Conoscere è crescere
Redazione - 13-02-2006
Segnaliamo per conoscenza dalla Fabbrica del Programma:




Dal Programma dell'Unione 2006-2011
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 da Tuttoscuola news    - 13-02-2006
"Se la nostra analisi e' corretta, questo significa che parte della riforma Moratti potrebbe restare in vigore, eventualmente modificata.
Anche perche', per la verita', scorrendo le sette fitte pagine “scolastiche”, vi si ritrovano proposte in qualche modo e misura compatibili con alcuni aspetti della politica scolastica sviluppata da Letizia Moratti nel suo quinquennio, dal mantenimento della scuola di base di otto anni alla maggiore flessibilita' e personalizzazione dell'offerta formativa.
Dove compare una discontinuita' davvero “radicale” e' sul secondo ciclo, perche' il documento programmatico dell'Unione propone di “elevare l'obbligo di istruzione gratuita fino a 16 anni (primo biennio della scuola superiore)”, rinviando l'eventuale scelta della formazione professionale o dell'apprendistato a 16 anni. Confermato l'obbligo formativo fino ai 18 anni, assolvibile in entrambi i canali.
Per quello professionale si propone un “sistema nazionale di qualifiche professionali”, che verrebbero conseguite non nei trienni sperimentali varati dalla Moratti in uscita dalla terza media ma in percorsi almeno biennali dopo i 16 anni.
Resta confermata la durata quinquennale della scuola secondaria superiore, e si propone il ripristino di commissioni d'esame “prevalentemente” esterne.
Sulla formazione iniziale dei docenti si affacciano proposte almeno in parte compatibili con quelle contenute nel decreto legislativo 227/2005 sulla formazione. Confermato infine il Servizio nazionale di valutazione, ma - particolare essenziale - in forma indipendente dal MIUR.
Tranne che sul biennio iniziale del secondo ciclo, si tratta di proposte che non azzerano il quinquennio morattiano, e sembrano guardare piu' avanti che indietro, a “prima” della Moratti."


 Carmelo Ialacqua, edublog.it    - 15-02-2006
Un'enorme delusione, questo programma, che non affronta i problemi reali della scuola, preoccupandosi soltanto di assicurare una continuità con il passato.
Il dramma è proprio questo: negli ultimi 10 anni si è di fatto puntato alla "grande riforma", che consisteva nell'impilare blocchi di anni tra scuole inferiori e scuole superiori, secondo schemi di tipo calcistico. Mai alcun riferimento a come si insegna ed al dove si insegna, che sarebbero poi i punti fondamentali di una vera riforma. Nessun piano serio nazionale di edilizia scolastica; nessun piano serio di ammodernamento capillare delle metodologie didattiche. Ma soprattutto: nessuna idea vera su come ridisegnare la figura del docente, in maniera tale da incentivare chi vuole realmente lavorare ed innovare.
Un'enorme delusione, dicevo; ma in realtà una conferma: le classi dirigenti del paese sono vecchie, sia anagraficamente che mentalmente: Ma per sventare la "fine della scuola", come paventato in un recente rapporto dell'OCSE, bisognerebbe incidere con coraggio e guardando molto lontano, oltre la data fatidica del 2015: il crollo dei nostri sistemi scolastici!