Scuola e mercato nel mondo globalizzato
Roberto Renzetti - 17-01-2006
INTRODUZIONE

Passano gli anni, ne passano tanti ed intorno si parla d'altro. Ed io trovo insopportabile queste alzate di spalle o questo ipocrita indignarsi su una scuola che continua a cadere sempre più in basso.
Ognuno pensa per sé e delle catastrofi di domani nessuno si occupa. E' buona regola del mondo consumista, di quello regolato dal capitale selvaggio, del paradiso neoliberale (o liberista), creare problemi senza preoccuparsi di risolverli. L'importante è che tutto vada in profitto e se non va così che muoia pure. Il resto sono inutili chiacchiere che fanno perdere tempo e, altra regola fondamentale del capitale è che il tempo è denaro e, come si può intuire, anche questa perdita è quantomeno disdicevole.
Vivo quotidianamente un individualismo che mi spaventa. La maleducazione e l'irriverenza la fanno da padroni. Chiunque può insultare chiunque altro. Chiunque può scavalcarti spingendoti e presupponendo della sua forza. Si irridono i capelli bianchi, si esaltano bellezza, denaro e successo. La gran maggioranza degli italiani è messa all'angolo senza possibile difesa. Si aggiunge allo Stato sempre più nemico, il tuo nemico di casa, il nemico di strada, ...
Ma da dove proviene tutto questo se solo pochi anni fa non era così ? Cosa è accaduto, diciamo, negli ultimi 15 anni ? Non sembri una forzatura far risalire tutto agli appetiti di quel capitale che tutto vuole passando sulla testa di tutti.
Vorrei provare ad argomentare richiamando alcuni episodi che segnano oggi la nostra vita. Non ce ne siamo accorti allora perché noi non programmiamo al di là della nostra vita, delle rate di casa, del lavoro dei nostri figli, dell'efficienza del nostro ospedale ... Per questo deleghiamo, pagandoli superprofumatamente, dei personaggi che sono quelli della politica, del sindacato. Sono loro che hanno il compito di farci capire, di difenderci, di avvertirci delle cose che si progettano a livello internazionale.
Cosa accade se questi personaggi non solo non fanno ciò per cui sono pagati ma addirittura lavorano con coloro che ti vogliono danneggiare ? E non parlo dei rapporti individuo-individuo ma di quelli istituzione-società, di quelli che dovrebbero collegare in un rapporto virtuoso i cittadini ed i loro partiti e sindacati di riferimento. Questi legami si sono interrotti ed oggi ci troviamo nell'insana situazione di mantenere un ceto politico e sindacale che lavora contro di te. Vi è un'alternativa a quanto qui dico: che i livelli di preparazione di tale ceto è così infima da non capire cosa accade. Non serve spiegare come l'una e l'altra cosa sono assolutamente disdicevoli.
Io credo di poter parlare con cognizione dei problemi della scuola, vorrei spiegare la discesa in gironi sempre più bassi di quella struttura fondamentale per una società civile che è appunto la scuola. Come è accaduto ? Chi ha gestito il tutto ? Chi ha costruito intorno all'affossamento di tale istituzione un consenso innaturale ? Chi credendo di essere in buonafede coltiva solo situazioni di privilegio personale ? Chi si comporta in modo schizofrenico sostenendo da una parte e negando dall'altra ?
La scuola appunto. Con tutto ciò che vi gira intorno in termini di potere e di affari. La scuola non è solo alunni, famiglie ed insegnanti. Tutti costoro, nella quasi generalità, non sanno cosa accade davvero. La scuola è soprattutto la sua gestione ministeriale, politica, sindacale, universitaria. Tutti questi ultimi hanno lavorato per far diventare la scuola un affare, per toglierle ogni valenza educativa, per farla diventare un grande affare da cui ricavare vantaggi personali o in termini di carriera o di prestigio o di denaro. E comunque renderla inoffensiva,
