perché pestarlo in tanti?
Una seconda volta perché è un extracomunitario, lo si sapeva fin da subito, han chiamato i carabinieri dicendogli: "Venite, c'è un marocchino ubriaco, sfascia tutto".
La terza volta perché a pestare con pugni e calci sono carabinieri, due in divisa, uno in borghese: e i carabinieri sono la Legge, lo Stato, quindi qui è la Legge, lo Stato che picchia un uomo indifeso, incapace di reggersi in piedi.
La quarta aggravante perché l'uomo picchiato è nudo: s'è spogliato lui, è in mutandoni bianchi, e dunque pestandolo pesti la carne spoglia, vai direttamente sulle costole, ne senti lo schiocco. Il filmato trasmesso in tv è diviso in due tempi. Nel primo tempo il marocchino è attorcigliato a terra, viene colpito con pugni e calci, tirar calci a un uomo caduto a terra fa parte di un istinto primordiale, l'uomo civile lo riscopre in guerra (o nel lager).
Ogni uomo è tuo nemico. Se il nemico cade, colpiscilo prima che si rialzi, colpiscilo perché non si rialzi. E questa - la riscoperta degli istinti arcaici - è la quinta aggravante. Perché questa riscoperta la fa la Legge, lo Stato. Nel secondo tempo il marocchino è in piedi, forse l'han tirato su, qualcuno lo tiene fermo e intanto uno lo colpisce, ci volta le spalle, vediamo il braccio destro che rotea in aria per prender forza, poi viene scaricato dall'alto in basso, e il pugile che lo scarica fa un saltino, per dare al pugno più violenza.
E questa è la sesta aggravante, la gragnola di colpi su un uomo in ko. La scena dei pugni con saltino dura tanto a lungo che il nostro cervello fa in tempo a formulare un pensiero: "Questo è odio, odio personale. E questa è la settima aggravante.
L'ottava, l'ultima che vediamo, è la più lugubre: l'uomo è di nuovo a terra, stramazzato, e uno dei carabinieri balza sopra il suo corpo, a piedi giunti. Non si vede bene, tutto il filmato è confuso, girato in fretta, di nascosto. Se qualcosa fosse meno grave di quanto ci è parso, saremmo i primi a esserne contenti. Lo dico in piena coscienza. Nostro massimo desiderio sarebbe che il filmato fosse tutto inventato. Ma purtroppo anche il Comando dei Carabinieri sa che è buono, e ha provveduto a punire immediatamente col trasferimento i militi protagonisti.
Ed ecco la coda velenosa dell'argomento: gli italiani residenti nel quartiere (siamo a Sassuolo, in provincia di Modena, la capitale delle piastrelle) han sottoscritto una petizione per chiedere che i carabinieri non vengano puniti, facevano quel che facevano per fermare la criminosità della zona, l'invivibilità, che rovina l'esistenza di tutti. Il marocchino pestato è un clandestino. Ma la zona è piena di extracomunitari regolari, i quali pure si sentono danneggiati dalla criminosità che detta legge.
La tentazione da respingere è quella di stare con una parte, contro l'altra. Se quello è un irregolare malavitoso (ripeto: se), non va massacrato, va espulso, che per lui è anche peggio. Se i carabinieri son pronti a metterci tanto impegno per bonificare le aree di loro competenza dalla criminosità, devono avere mezzi e leggi, non andare nel corpo a corpo, a farsi una giustizia tribale. Non vanno usati come barriera umana, a scaraventare il loro corpo contro il corpo dell'illegalità. Qui il gesto più saggio, più utile, più moderno, l'ha compiuto il marocchino che ha filmato la scena col suo cellulare, e ha mandato il filmatino alla stampa. Son passati dieci giorni, ed ecco, sappiamo tutto. Se non sapessimo niente, poteva anche succedere che tutto venisse coperto. Invece sappiamo, e scoppia lo scandalo, e la giustizia non può più fermarsi. Perché la giustizia non è la Giustizia. Siamo noi. Sono gli articoli, compreso questo.

Ferdinando Camon


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 dal sito dell'Aduc    - 19-03-2006
QUANDO IL RAZZISMO SI SFOGA ATTRAVERSO LE DIVISE E I TELEGIORNALI

Firenze, 1 Marzo 2006.

Abbiamo assistito al video shock di un uomo che veniva pestato a sangue da parte di tre esponenti delle forze dell’ordine. La scena: il soggetto del tutto inerme, privo di capacita' di reazione, viene colpito in modo continuativo, sbattuto a terra, calpestato sotto i salti dell’agente di pubblica sicurezza. Il tutto viene filmato e divulgato, nonche' portato alla Procura della Repubblica. In un'altra epoca, forse futura, cio' avrebbe destato sdegno, ripulsa, sete di giustizia nei confronti degli aggressori che con inusitata, bestiale perche' inutile violenza (l’uomo era gia' immobilizzato) avrebbero subito l’ovvio biasimo di ogni comune delinquente. Altrettanto avrebbero fatto i mass media, nel riportare la notizia.
E invece no: nella nostra epoca il ragazzo non e' italiano, e' straniero. Ma non straniero e basta, straniero straniero: marocchino. E allora si erge un grido di incoraggiamento alle forse dell’ordine che lo malmenano, raccolta firme (!!) per la polizia. Questi i messaggi dei giornali: “le forze dell’ordine non hanno nulla da nascondere” (sorridiamo di questa affermazione, evidentemente vera: gli agenti sono stati infatti beccati in flagranza di reato!!!...); “un paese intero si schiera a fianco delle forse dell’ordine”; “il marocchino era un pluri-pregiudicato…” e altre affermazioni messe in bocca a gente per la strada del tenore “loro ne prendono tante, fanno bene a dargliele una volta ogni tanto”. A questo abbiamo assistito ieri, attraverso - e proprio grazie - ai nostri organi di informazione. Inutile dire che tutto ciò rappresenta la morte di una civilta' di diritto, dove la giustizia spetta ai tribunali e l’”ordine” non sconfina dalla legittima difesa, trasformandosi in violenza. Inutile anche dire come la violenza avvallata e difesa dalle istituzioni rappresenti un deplorevole precedente che darà luogo, in angoli non filmati delle citta' italiane, ad altrettante violenze, stavolta nascoste e silenziose.
E’ grave che ad una violenza cosi' evidente si risponda solo con giustificazioni di tipo razziale, come se chi fosse pluri pregiudicato avesse - di diritto - come prima pena (pre-processuale) le botte e i salti sulla schiena di un peso massimo delle forze dell’ordine!
Morale della favola: il pestato ha torto, i pestanti hanno ragione. Non credete che tutto cio' sia diametralmente opposto alla civilta' di diritto che da secoli proviamo a costruire? Che si sia fatto un brutto tuffo in un’epoca storica che credevamo di aver rinnegato con la Costituzione della Repubblica del 1948? Non crediamo che gli italiani non siano rimasti insensibili e disgustati dalla real tv di ieri. Purtroppo però, pare che la ragion di stato prevalga nel messaggio che ci rifilano i mass media, al pari dei peggiori regimi autoritari.

Claudia Moretti, legale Aduc