Le famose faq del Miur
Vittorio Delmoro - 12-12-2005
Complice un incidente (che mi trattiene a casa) e lo sciopero dei giornalisti (che mi regala tempo), ho voluto andare a leggere queste famose FAQ di cui si comincia a favoleggiare nel mondo della scuola; perché il MIUR, consapevole della grana che ha di nuovo innescato con la circolare n. 84 sul portfolio, ha pensato bene di istituire un servizio per rispondere punto su punto alle domande e contestazioni dei tanti che non capiscono e non si adeguano.
Siamo dunque passati dal comunicato stampa per controbattere quelle che lì sono definite menzogne sindacali su tutta quanta la riforma, ad un servizio quotidiano volto a far digerire quest'ultimo boccone indigesto.
A quando una linea diretta (radiofonica o televisiva) con le scuole, per tentare di convincere anche i più restii ad assaggiare questa riforma considerata immangiabile, in quest'ultimo scorcio di amministrazione?
A leggere le precise, circostanziate e realistiche domande che insegnanti e genitori pongono e le rigide, pervicaci e autoreferenziali risposte del MIUR, vien quasi voglia di inventarsi una nuova professione, da svolgere come secondo lavoro, magari per divertimento : fare le pulci ai testi ministeriali.
Perché bisognerà decidersi prima o poi (senza ricorrere allo spoils system) ad assegnare questi funzionari a mansioni più utili per la collettività, distogliendoli da un'istituzione che vorrebbe essere addirittura una comunità.
Ma limitiamoci, per ora, alle pulci, che sono tante, quasi una per FAQ (e abbiamo già superato la quarantina...).
Il funzionario che risponde alle domande tradisce il suo intento governativo (non di aiuto, non solidale, non comunitario) fin dalla prima risposta, che si riferisce alla obbligatorietà del portfolio.
Le Indicazioni nazionali, - scrive - allegate al decreto legislativo n. 59/2004, nei loro assetti pedagogici, didattici e organizzativi valgono a tutti gli effetti come Regolamento .
Notate la maiuscola, con la quale il nostro vuole farci credere che quel Regolamento che, una volta seguito l'iter parlamentare, avrebbe reso obbligatorie le Indicazioni Nazionali, va dato per scontato. Ben che vada, possiamo solo considerarla una libera interpretazione della legge, esattamente come chi afferma che le Indicazioni Nazionali non sono legge.
Qualcuno domanda che fine dovrebbero fare i portfoli già compilati, ottenendo come risposta che va conservato ciò che quest'anno è diventato obbligatorio ed eliminato il resto; non solo, ma le parti che possono contenere dati sensibili vanno distrutte. Allora uno torna un poco indietro con la memoria (non tanto, qualche mese) a quando lo stesso MIUR sollecitava l'applicazione in toto della riforma, portfolio compreso, minacciando sanzioni per gli inadempienti; oggi i più ligi esecutori dei diktat ministeriali sono caldamente invitati a distruggere parte delle loro fatiche.
A chi poi si preoccupa di non dover procedere a tentoni anche quest'anno e consiglia di attendere il regolamento del Garante della Privacy, il MIUR risponde di stare tranquilli, che tale regolamento è in fase di avanzata elaborazione. Viene allora spontanea la domanda : se le Indicazioni Nazionali (che il MIUR ritiene legge) datano all'aprile 2004 e a dicembre 2005 non esiste ancora il Regolamento che dovrebbe definire questioni che riguardano anche il portfolio, perché mai il MIUR impone alle scuole un documento soggetto a regole ancora da definire?
Perché il buon senso che aleggia fra gli insegnanti (prima viene la certezza) non sopravvive fra le mura di viale Trastevere?
E veniamo al tutor, che c'è da divertirsi.
Qualcuno (saggio) chiede : Se la scuola non ha individuato ancora il tutor, a causa della mancata contrattazione nazionale, allora il portfolio non deve essere compilato?
