Anna Pizzuti - 07-02-2006 |
Cara Sandra, ho espresso anche io, più volte, forti preoccupazioni rispetto a quello che potrà accadere dopo il 9 aprile; non al momento della lettura del programma dell’Unione, ma seguendo passo passo i segnali che è stato possibile cogliere in questi anni. Il documento del “buon senso” ad esempio e le varie dichiarazioni di modificabilità, ma non di abrogabilità della riforma. Insieme – per contro - all’impegno alla “cancellazione” che – se pure faticosamente - era stato preso durante il congresso dei Democratici di Sinistra ed alla dichiarata volontà abrogativa presente nei documenti congressuali della FLC. Le preoccupazioni derivavano – e derivano – non solo dai contenuti o dal contrasto tra documenti e valutazioni, ma dalla sensazione che non si sia colto, fino in fondo, quanto di diverso – in termini di difesa e di lotta – è venuto maturando nella scuola, in questi quattro o cinque anni. Una specie di binario con vari scambi ed incroci, lungo il quale si sono mosse, da una parte la ri/scoperta di un senso forte della scuola sedimentato negli anni passati: da Don Milani a tutta una serie di “ordinamenti” che avevano costruito una scuola certo non perfetta, ma dentro la quale cura ed innovazione si intrecciavano con una sorta di ampia “continuità progressiva”, dall’altra la consapevolezza che tutti i contenuti della riforma Moratti ed i modi in cui è stata costruita/imposta, corrispondessero ad un disegno complessivo che con quella scuola hanno ben poco a che fare. L’immagine del binario non è causale: mi è venuta in mente non tanto pensando a due linee che non si incontrano, ma per darti l’idea di qualcosa che procede senza interrompersi e, procedendo si costruisce. Certo, a volte i sussurri – ma anche il silenzio – sono stati più pesanti delle grida, ma siamo stati lì a rintuzzare punto per punto, comma per comma, posizione per posizione la distruzione della scuola. Da qui l’attesa di una posizione che raccogliesse, nei toni e nel linguaggio, prima ancora che nei contenuti, tutto quello che è stato costruito. Scriverla, la parola abrogazione, non avrebbe espresso, secondo me, un’intenzione puramente elettoralistica, ma avrebbe segnato l’inizio proprio di quel “patto per la scuola” di cui pure si parla nel programma. E che, sempre secondo me, per nascere o rinascere deve avere aria pura, intorno. Certo che i punti che evidenzi sono condivisibili, ma la domanda è sempre la stessa: come si attuano “dentro” la riforma non abrogata? Le poche essenziali linee guida si sovrapporranno, si intrecceranno, si incardineranno nella confusione esistente? Le daranno ordine? Sono d’accordo con te sul fatto che non è la lunghezza dei documenti, il problema, e che le idee hanno bisogno di spazio. E che la sintesi è un’arma a doppio taglio. Proprio per questo a me sarebbe piaciuto che fosse stato prodotto più che un programma, una sorta di libro bianco sulla scuola. Diviso in quattro parti. Nella prima un esame, punto per punto, di tutto ciò che ha reso la riforma Moratti irricevibile, nella seconda l’analisi, fondata sull’esperienza e sulla denuncia, degli aspetti delle precedenti riforme che hanno dato anche la minima giustificazione all’operato della destra (e mi riferisco ad un riesame profondo e “laico” dell’autonomia), nella terza un esame altrettanto spassionato e laico di quale sia l’autonomia di cui c’è bisogno nelle scuole. Di come si costruisca veramente “il luogo di responsabilità e partecipazione” nel quale ho creduto e credo anche io. A questo punto la quarta parte avrebbe potuto contenere tutto quello che metti in rilievo, ma non ti sembra che, in questo modo, avrebbe avuto un significato ben diverso? Tralascio poi un piccolo tarlo che mi ronza nella