Ma come si fa a far questo nella scuola ? Accenno solo ad una possibilità, in modo che sia chiaro che non abbaio alla Luna.
Immaginate un oscuro insegnante di Scuola Media (la più dequalificata da sempre in Italia). Una routine faticosissima di lavoro mal retribuito e non riconosciuto dalla comunità dei fruitori. C'è l'opportunità di accedere ad un posto di potere. Basta dimenticare la tua origine e non batterti per migliorarla. Sei cooptato in un sindacato, in una organizzazione collaterale. Tuo compito è: essere uno che ha lavorato nella scuola (basta pochissimo); dire ai colleghi che hanno ragione e che presto si risolverà tutto; spiegar loro che le cose non vanno perché non sono preparati; spingere verso le autorità ministeriali per avere riconoscimenti personali per questo ruolo reazionario ... Con questo sistema, negli ultimi anni, si sono creati i vertici sindacali ed i vertici di ogni struttura collaterale. Fanno convegni, aggiornano insegnanti, spiegano cosa è la scuola e come occorrerebbe modificarla, ... ma hanno lasciato il loro posto oscuro e mal retribuito. Ora trattano alla pari con grandi professori che invitano ai loro convegni e che diventano garanti scientifici (il narcisismo anche delle persone importanti non ha limiti); guadagnano molto di più; hanno un riconoscimento sociale, soprattutto quanto annuiscono a genitori che parlano del disastro della scuola. Ma cosa debbono fare per meritare i 30 denari ? Debbono convincere, come accennato, i colleghi che devono prepararsi meglio; devono soprattutto tenere lontana dall'informazione e dalla partecipazione democratica ogni voce dissonante. Ed i mezzi non mancano loro: hanno stampa e potere. Se non vai loro a genio non possono processarti perché ancora non hanno tale potere ma ti cancellano dalla faccia della Terra. Nella migliore delle ipotesi non esisti, nella peggiore sei uno strano personaggio che se abbaia così vuol dire che qualcosa di strano ha fatto o che comunque merita l'isolamento in cui si trova.
E perché uno come me è stato costretto a mettere su un sito ? Perché era l'unico modo per dire delle cose che ripetutamente erano oscurate anche da organizzazioni nelle quali militavo. Ed io ho avuto questa forza (il tutto è faticoso) ma moltissimi altri, molte altre intelligenze sono sparite, sono state oscurate per far risplendere il nulla, il conformismo, l'asinina bestialità di quasi tutti i dirigenti sindacali e truppe collaterali.
Voi sapete, ad esempio, che sembrerebbe vi sia una opposizione della CGIL Scuola a quanto previsto dalla direttiva europea Bolkestein. Sapete forse che la CGIL Scuola lavora perché questa direttiva venga bocciata ? Non è una contraddizione, è l'immagine di Dott. Jekill e di Mr. Hide della CGIL Scuola: a livello internazionale sembra lottare contro Bolkestein ma, contemporaneanente, quando afferma di voler portare a compimento gli obiettivi di Lisbona 2000, fa finta di non sapere che la cosa consiste nel sostenere Bolkestein (l'alternativa possibile è la totale dislessia di una dirigenza che dovrebbe smettere immediatamente di occuparsi di scuola).
Le cose che seguono le scrivo non tanto per sindacati e collaterali, che sanno tutto molto bene, ma principalmente per in segnanti, famiglie e studenti che meritano di conoscere in che mani sono.
Sullo sfondo vi è un episodio fondamentale nella storia degli ultimi 20 anni: la caduta del muro di Berlino che ha segnato la fine del mondo diviso in due blocchi e la fine del supposto comunismo.