Sentite cosa risponde il funzionario del MIUR : L'eventuale loro coordinamento da parte del docente tutor nella compilazione del portfolio non va evidentemente inteso come condizione sine qua non, bensì come opportunità per rendere più funzionale tale adempimento.
In sostanza quello che il ministro Moratti aveva sbandierato come la grande novità della riforma, quello che garantiva la personalizzazione dei percorsi, quello che diventava l'interlocutore privilegiato della famiglia, cioè l'insegnante tutor , in questa versione ridotta del MIUR diventa solo un'opportunità . In altre parole il MIUR ci dice : secondo noi è utile, ma voi fate pure come volete.
E non si può allora dire la stessa cosa del portfolio? Secondo noi (MIUR) è utile, ma voi scuole, nella vostra autonomia, fate un po' come volete.
Perché il tutor sì e il portfolio no? Che logica c'è dietro questa disparità di trattamento? Nessuna logica, solo una questione sindacale : il tutor bisogna contrattarlo. E il portfolio allora no?
La questione è affrontata (a modo suo) in diverse altre FAQ, dove il MIUR ammannisce consigli su tempi, occasioni, modalità di stesura e comunicazione del portfolio.
Questi : a chi contesta che esiste già un documento in cui si registrano i percorsi (il Giornale dell'insegnante), il MIUR dice che il portfolio ne è un'integrazione; i tempi per gli incontri con le famiglie, per le comunicazioni e il commento dei documenti devono essere decisi dalle scuole (assemblee, colloqui); la compilazione va fatta nei consigli di classe mensili (scuola media), nelle ore di programmazione (scuola elementare) e in ore decise dal Collegio Docenti (scuola dell'infanzia).
In cosa si traducono nella pratica tutti questi consigli? In un maggior carico di lavoro per ciascun insegnante; e non è una questione contrattuale?
Per assurdo si potrebbe pensare che il MIUR decida di farci scrivere un diario quotidiano di ciò che facciamo a scuola, di almeno una pagina per ogni ora di servizio, da scrivere su un apposito registro ministeriale e che noi si esegua senza battere ciglio, indipendentemente da ogni regola sindacale?
Se lo possono scordare, al MIUR, di trattarci come ligi esecutori di disposizioni che, avendo ricadute sul rapporto di lavoro, vadano eseguite al di fuori della contrattazione!
Se al MIUR tengono davvero al loro portfolio, ebbene si apprestino a sganciare il necessario compenso, altrimenti nix.
Perché se le ore attualmente usate per i consigli di classe, per le programmazioni, per i colloqui o la consegna delle schede sono piene di contenuti, pur in assenza di portfolio, se le si vuole trasformare in tempi da portfolio, bisogna trovare e pagare altre ore.
Ma il MIUR non demorde : nella FAQ n. 36, sollecitato da un dirigente preoccupato di come fare a compilare 25 portfoli nell'ora dedicata al consiglio di classe, risponde (come lo prendesse in giro) che la domanda posta dimostra attenzione, serietà e senso di responsabilità; ma che i tempi e i modi rientrano nell'autonomia scolastica e che forse conviene affidare la cosa al tutor.
Un astuto insegnante pone una domanda intrigante e naturalmente il grullo MIUR cade nella trappola : Il portfolio è sostanzialmente il nuovo contenitore destinato a raccogliere la scheda di valutazione, che esisteva già, e il nuovo certificato delle competenze. C'era proprio bisogno di inventare questo contenitore per due documenti che esistevano già e che comunque avevano e possono avere una vita propria?
Se davvero il portfolio fosse quel contenitore per raccogliere documenti di valutazione e di certificazione di cui si dice, sarebbe stato del tutto inutile inventarlo. Ma non è affatto così. È sì un raccoglitore, un contenitore, ma di ben altra documentazione, anche. Raccoglie documentazione selezionata delle esperienze di apprendimento dell'alunno, dei suoi modi di rapportarsi con le attività scolastiche e con la comunità in cui vive, registra osservazioni degli insegnanti sui processi e sui prodotti dell'alunno, raccoglie anche valutazioni dello stesso e della sua famiglia. È occasione e strumento formativo, prima di essere anche contenitore di documenti valutativi che, comunque, con i primi devono avere correlazione e rapporto di interdipendenza.