mente da quando sono venute fuori, ancor prima del programma, le varie posizioni dei responsabili scuola dei partiti. Le ho viste piuttosto “scollate” da quelle, ad esempio, dei parlamentari degli stessi partiti che nelle commissioni o nell’aula hanno contrastato la riforma. E il tarlo mi fa chiedere chi è che l’ ha scritta, quella parte del programma, o a chi toccava scriverla. Cara Sandra, c’è un altro punto della tua risposta, che mi tocca molto: quello in cui ti interroghi su come “tenere dentro” ragazzi rispetto ai quali “non si sa più che fare”. Cinque anni persi, su questo fronte, in termini di ricerca, di studio, di creatività, di investimenti veri. Per la scuola tutta, non contro la dispersione. E troppe soluzioni facili o demagogiche. Ma guarda però la risposta: se fosse stato vero che certi ragazzi si tengono a scuola solo con i percorsi integrati con la formazione professionale, questi sarebbero dovuti scoppiare, non i licei. Paradossalmente, la fuga verso i licei costituisce il fenomeno più interessante da analizzare e dal quale ripartire. Perché è il segnale della persistenza di un’idea della scuola come riscatto e come crescita. Uno schiaffo, per il doppio canale, più forte di quello che la politica sia riuscita o riuscirà a dare. Uno schiaffo, però, pagato da una generazione di ragazzi. |
da http://www.dsonline.it/aree/scuola/ - 08-02-2006 |
Per un ulteriore approfondimento sulle posizioni DS rispetto alla riforma Moratti ci viene segnalato il bollettino n.29 (Red). Questo bollettino è interamente dedicato alle questioni relative al "secondo ciclo" dell'istruzione, dopo la pubblicazione sul sito del Ministero dell’Istruzione del Decreto legislativo di attuazione della Legge Moratti in materia (v. bozza DdL con note a fronte curate da Giorgio Sciotto, a pag. 18 del bollettino). L'argomento viene affrontato in modo approfondito dagli articoli di Andrea Ranieri e di Giorgio Sciotto. Indice Andrea Ranieri: “Una risposta chiara e coerente per delineare il futuro della scuola” (pag.2); Giorgio Sciotto: “Secondo ciclo della Moratti” (pag. 4); Lo schema (con note a fronte) del DL concernente la definizione di norme generali relative al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione a norma dell’art. 1 della legge 28 marzo 2003, n.53(pag.18). Il testo ufficiale è consultabile sul sito www.miur.it |
Anna Pizzuti - 12-02-2006 |
Ieri mattina, in occasione della presentazione del programma, parlando della scuola, Prodi ha pronunciato queste parole: "È chiaro che la riforma della scuola, attuata nella legislatura che si chiude, in alcuni dei suoi aspetti andrà radicalmente cambiata". E', evidentemente, la sintesi di quanto si diceva nel programma dell'Unione, sul quale si è acceso un vivo dibattito. Dibattito che sintetizzo (ripetendomi) con la domanda che già in tanti abbiamo posto: come si fa a modificare la legge 53 nelle parti - pur significative -indicate nei documenti programmatici, senza abrogarla? Ieri, però, ascoltando le parole del Professore, mi sono convinta che la prospettiva della domanda vada cambiata. Partendo dalle parole alcuni aspetti. Mi sono chiesta: se sono alcuni gli aspetti che andranno radicalmente modificati, quali sono quelli che il futuro eventuale governo intende mantenere? Credo che questo vada detto, per chiarezza ed onestà. E ancora: se una legge viene "modificata", continua, però, ad essere chiamata con il suo nome. Quindi avremo ancora una riforma della scuola chiamata "riforma Moratti"? Ma un nome, mi dispiace doverlo ricordare, non è solo un nome, come ben sapeva anche Giulietta Capuleti. |
Oliver - 14-02-2006 |
Sono d'accordo che le notizie spesso sono autodistruttive, per cortesia evitiamo di separarci su tutto. Mandiamoli via!!! |