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Marcia di Barbiana 2006
massimo nutini - 30-01-2006
Buon giorno, vi informo che domenica 28 maggio 2006 si svolgerà la quinta marcia di Barbiana; presto sarà pubblicato e diffuso l'appello sul sito www.marciadibarbiana.it.
Anche quest'anno, ci incammineremo "senza bandiere e senza slogan, ognuno col suo passo" per dare più forza a quel movimento pluralista e democratico che esprime passione civile e culturale per migliorare il sistema formativo del nostro Paese.
Per la prima volta, in preparazione della marcia, è stato bandito un concorso che invita, quaran'anni dopo, a rileggere Lettera a una professoressa, per promuovere la riflessione sul pensiero di Don Milani e l'attualizzaione delle sue idee.
Naturalmente tutti i partecipanti al concorso saranno premiati ed una sintesi di tutti i lavori pervenuti sarà parte di una pubblicazione. Alcune classi, inoltre, potranno recarsi a Barbiana, il giorno della marcia, a spese degli organizzatori.
Vedete voi se e come potrete aiutarci a diffondere la notizia di questo concorso.
Vi ringrazio e vi saluto

p. il comitato organizzatore
Massimo Nutini

QUI IL BANDO COMPLETO


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 Pierangelo    - 01-02-2006
Integro le notizie sul concorso, prelevandole da scuolaoggi.org

Lettera a una professoressa, quarant’anni dopo
Concorri a promuovere la rilettura del libro, la riflessione sul pensiero di Don Milani, l’attualizzazione delle sue idee.

Nel giugno del 1966 Enrico, soprannominato il Faina, arrivò a Barbiana portando la notizia che era stato respinto al termine del primo anno della scuola superiore. Enrico aveva raggiunto la licenza media insieme ad un gruppo di ragazzi della scuola di Barbiana e, con alcuni di loro, si era iscritto all’istituto magistrale. Sulla scia del Priore Don Lorenzo Milani, voleva fare il maestro.

Prendendo spunto dalla sua bocciatura iniziò, giusto quarant’anni fa, il lavoro di scrittura collettiva che poi è diventato "Lettera a una professoressa".

Il 'motivo occasionale', che Don Milani aveva sempre visto all’origine dello studio e della ricerca con la ‘tecnica umile della scrittura collettiva’, questa volta riguardava direttamente la scuola italiana. Dopo “L’obbedienza non è più una virtù - Lettera ai Giudici”, un altro straordinario evento culturale e politico.

Il lavoro iniziato dopo la disavventura del Faina sfociò l’anno successivo, 1967, nella pubblicazione del libro che è diventato il manifesto del rifiuto di qualunque forma di selezione e dell’impegno per la trasmissione dei saperi critici.

Dal 2002, per mantenere vivo il messaggio della scuola di Barbiana, il Comune di Vicchio, assieme agli enti rappresentanti i territori dove Don Milani ha operato, organizza, nel mese di maggio, una marcia per il rilancio della scuola per tutti e per ciascuno, per la garanzia dei diritti di cittadinanza sociale di tutte le ragazze e di tutti i ragazzi, per un futuro democratico e civile della nostra scuola pubblica.

Le edizioni della marcia 2006 e di quella successiva saranno dedicate interamente ad attualizzare i messaggi contenuti nel libro, soprattutto la rimozione delle disuguaglianze del sapere in tutto l’arco della scuola dell’obbligo, a cominciare dalla scuola materna.
Non si tratta di una proposta di pura memoria, ma anzi di rilancio di un messaggio di speranza, di impegno culturale e civile.

Ci prepariamo così al quarantesimo anniversario dell’uscita del libro e anche della morte del Priore, che avvenne nel giugno dello stesso anno, 1967.

Dalla pubblicazione di “Lettera a una professoressa”, la scuola italiana non fu più la stessa: un’intera generazione di studenti e insegnanti visse e praticò i valori della scuola per tutti. Questi valori devono essere ancora oggi difesi e praticati. Rileggere ed attualizzare la “Lettera” serve, quindi, a ripensare e a ricostruire il futuro, perché la scuola per tutti è e resta ancora il primo valore democratico dell’educazione e in particolare a rilanciare con forza l’obiettivo prioritario della “Lettera” che è quello di portare tutti i ragazzi a un livello culturale tale da renderli realmente sovrani e partecipi della vita sociale nella società democratica; obiettivo che in tutti questi anni la scuola non ha ancora realizzato.

Per queste ragioni, invitiamo gli studenti, le scuole, gli insegnanti, e i testimoni di significative esperienze educative a misurarsi ancora con l’esperienza di questa lettura.
Li invitiamo quindi a testimoniare la propria riflessione attraverso la produzione di opere contenenti percorsi, approfondimenti, studi, racconti di esperienze che partano dal messaggio di don Milani. Con questo materiale vorremmo arricchire la marcia del prossimo anno di un filo rosso di lavori che diano ancora vita e futuro al pensiero educativo democratico. Un filo che continui a svolgersi nei mesi seguenti fino all’obiettivo di arrivare al 2007 con un patrimonio di idee che ravvivino e rilancino il pensiero di don Milani come vera occasione del quarantennale: non memoria, ma speranza.

La produzione delle opere è del tutto libera, e può partire da qualsiasi punto o aspetto della Lettera. Ci piace, però suggerire come punto forte di impegno la partenza da queste quattro frasi-cardine del libro, ancora oggi attuali in questa fase di crisi della modernità e della globalizzazione.

Perchè il sogno dell’eguaglianza non resti un sogno vi proponiamo tre riforme.
I - Non bocciare.
II - A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno.
III - Agli svogliati basta dargli uno scopo.
(Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Firenze, 1996, Libreria editrice fiorentina, p. 80)

Solo i figlioli degli altri qualche volta paiono cretini. I nostri no. Standogli accanto ci si accorge che non sono. E neppure svogliati. O per lo meno sentiamo che sarà un momento, che gli passerà, che ci deve essere un rimedio. Allora è più onesto dire che tutti i ragazzi nascono eguali e se in seguito non lo sono più è colpa nostra e dobbiamo rimediare.
(op. cit., p. 61)

La teoria del genio è un’invenzione borghese. […] Così fa lei con l’italiano. Pierino ha il dono. Io no. Pierino non importa che ripensi a quel che scrive. […] Io posso rassegnarmi e andare al bosco. Lei può seguitare a oziare in cattedra a far segnini sul registro
(op. cit., p. 125)

Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d’ espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose.
(op. cit., p. 105)