IL MONDO GLOBALIZZATO

Il blocco comunista, qualunque sia la posizione ideologica di ciascuno, ha costretto l'occidente liberale a politiche socialdemocratiche. Appena vi furono avvisaglie di sfaldamento di tale blocco vi fu un fervore di attività tese a recuperare quanto perso e a mettere sotto rigido controllo liberista il mondo intero.
Negli USA ed in Europa nascevano organizzazioni transnazionali tese a fare da lobby per condizionare e controllare i mercati mondiali. L'European Round Table of Industrialist (ERT), organizzazione molto potente di industriali europei, si coordinava con corrispettive organizzazioni USA facendo nascere la Transatlantic Businnes Dialogue (TABD), un consesso che riunisce 150 direttori generali delle maggiori multinazionali USA ed europee. Il fine, per quel che ci riguarda, di tali organizzazioni è quello di influenzare direttamente il governo dell'Europa negli affari economici mondiali. La stessa Commissione europea (il governo europeo si è dotata di un organismo consultivo, l'European Service Forum (ESF), altro consesso che riunisce 80 multinazionali dei servizi, al fine di avere interlocutori immediati per avere le direttive di politica economica.
Al vertice del governo europeo per il commercio, si sono avvicendati personaggi al diretto servizio di tali multinazionali, come Leon Brittain, un tatcheriano di ferro e Pascal Lamy, un equivoco personaggio di provenienza socialista riciclatosi al peggiore liberismo (attualmente quest'ultimo è alla testa del WTO, organizzazione della quale dirò tra poco). La mano è poi passata al famigerato Bolkestein durante la Presidenza Prodi della Commissione UE ed oggi, con Barroso, le cose non sono migliorate, anzi!
Questi fermenti cercavano un qualche sistema organizzativo mondiale per portare avanti ufficialmente una politica di mercato senza limiti di sorta. Da una parte erano dormienti due istituzioni nate con fini progressisti da politiche keynesiane, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale. Nel 1947/48 si tentò di costruire, all'Avana, una Carta dei principi di comportamento in un auspicabile commercio mondiale. Tale carta fu avversata e mai firmata dagli USA perché conteneva garanzie per i lavoratori. Di fatto, di tale carta restò in piedi solo l'articolo 4, quello che è oggi noto come General Agreement on Tariffs and Trade (GATT), che aveva il fine di abbattere progressivamente tariffe doganali per i prodotti manifatturieri.
Nel 1986 si avviavano in Uruguay dei colloqui (Uruguay Round) che avrebbero portato al Trattato di Marrakech del 1994 che sancisce la nascita del World Trade Organization (WTO). Il WTO (che conta oltre 140 Paesi del mondo) ha via via inglobato le finalità del GATT ed i Paesi facenti parte dell'Organisation for Economic Cooperation and Development (nata a Parigi nel 1960 al fine di realizzare la massima espansione possibile dell'economia e del commercio prima transatlantico e poi mondiale). Il WTO è retto da una segreteria (che si articola in commissioni) che dovrebbe essere tecnica (ambasciatori) e come tale non è eletta ma designata dai vari Paesi. In realtà, vista la cadenza circa biennale degli incontri dei Paesi membri, è la segreteria che assume un ruolo politico. I Paesi membri della UE designano, tramite il Commissario al Commercio, i loro rappresentanti presso la segreteria e, da questo momento, tutto si svolge in assenza totale di trasparenza. I resoconti delle riunioni vengono pubblicati con ritardi almeno di 12 mesi e la cosa è auspicata dai Paesi medesimi al fine di arrivare a scelte che poi, a livello nazionale, saranno imputate ai burocrati europei o transnazionali, con un chiaro intento scaricabarile.