C'era già stato uno che aveva fatto notare la diversità di enfasi che la circolare 84 poneva tra le parti obbligatorie e quelle opzionali; qui la sensazione si rafforza : se dunque ciò che interessa al MIUR (obbligatorio) è la certificazione delle competenze, perché si occupa pure del portfolio? Ed ecco che il funzionario è costretto ad intraprendere una strada molto in salita (quasi da arrampicata sugli specchi) per giustificare quel che il senso logico non giustifica : lo stato controlli che le certificazioni abbiano valenza nazionale (attestato, scheda) e lasci all'autonomia scolastica la scelta delle modalità di documentazione dei percorsi e di valutazione dei risultati (portfolio).
La contraddizione (fra ciò che è necessariamente competenza dello stato e ciò che attiene all'Autonomia scolastica) continua a disturbare la logica degli insegnanti, che a più riprese chiedono se sia possibile o meno modificare questo e quello; ma il cul de sac in cui s'è cacciato il MIUR sforna risposte sempre deludenti.
Se il ministero avesse provveduto, come nei begli anni passati, a far stampare e distribuire il documento di valore nazionale (sulla certificazione), che le scuole avrebbero potuto arricchire con fogli a parte (sulla valutazione degli insegnamenti facoltativi opzionali, compresa la religione cattolica), ora il MIUR non sarebbe costretto a dire che il documento di valutazione non viene stampato dal poligrafico perché contiene parti ampliabili da parte delle scuole (ed è stato scritto in Word proprio per permettere una sua ristrutturazione).
In questa evidente contraddizione il MIUR sembra non sapere più che pesci pigliare : è obbligatorio, ma si può modificare; si può modificare, ma non troppo; ci sono vincoli, ma non sono assoluti; tanto che è costretto ad una conclusione che vorrebbe tagliare la testa al toro : È bene ricordare, ad ogni modo, che l'adattamento consentito del portfolio deve avvenire "nel rispetto dei principi e delle finalità che caratterizzano l'impiego del Portfolio" stesso.
Chissà chi giudicherà se gli adattamenti non rispetteranno i principi e le finalità che caratterizzano l'impiego del portfolio stesso. Bisognerà che al MIUR istituiscano una commissione di controllo simile a quella vaticana già presieduta dall'attuale papa (suggerisco come presidente il funzionario che risponde alle FAQ).
Un genitore (suppongo) chiede conto dell'assenza della firma sul documento di certificazione delle competenze, a fronte di una inveterata pratica secondo la quale non solo il genitore firmava il documento, ma firmava pure apposito modulo come attestazione del ritiro del documento stesso.
Aggiungerei una mia personale richiesta : come mai il documento di valutazione degli apprendimenti prevede la firma di un solo docente, visto che il tutor è considerato solo un'opportunità, mentre la responsabilità della valutazione appartiene a tutti i docenti?
Non oso porla in FAQ, costringerei il funzionario ad una nuova arrampicata sugli specchi (bisognerà pure che si riposi un po').
La FAQ n. 28 contiene una vera chicca : l'elevamento alla dignità collegiale dell'equipe pedagogica. E', questa, un'espressione gergale della riforma; prima c'era il team docente, cioè il gruppo di insegnanti di una classe; oggi si chiama equipe pedagogica (che dovrebbe essere diretta e coordinata dal tutor). Ebbene la FAQ risponde ad un insegnante che chiede se la strutturazione del portfolio debba essere deliberata dal Collegio Docenti; il solerte funzionario risponde che no, non ve n'è alcun bisogno : Il collegio docenti può essere utilmente impegnato per definire criteri e linee generali per tale strutturazione, ma è opportuno che siano le diverse équipe pedagogiche a metterla in atto operativamente. Che è come dire che ogni equipe si fa il suo portfolio. Siamo alla più completa deregulation, in attesa di smentite da parte del MIUR; ma qui mi preme sottolineare il tentativo di delegittimazione dell'unico organismo di decisione democratica restato in mano agli insegnanti.
