dall'Unità - 02-03-2006 |
Commissione sull'uranio impoverito, l'Unione: «Relazione insoddisfacente» Conclusioni insoddisfacenti e illogiche. Insomma: tutto da rifare. O quasi. Si è conclusa di fatto con una bocciatura da parte dell’opposizione la relazione della Comissione d’Inchiesta del Senato sull’uranio impoverito e sulla cosiddetta «Sindrome dei balcani». Mentre la maggioranza ha votato compatta l’ok alla relazione finale, i senatori Malabarba (Prc), De Zulueta (Verdi), Forceri (Ds), Pagliarulo () e Rotondo (Ds) si sono astenuti. «L'unione deve assumere fin da ora l'impegno di costituire una nuova commissione bicamerale di inchiesta all'inizio della prossima legislatura – ha sottolineato il verde Bulgarelli - con l'obiettivo di arrivare alla verità e di garantire giustizia ai militari che si sono ammalati e alle loro famiglie». E sono state proprio le famiglie dei militari colpiti da neoplasie al polmone e ai reni al ritorno dalle missioni dal Kosovo e dai Balcani, che martedì hanno preso parte ad un lungo sit in davanti a palazzo Chigi, per chiedere un incontro al governo. Tra loro i familiari di Andrea Antonaci, Adolfo Corrado Di Giacobbe, Luca Sepe, Salvatore Vacca: alcuni dei 44 militari italiani morti di cancro al rientro in Italia dal 2000 ad oggi. Tutti «uccisi dall’uranio impoverito - denunciano i loro familiari–perché nessuno li ha mai avvertiti della necessità di prendere precauzioni per lavorare a contatto con questo metallo». Già per martedì si attendeva il voto della Commissione d’inchiesta ma poi, in tarda serata, la decisione di rinviare a mercoledì. «La mia impressione è che la maggioranza voleva prendere tempo –è stato il commento di Tana De Zulueta (Verdi) senatrice in Commissione- noi comunque abbiamo cercato una mediazione e proposto una decina di emendamenti per rendere il testo più incisivo». Il testo portato dal centrodestra in seduta escludeva infatti a priori le responsabilità dell’uranio impoverito sulle morti dei militari italiani. «Ci sembrava troppo assolutoria la formula scelta –commenta Lorenzo Forcieri (Ds) vice presidente della Commissione- va bene che mancano ancora degli elementi, ma le denunce e i casi di morte ci sono, troppi per essere solo casualità». Insomma alla fine quello che viene fuori sull'uso dell'uranio impoverito dalla relazione della commissione votata mercoledì è una sorta di "assoluzione per insufficienza di prove": l'uso di munizioni non ne esce certo indenne, perchè, spiega la relazione, c'è «l'ipotesi di un ruolo indiretto dell'uranio impoverito nel promuovere le patologie oggetto di valutazione». Un ruolo indiretto, dunque un'accusa non piena. Stesso può dirsi per quel che accade nei poligoni sardi, dove privati testano munizioni avvalendosi solo di autocertificazioni per dichiarare che non contengono uranio impoverito. Nella relazione si rileva che esiste un «rischio significativo per la salute riconducibile in quanto tale all'uranio impoverito», però pongono dei limiti concreti a tale rischio. Il rischio «sembra doversi circoscrivere- si legge infatti nella relazione- ai soli soggetti che abbiano potuto inalare direttamente l'aerosol che si sviluppa con l'impatto di proiettili a uranio impoverito». Dubbi più che risposte insomma da questa relazione. «Eppure degli studi epidemiologici validi esistono –spiega Stefania Divertito, giornalista professionista e autrice di un libro Uranio. Il nemico invisibile, con il quale ha vinto nel 2004 il premio Cronista dell’anno- ma in America: non è molto difficile andare a trovarli e leggerli. Gli americani studiano da prima di noi gli effetti che questo metallo ha sull’uomo, perché ne hanno fatto un uso più massiccio e calcolato». L’uranio impoverito è un metallo pesante, usato tanto in campo civile quanto militare, visti i suoi costi bassissimi e il suo potere energetico. Su internet siti specializzati informano sul suo utilizzo. E’ innocuo negli usi domestici, nocivo se soggetto ad esplosione. Esattamente l’utilizzo che ne viene fatto in combattimento. Usato per fabbricare proiettili e bombe, quando l’uranio impoverito esplode, raggiunge temperature altissime. Chi è nei dintorni non ha scampo, perché respirarlo equivale ad ingerire veleni per il corpo umano. Ma i nostri soldati non hanno partecipato ad operazioni di combattimento, solo a quelle di ricostruzione e di bonifica. La questione, dunque, è un altra. Prende piede l’ipotesi che l’uranio impoverito contagi anche i luoghi in cui avvengono le esplosioni diffondendo nano-particelle dannose se respirate, che tra l’altro si spostano con facilità grazie agli agenti atmosferici. Ipotesi che trova un sostegno nelle ricerche condotte dalla dottoressa Gatti del policlinico di Modena, la quale negli ultimi anni ha esaminato con particolari esami masse tumorali di militari defunti e in tutti ha riscontrato la presenza di uranio, ferro, zinco. Materiali usati per la fabbricazione delle bombe all’uranio impoverito. «Non dimentichiamo inoltre che anche sulle bonifiche effettuate nei luoghi bombardati ci sarebbe da discutere: queste vengono realizzate con la tecnica del fornello –spiega Forcieri- cioè fosse scavate nel terreno in cui vengono buttati tutti i residui bellici e poi fatti esplodere». Nell’attesa