WTO E SCUOLA

Per ciò che interessa quanto sto scrivendo, la scuola, è da sottolineare che nelle mire del WTO vi è un boccone ambitissimo a livello mondiale: la scuola in tutte le sue vertenti educative (l'altro boccone forse più ambito è la sanità). Che vuol dire ?
Una indagine OCSE (oppure: OCDE) del 1998 stima in 2000 miliardi di dollari l'investimento per la scuola nel mondo ed in 1000 miliardi negli Stati membri (circa: 4 milioni di insegnanti, 80 milioni di studenti, 315 mila istituti e 5 mila università). (1) Una analoga stima è fatta dalla Merryll Lynch per l'Unesco (1). Un vero gigantesco affare. E questa cifra credo possa spiegare l'operazione al lato del fatto che ormai a chi serve l'educazione generalizzata ? A chi serve l'educazione pubblica ? A chi serve la crescita delle capacità (critiche, analitiche, sintetiche, ...) dei cittadini ? Più semplicemente serve una scuola privata che prepari poche persone, quelle che servono al sistema di mercato, ed una scuola semipubblica dequalificata che susciti appetiti e prepari i cittadini ad essere buoni consumatori. Infatti oggi non è più tanto semplice essere preparati a consumare. I prodotti tecnologici richiedono una conoscenza di termini chiave per poter essere acquistati: VHS, DVD, CD, Div-X, iPOD, UMTS, JPeg, Gui, ShowView, ... e si metta tutto ciò che si vuole, pronti ad aggiungere domani. Entrare in un ipermercato e scegliere è oggi difficile e la scuola deve preparare ad usare internet ed inglese per questo, senza entrare mai nella comprensione interna di internet o della tecnologia che sta dietro le varie innovazioni: basta saper leggere quasi tutto il libretto delle istruzioni. Della vicenda scuola e di ogni altro servizio, si occupa un settore del WTO, nato nel febbraio 2000 a Ginevra, da uno dei numerosi accordi tra Stati, il General Agreement on Trade in Services (il famigerato Gats). Vale la pena ricordare alcuni servizi dei 160 che ha classificato il Gats: gli acquedotti, i gasdotti, le reti elettriche, la posta, ogni trasporto pubblico, strade, banche, agenzie di viaggio, raccolta di rifiuti, sanità, telecomunicazioni, scuole di ogni grado e per ogni fine, ... L'accordo Gats è il più grande pericolo per la democrazia e per ogni conquista sociale. E' contro questo accordo principalmente (ma anche contro altri, come quello agricolo, sui diritti di proprietà intellettuale, ...) che si sono creati imponenti mobilitazioni (contro le quali la durezza del potere si è scatenata in tutta la sua potenza) a partire da quella di Seattle del 1999, passando (la paura di contestazioni ha costretto le riunioni in Paesi esotici e fari di democrazia) per quella di Doha 2001, di Cancun 2003 ed arrivando a quella di Hong Kong 2005, nella quale il Vaticano ha espresso pieno sostegno al libero commercio («La liberalizzazione del commercio non va considerato come un fine in se stesso, ma come un mezzo per raggiungere obiettivi ulteriori quali lo sviluppo integrale di ogni persona e la riduzione della povertà». Così la Santa Sede in un documento dal titolo «Riflessioni in occasione della sesta Conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del Commercio». Nel documento si evidenzia che il summit offre «un'occasione per cercare il bene comune dell'intera famiglia umana». Per «bene comune» si intende quanto «appartiene a tutti e a ogni persona, è e rimane comune perché non può essere diviso e perché solo insieme è possibile raggiungerlo, aumentarlo e mantenerlo effettivo, anche per il futuro»).
Dice Susan George(2): Credo che la pressione del movimento contro la globalizzazione liberista debba avere nel Gats il bersaglio principale, poiché il numero e la varietà dei settori coinvolti, la molteplicità dei mezzi per abolire il potere di regolamentazione degli stati e la quasi irreversibilità delle concessioni, una volta accordate, fanno di questi accordi un vero e proprio cavallo di Troia nella Città della democrazia.