In questi tentativi di risposta emerge chiaramente lo scaricabarili operato dal MIUR : quando si trova di fronte alla manifesta difficoltà di operare, di mettere in pratica, di lavorare con logica, demanda tutto all'autonomia scolastica, non senza aver manifestato tutta la propria comprensione per i malcapitati.
Avete già costruito un portfolio che ora dovete buttare? Ne sono rammaricato, ma l'esperienza sarà sicuramente servita.
Non sapete come fare a compilare la certificazione delle competenze della classe quinta? Pazienza, siamo in una fase di transizione. Ma dobbiamo proprio? Sì, dovete proprio. Ma perché? Perché lo voglio io!
Vediamo infatti questa storia della transizione.
Più d'uno chiede chiarimenti sulla classe quinta, fornendo ragioni riconosciute dallo stesso funzionario : se per i precedenti 4 anni abbiamo usato i vecchi indicatori, i vecchi strumenti, come facciamo oggi a fornire una valutazione che si riferisce a nuovi indicatori (le Indicazioni Nazionali) e nuovi strumenti (la certificazione delle competenze)? Il funzionario (spiazzato da tanto realismo) è costretto a rispondere : qualcosa avrete pur fatto in questi anni, cercate un po' di arrabattarvi, in attesa che l'impianto vada a regime.
E' intenzione del MIUR di utilizzare questo anno (e dunque i modelli di portfolio adottati dalle scuole) per verificare quali rispondano meglio allo spirito della riforma (vedasi l'apposita commissione) e, a regime, proporre quelli.
Dunque anche i modelli di quest'anno potranno cambiare l'anno prossimo. In questo clima di work-in-progres che senso ha l'obbligatorietà?

Se una sperimentazione è necessaria, per trovare la strada giusta, che cos'era allora quella sperimentazione in cui furono coinvolte due anni fa le famose 200 scuole italiane? Fumo negli occhi per i creduloni?



Sull'obbligatorietà il MIUR non batte ciglio : la certificazione delle competenze nell'attuale quinta non ha senso? E' vero, ma è opportuno che sia rilasciata ; il tutor non c'è? Ma sarebbe un'opportunità .



La FAQ n. 39 è una plateale dimostrazione della canalizzazione precoce (che questa riforma chiama orientamento) : il funzionario afferma che a dicembre la scuola consegna alle famiglie copia del consiglio di orientamento in vista delle iscrizioni al secondo ciclo. Facciamo due conti : l'alunno entra a 2 anni e mezzo nel sistema scolastico, a 5 anni e mezzo in prima elementare, a 10 anni e mezzo in prima media e dopo due anni, cioè a 12 anni e mezzo deve già scegliersi la propria strada. Sia che si tratti di Pierino figlio del dottore, che di Aldo figlio del disoccupato la strada era già da prima ben tracciata; e per tutti gli altri?
Per ora mi fermo qui, ma siccome il servizio prosegue, sono convinto di poter raccogliere ulteriori indizi, magari per natale.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Precarius    - 13-12-2005
Che "alcuni" si affidino a delle Frequently Asked Questions per cercare di dare forza di Legge ad alcune dubbie interpretazioni della norma è davvero preoccupante.
Siamo ormai al degrado amministrativo.
Le FAQ non esistono nel nostro ordinamento giuridico, non sono firmate da nessun funzionario di Stato.
E' paradossale, ma l'unico responsabile di questo "servizio" è il Webmaster che cura il sito del Ministero...
Da citare eventualmente in giudizio. :-(