che alla fine si faccia chiarezza sul capitolo uranio impoverito si continuano a moltiplicare le storie dei soldati morti o colpiti da tumori le storie. Quella di Roberto Mirabella è fortunatamente a lieto fine. Impegnato in Kosovo per diversi mesi, il suo compito era trasportare viveri nei diversi siti militari. Ha scoperto di essere malato di cancro ai polmoni ad un anno dal suo rientro, per puro caso. E’ stato il comando stesso dell’aviazione a contattarlo per chiedergli di sottoporsi a visite specifiche dopo il boom dei casi di linfomi nell’arma. Roberto attraversava «con il camion ogni giorno zone che non erano ancora state bonificate –ci spiega- toccavo tre siti che erano stati bombardati dagli americani con armi all’uranio, tra cui una caserma dell’esercito serbo». Salvatore Antonaci, invece, è il padre di Andrea Antonacci, militare della settima divisione dell’Esercito, morto di cancro a ventisei anni nel 2000. Andrea aveva prestato servizio a Sarajevo dal 1° settembre ’98 al 28 febbraio ’99. I controlli per lui non sono scattati per richiamo dell’arma. Sono stati i suoi familiari ad insospettirsi perché Andrea continuava a perdere vistosamente peso. «Non sono qui per me mio figlio ormai è morto –racconta il padre- ma per tutti quei ragazzi che continuano ad andare in missione senza sapere che rischi corrono. Lo stato maggiore dell’esercito dovrebbe aprire gli archivi e tirare fuori gli scheletri nell’armadio». Intanto l'avvocato Angelo Fiore Tartaglia che patrocina le cause penali e civili delle famiglie dei 44 soldati morti annuncia che «entro giugno arriveranno le citazioni in giudizio per i procedimenti in sede civile». Valentina Petrini |
Da Peacelink - 02-03-2006 |
1 marzo 2006 Sono state approvate oggi le tanto attese conclusioni della Commissione di inchiesta del Senato sull'uranio impoverito. Nella stesura definitiva della relazione finale vengono recepiti alcuni emendamenti proposti dai senatori dell'opposizione. Il senatore della Lega Nord Paolo Franco, presidente della commissione d'inchiesta del Senato sull'uranio impoverito che ha approvato stamane la relazione finale dopo otto mesi di attività, ha dichiarato che "non sono emersi elementi per affermare una responsabilità diretta dell'uranio impoverito" ma ha ammesso che sono state trovate "nanoparticelle che potrebbero essere state prodotte dall'esplosione dei proiettili". E' stata così aperta la strada al risarcimento dei danni subiti dai militari deceduti o ammalatisi per quella che in questi anni è stata definita la "sindrome dei Balcani". La maggioranza ha votato a favore del documento finale e l'opposizione si è astenuta. Leggi qui tutto l'articolo. |
da Rainews24 - 02-03-2006 |
Uranio Impoverito, guerra e bugie Inchiesta - su Rainews24 - di Sigfrido Ranucci - a cura di Maurizio Torrealta Munizioni che utilizzano uranio impoverito "I militari e le istituzioni hanno mentito sui proiettili all'uranio impoverito: la radioattività è molto importante e in grado di generare patologie!". È quanto ha dichiarato a Rai News 24 Bruno Chareyron , il direttore del laboratorio della Criirad (Commission de Recherche et d'Information Indépendantes sur la Radioactivité), istituto indipendente francese per il monitoraggio della radioattività ambientale che è stata fondata nel 1986, quando, dopo l'incidente di Chernobyl, tra il silenzio delle istituzioni, denunciò per prima la presenza di materiale radioattivo negli alimenti. In un'intervista rilasciata all'inviato del canale all news della Rai, Sigfrido Ranucci, il Prof. Chareyron ha mostrato un proiettile che conteneva un penetratrore di pochi centimetri di Uranio Impoverito proveniente dal Kossovo e ne ha misurato la radiottività. I raggi gamma, ha mostrato il direttore del laboratorio francese, hanno passato le tre lastre di piombo e la scatola schermata in cui il proiettile era contenuto, "con una energia pari a 6 mila volte quella irradiata dal sole" - ha detto Chareyron - "gli elementi che compongono l'uranio impoverito hanno nella terra un'attività pari a circa 2000 becquerel per chilogrammo, ma nel proiettile noi abbiamo un concentrato di uranio impoverito e l'attivita è pari a 40 milioni di bequerel per chilogrammo". Il direttore del laboraorio francese ha mostrato, all'inviato di Rai News 24, anche delle piastrelle per cucina, bicchieri di vetro colorati, e monili che sono stati lavorati con colori contenenti polveri di uranio impoverito. Anche i colori con cui i bambini lavorano le ceramiche nelle scuole contengono uranio. • * * * * L'inchiesta raccoglie anche la testimoniannza di Gerald Darren Matthew, ex militare della Guardia Nazionale Usa impegnato tra l'aprile e il settembre 2003 nell'Iraq meridionale, nelle zone di Nassiriya e Samawah. Nelle urine del militare, colpito durante e dopo le operazioni militari da molti e gravi disturbi fisici, è stato rintracciato uranio impoverito. Gerald Darren Matthew ha avuto una figlia, concepita subito dopo il suo rientro dalle zone di guerra, che è nata nel 2004 con gravi malformazioni genetiche: la sua mano destra è priva di tre dita. Vai a Rainews24 per visualizzare il filmato. Per la crudezza delle immagini se ne sconsiglia la visione a soggetti facilmente impressionabili. (Red) |