La grande necessità di questa lotta non deve tuttavia dissimularne le difficoltà politiche. I movimenti di cittadini troveranno ben pochi alleati tra i governi che negoziano i Gats. Quelli del Nord, che agiscono per conto degli interessi della loro privilegiata clientela composta dalle imprese, hanno l'esclusiva intenzione di aprire mercati redditizi, e per ottenerli sembrano pronti a sacrificare i decenni di progresso sociale raggiunto al loro interno. Quelli del Sud, che agiscono per gli interessi delle élites dei paesi poveri, sembrano affascinati dalla possibilità di vedere al loro interno la presenza di fornitori di servizi di qualità a vantaggio di una minoranza della loro popolazione in grado di usufruirne
.
Naturalmente contro chi tenta di difendere le conquiste civili dei cittadini, si è scatenata una campagna mediatica diffamatoria senza precedenti da parte del WTO medesimo, della Commissione europea, dei singoli Stati, delle multinazionali. E, ancora Susan George (3), gli oppositori del Gats devono attendersi che vengano messe in dubbio la loro buona fede, le motivazioni, l'onestà. Questa controffensiva sottintende che il dibattito democratico non è legittimo. Le uniche detentrici della verità sono le voci ufficiali. A loro il compito di annunciarla all'opinione pubblica che a sua volta può solo tacere e ascoltare. Quando i sostenitori del Gats vogliono essere accomodanti, considerano l'opposizione ignorante o nell'errore; quando vogliono essere meno disponibili, i loro avversari sono ipocriti, irresponsabili, isterici o paranoici. Il direttore generale Mike Moore sostiene che quest'opposizione gli "provoca il vomito". È tanto evidente da essere sottaciuta l'argomentazione secondo cui la critica è necessariamente ostile al miglioramento della sorte dei poveri dei paesi in via di sviluppo, che sarebbero colmati dei grandi benefici del Gats se solo si potessero mettere tutti gli oppositori e i malintenzionati in condizione di non nuocere.
E' d'interesse notare come queste campagne diffamatorie abbiano fatto presa anche su persone insospettabili. La sorte di chi, in Italia, tenta di denunciare le adesioni governative al Gats attraverso differenti politiche è quella dell'emarginazione. Nell'area che dovrebbe essere più sensibile agli attacchi alle conquiste democratiche, la sinistra, la cosa è molto più sensibile. In Italia viviamo un grande dramma, quello di avere un grande partito con il complesso di essere stato comunista. Per cacciare via questo complesso, gli ex comunisti pensano di dover uccidere il padre e lo fanno aderendo ad ogni politica liberista. Un esempio clamoroso è quello dell'adesione entusiasta a Lisbona 2000 da parte del governo di centrosinistra della legislatura passata. Riguardo alla politica scolastica, il ministro Berlinguer ha dato la sua adesione operativa alle politiche che gradualmente tendono a privatizzare la scuola. Questo fatto viene immediatamente accolto da tutta la galassia che opera intorno al partito degli ex comunisti, quello dei Democratici di Sinistra (DS) e così (sorprendentemente per chi non conosce le ambizioni della dirigenza) troviamo la CGIL Scuola che difende la scuola di Berlinguer mentre sembrerebbe opporsi alla politica Gats (per sfuggire dal complesso del padre si va sulla strada della più pura schizofrenia). E le campagne di questa sinistra hanno certamente successo se si confrontano i mezzi con i quali comunicare tra loro e gli oppositori alla loro politica. In questa situazione, al di là dello scontro con questi partiti e sindacati, vi è anche lo scontro con persone stimate e perfino amiche: ormai sei tu, l'oppositore, che sei impazzito affermando che il glorioso partito degli ex comunisti faccia politiche liberiste. E tu perdi ogni rapporto, ogni contatto e, per essere riuscito a far pubblicare un articolo sull'argomento (non era stato capito prima, of corse) su una rivista collaterale ai Ds ed al sindacato scuola, vieni immediatamente fatto oggetto di ostracismo completo e ti viene addirittura tolto il saluto. In definitiva tu non esisti più.

IL GATS

Gli Stati Uniti, che se ne intendono, definiscono il Gats nel modo seguente:(4) Il Gats è di fatto un progetto per ridurre o eliminare le misure governative che impediscono ai servizi di essere liberamente forniti attraverso le frontiere nazionali.
Sul sito del Ministero delle attività produttive, sezione commercio estero, apprendiamo che il "nuovo" accordo sul commercio di servizi (Gats), per la prima volta, estende a livello internazionale regole ed impegni unanimemente concordati su una vasta, e in rapida crescita, area del commercio internazionale. Ed al punto 5 del SERVICES SECTORIAL CLASSIFICATION LIST (hanno dimenticato di tradurre in italiano) troviamo che tra gli altri servizi che il Gats include, fin dal 1991, vi sono anche quelli relativi all'educazione (i numeri che seguono i servizi sono quelli utilizzati dall'ONU per classificare gli stessi servizi):

5. EDUCATIONAL SERVICES
A. Primary education services 921
B. Secondary education services 922
C. Higher education services 923
D. Adult education 924
E. Other education services 929


Si tratta di avere pazienza e, senza una forte opposizione popolare (i governi sono ormai nemici dei popoli), si passerà a privatizzare tutti i servizi pubblici, compresa la scuola. La fornitura di servizi essenziali, è bene ricordare, è alla base dell'esistenza di un sistema democratico poiché solo dopo il soddisfacimento dei bisogni elementari, come l'acqua, le scuole, le comunicazioni, l'ambiente, le finanze, i servizi sociali, il turismo, il tempo libero, la cultura, lo sport, la sanità, i servizi giuridici, le assicurazioni, la borsa, il Pil, l'architettura, l'arredamento, la manutenzione, la ricerca, i servizi immobiliari, il credito, gli audiovisivi, gli hotel, i ristoranti, gli spettacoli, le biblioteche, i musei, gli spettacoli, la stampa, la pubblicità e i trasporti di ogni tipo, ciascuno di noi può permettersi di esercitare i propri diritti e doveri di cittadino. Certamente fuori dal Gats, per ora, vi sono: giustizia, banche centrali, polizia, esercito nazionale. Parliamo quindi di una questione strutturale, imprescindibile per la difesa della democrazia, sotto attacco proprio a partire dai governi collaborazionisti con il mercato transnazionale.
Gli agit-prop del Gats mandano in circolazioni documenti che dovrebbero tranquillizzare (ma perché sentono questa necessità?) e in Facts e Fictionaffermano che:
"E' perfettamente possibile che servizi governativi coesistano con servizi privati. Nella sanità e nell'istruzione questo è un fatto comune anzi quasi la norma ... sembra chiaro che l'esistenza di un settore privato nella sanità, per esempio, in parallelo ad un servizio pubblico non può essere utilizzato per invalidare lo stato governativo di quest'ultimo"
Il che farebbe supporre che se un governo liberalizza il settore sanitario, le regole del GATS valgono solo per i fornitori privati. Peccato che non sono tutti analfabeti come i berlusconi mondiali credono. In un testo precedente si afferma infatti il contrario:
" ... la coesistenza di ospedali statali e privati può sollevare la questione della concorrenza fra di essi e sull'applicazione del Gats: in particolare, può un ospedale pubblico ancora ricadere sotto l'articolo I:3?"
Ed in caso di controversia, tra governi nazionali ed organismo sovranazionale, chi decide ? Insindacabilmente i vertici Gats, come previsto dai regolamenti sottoscritti da tutti gli Stati, regolamenti che scavalcano ogni legge o regolamento nazionale. E ciò vuol dire che vale la seconda versione data: ogni servizio pubblico dovrà scomparire. In ogni caso dire servizi vuol dire parlare di tutto ciò che non è produzione di merci, l'altra metà del mondo. Negli accordi vi sono anche subdoli imbrogli a danno di tutti, tra l'altro apertamente affermati. C'è bisogno di lavoro a basso costo, come fare per scavalcare l'opposizione dei sindacati nazionali ? Beh occorrono politiche populistiche del tipo: i progressisti non si rifiuteranno di dare lavoro a cittadini di Paesi poveri. Tali cittadini lavorerebbero a livello del salario medio del proprio Paese. E se qualcuno protesta è immediatamente contro ogni possibilità di emancipazione dei "poveri", anche se vi è una storia, ormai secolare, che ha fatto conquistare alcune cose a costo di lacrime e sangue. Il cerchio è stato quadrato, vediamo come esemplificando con la scuola. Gli insegnanti in Italia ambirebbero a migliorare la loro condizione economica. Qualcuno (COBAS) ha parlato di "stipendi europei". Altri (CGIL Scuola) fanno i pesci in barile: dicono dicono ma non fanno nulla, oltre ad ottenere privilegi per ogni dirigente sindacale. In realtà si potrebbero importare insegnanti, ad esempio, dall'Est europeo. Con una paga di 600 euro al mese, quella del loro Paese d'origine, sarebbero più che contenti ed i nostri esosi insegnanti italiani vadano ... a quel paese. E questo per ogni settore evitando il problema dei trasferimenti che, se sono possibili con industrie manufatturiere, non lo sono con l'intera popolazione che deve usufruire di servizi. Occorre dire che coloro che spingono di più nel senso della liberalizzazione sono gli industriali americani che sperano di rompere i consolidati monopoli europei che discendono direttamente dalle lotte secolari per le conquiste sociali, lotte che non hanno riguardato gli USA, un Paese profondamente arretrato dal punto di vista sociale. Tale Paese ha trovato però un ottimo cantore nell'ex commissario socialista UE ed attuale Presidente WTO, Pascal Lamy che a New York di fronte all'Us Council for International Business (Uscb), ha sostenuto:
"[...] Se vogliamo migliorare il nostro accesso ai mercati stranieri, non possiamo certo mettere al riparo i nostri settori protetti. Se vogliamo arrivare a un accordo globale [big deal] dobbiamo essere pronti a negoziarli tutti. Per gli Stati Uniti, come per l'Ue, questo significa qualche rinuncia in alcuni settori, ma guadagni in molti altri, e credo che da una parte e dall'altra sarà necessario sostenere sacrifici(5) per ottenere ciò che vogliamo".
Ma perché preoccuparsi se l'articolo I: 3,b degli accordi afferma che ricadono sotto il Gats "tutti i servizi ad eccezione di quelli forniti nell'esercizio del potere governativo" ? Perché all'articolo suddetto segue l'articolo I: 3,c che afferma che il servizio per non essere preso in considerazione non deve essere fornito dal governo "né su base commerciale né in concorrenza con uno o più fornitori di servizi". E poiché, ad esempio, la scuola pubblica chiede una tassa, irrisoria ma la richiede, essa si pone su base commerciale. E poiché, ancora la scuola (quella pubblica!), si pone in concorrenza sleale con quella privata (migliori servizi educativi a costi irrisori in confronto a qualcosa che in Italia fa veramente pena), ricade immediatamente tra i servizi del Gats.

UN RICORDO PERSONALE

Nel 1980, per ragioni di lavoro, ho smesso di insegnare in Italia. Il mio lavoro si è trasferito in Spagna dove ho continuato ad insegnare in scuole italiane con il privilegio di conoscere da molto vicino la scuola spagnola (e varie scuole europee) e di lavorare insieme a docenti spagnoli. Lasciavo in Italia una scuola che studiavo da ricercatore e che certamente avrebbe avuto bisogno di importanti revisioni, aggiornamenti, miglioramenti sia sul piano dei contenuti che su quello dei metodi. Ho scritto di questo una quantità di volte ed ho riportato molti dei lavori dell'epoca in questo sito. Allora mi scontravo con i conservatori della politica e del sindacato, come ora. Sotto questo aspetto è cambiato poco. Cosa trovavo in Spagna ? La scuola italiana era mediamente come quella in territorio nazionale. Quella spagnola a me sembrava profondamente arretrata, poco formativa, diseducativa. Intanto, appena usciti dal franchismo, gli spagnoli disponevano di una scuola pubblica quantitativamente inferiore al 50% dell'intera disponibilità scolastica. La scuola privata (quasi tutta confessionale), anche lì, non ha mai brillato come esempio da seguire e gli standard dei due tipi di scuola erano assolutamente equivalenti al ribasso. La scuola era basata su pedagogie di importazione anglosassone; non vi era la parte del rapporto orale tra alunni e professori essendo il tutto basato su prove scritte nella forma di test, di quelli con crocette e basta. Poiché gli studenti della scuola italiana dovevano poi confrontarsi con i test di ammissione all'università spagnola che erano dimensionati su quanto gli studenti spagnoli avevano fatto a scuola, noi insegnanti avevamo sempre grossi problemi. Si tratta di questo. Se uno è abituato, ad esempio, a problemi di matematica tipo liceo scientifico, ha una preparazione differente a quella che si richiede per rispondere ad un test del tipo "si o no". Allo stesso modo chi studia un testo di italiano come lo facciamo noi ha delle difficoltà a leggerlo in modo strutturalista, come in Spagna. E nella scuola italiana dovevamo preparare ragazzi a superare i nostri esami (allora) di maturità e contemporaneamente a preparare gli stessi ragazzi a superare gli esami di ammissione all'università spagnola. Due preparazioni differenti sulle quali osservavo che, mentre è sempre facile educare scimmiette a risolvere dei test, è difficile educare ragazzi a risolvere problemi complessi. Di fatto impiegavo un mese per esercitare i ragazzi al test spagnolo e mi chiedevo quanto uno studente spagnolo all'ultimo anno di scuola superiore avrebbe dovuto lavorare per superare un esame con i problemi di matematica di tipo liceo scientifico. Sono tornato in Italia nel 2001. Ho trovato ciò che le circolari ministeriali mi raccontavano a partire dal 1997/1998 e che piano piano hanno fatto decadere quella bella scuola italiana in Spagna. Una scuola destrutturata sempre più simile a quella spagnola che criticavo. La mania riformista, a prescindere, aveva portato ancora all'imitazione del mito scolastico anglosassone, quello che rappresenta il massimo degrado della scuola compatibile con Paesi definiti civili (e quello oggi più discusso negli stessi Paesi d'origine). E quali erano stati gli artefici della grande riforma ? Ma naturalmente gli ex comunisti ! Nessun altro avrebbe avuto il coraggio di distruggere un così fondamentale bene. E da quali motivazioni partivano gli apprendisti stregoni ? Dall'argomentazione, buona per gli imbecilli con cui si crede di avere a che fare, che occorre aumentare i livelli di scolarizzazione mettendosi al livello della media europea (stesso discorso per l'università con la tragedia del 3 + 2). E per aumentare la scolarizzazione si descolarizza la scuola rendendola un fastidioso impegno da dover assolvere per avere quel diploma che ci rende simili alla media europea. Naturalmente l'interesse è centrato esclusivamente sulla quantità dei diplomi, della qualità nessuno parla anche perché nessun neofita è in grado di essere giudice di qualità. Ma quest'ultimo aspetto è imputato, come no ?, agli insegnanti, è la loro ignoranza che produce studenti ignoranti. Conseguentemente, con la logica del mentitore, si fanno abilitazioni rapidissime e passaggi di cattedra in grado di sfidare la gravità. Ma poi, se si vuole un minimo aumento una tantum, occorre o fare un concorsone (con crocette) o prostrarsi ai voleri di una figura taumaturgica introdotta alla faccia della democrazia, il dirigente scolastico (sempre più coincidente con il dirigente sindacale. In ogni caso sempre di DS si tratta!). In contemporanea, si mettono in moto, con importanti gratifiche in denaro, posti universitari et similia, gli agit-prop della riforma, i pedagogisti che si pongono come i rappresentanti dell'unica scienza umana che sfugge ad ogni critica ed assume toni direttivi nella trasmissione e comunicazione del sapere e della cultura. Insistono su computer e su reti telematiche perché i loro orizzonti si fermano fin dove il mercato fa capire loro (hanno l'autonomia di giudizio che i loro livelli di preparazione gli permettono). E proprio per tutto questo sono i personaggi più funzionali all'operazione di privatizzazione della scuola. Forse neppure capiscono cosa fanno ma certamente lavorano per il Re di Prussia. La ripresa dei contatti di un emigrante per 21 anni ha via via portato a rotture con ogni organizzazione di sinistra tipo DS, CGIL Scuola, CIDI, ma anche con quelle che potevo immaginare vicine a ciò che pensavo e penso. I comunisti italiani sono pieni di buona volontà ma non conoscono i problemi della scuola e si affidano ai personaggi che hanno lavorato per Berlinguer, con il risultato di risultare più schizofrenici che mai. Con i rifondatori è impossibile alcun dialogo, lor signori pendono da Bertinotti e Bertinotti non ha ancora detto nulla sulla questione ... I Verdi sono legati all'industria collaterale, Legambiente che è collaterale a sua volta alla CGIL Scuola. Non c'è nulla da fare. Serve una organizzazione dal basso, come quella che si sta tentando da tempo a Torino a partire dal Manifesto dei 500, a Milano con Retescuole ed iniziative simili. Per esperienza ormai quarantennale so però che serve un grande scossone dall'esterno per modificare davvero il cammino che è tutto in discesa per il WTO, non c'è corpo duro nel burro in cui si sta infilando il coltello. La sinistra ed i suoi collaterali sono i più solerti sostenitori della svendita della scuola.

NOTE

(1) Regards sur l'éducation. Les indicateurs de l'Ocde, Paris 1997. La stima OCSE per la sanità è di 3500 miliardi di dollari.
Istruzione: un mercato di 2000 miliardi di dollari, Corriere dell'Unesco, Novembre 2000.
(2) Susan Gorge, Fermiamo il WTO, Feltrinelli attac, 2002. (pag. 47).
(3) Susan Gorge, Opera citata. (pag. 48).
(4) US Trade Representative, WTO Service Trade Negotiations: Question and Answer, documento del 23 giugno 2000.
(5) La necessità di sostenere sacrifici, nel testo originale è più pittoresca e fa riferimento a ciò che accadeva nelle retrovie degli eserciti nella Prima Guerra Mondiale. Si parla infatti di mettersi una cosa in bocca da stringere mentre si è operati senza anestesia (mordre la cartouche in francese oppure bit the bullet in inglese).

Continua...

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 sergio delli carri    - 17-01-2006
Letto tutto. Resto in attesa della seconda parte.