Anna Di Gennaro - 04-12-2005 |
La tua testimonianza non mi giunge nuova, tuttavia la mia esperienza nella scuola è stata profondamente diversa. Sona nata e cresciuta a Milano da padre pugliese: la mia città è da sempre straodinariamente aperta a tutti, lo conferma il libro di qualche anno fa del famoso giornalista amalfitano del Corriere della sera Gaetano Alfetra, recentemente scomparso e intitolato "Milano amore mio". Ho spesso lavorato con validi colleghi emigrati dalle spettacolose regioni meridionali e con loro ho sempre avuto buoni rapporti; anche il direttore "nordico" sapeva valorizzare le loro doti professionali, spesso davvero eccezionali. Dalle tue parole si evince altresì una notevole dedizione alla scuola e ti dimostri professionalmente ineccepibile. Tuttavia giustamente tu segnali il "disagio nella classe insegnante" causato dalla piaga della discriminazione! Quanto ho appreso in questi due anni di studio e ricerca attraverso gli approfondimenti anche internazionali, mi conferma che è indispensabile cominciare a condividere codesta realtà - ormai scientificamente provata - di maggior rischio di burnout, attraverso modalità di confronto nuove nonchè predisponendo incontri periodici a scuola, come da anni avviene nei paesi anglosassoni per un'opera di prevenzione del disagio. Non solo programmazione didattica e relativa verifica dunque - naturalmente indispensabili - ma anche altro: gruppi di auto-aiuto e gestione dello stress sarebbero ideali e sortirebbero l'effetto di non far sentir soli tanti colleghi che ancor oggi si vergognano ad esternare il loro "mal di scuola" dipendente dai più svariati motivi. Come vedi ci stiamo provando on line ed è già un inizio, ti pare? Infatti la consapevolezza del rischio di esaurire le proprie risorse psicofisiche è "conditio sine qua non" per sapersi fermare in tempo, prima di precipitare nella psicopatia conclamata del vertice della piramide che visualizza efficacemente l'ipotetico percorso, cui tutti possiamo andare incontro: nessuno è immune dal logorio professionale scolastico! Occorre autovalutarsi e autoanalizzarsi ma da soli non è facile, si rischia di non essere obiettivi e proiettare le proprie frustrazioni colpevolizzando altri. Perchè non fermarsi allora per qualche periodo più o meno lungo, non appena ci si accoge di aver bisogno di recuperare le immani energie profuse quotidianamente nell'espletamento del "mestiere" più usurante, come confermano gli studi dello specialista dr. Lodolo D'Oria? Di certo il deteriorarsi del clima scolastico spesso determina l'instaurarsi di situazioni conflittuali fortemente stressanti che a lungo andare contribuiscono a logorare la percezione di benessere di coloro che vi operano: molto sinteticamente è ciò che afferma lo psicologo del lavoro Vittorio Tripeni nel suo significativo capitolo "Ambiente scolastico e psicologia del lavoro" contenuto nel dossier ed. Armando "Scuola di follia". L'anno sabbatico obbligatorio negli USA ogni sette anni è per noi ancora un miraggio... Mi permetto quindi di sollecitare tutti coloro i quali si sentiranno coinvolti nel raccontare la loro esperienza, anche segnalando aspetti diversi: grazie dunque per l'input di un nuovo "forum"?! E un abbraccio affettuoso alla simpatica Cettina! |
Roberta V. - 06-12-2005 |
Pur valutando interessanti le considerazioni della collega Di Gennaro, rimango stupita di fronte al suo commento, che non tiene in nessun conto il merito del messaggio della collega Centonze: io credo che non si possa escludere che in alcune realtà del Nord il razzismo verso insegnanti provenienti dal Sud Italia sia presente, e mi sembra semplicistico liquidare il relativo disagio come "burn out", operazione che Anna compie sulla base della propria esperienza, oltretutto completamente diversa, in quanto figlia di immigrato meridionale, ma nata e cresciuta in un contesto "nordico". E' indiscutilibile comunque che gli insegnanti abbiano la disperata, urgente necessità di recuperare spazi di ascolto e dialogo, così come sarebbero necessari, per non dire indispensabili, momenti di supervisione, ad esempio in programmazione, gestiti magari da un coordinatore di gruppi, appositamente formato, che favorisca anche la corretta comunicazione interpersonale fra colleghi appartenenti allo stesso team. Fermi restando questi auspici per il nostro lavoro nel futuro (chissà?), esprimo solidarietà alla collega Centonze, anche perchè sarebbe inutile negare come la discriminazione esista, sotto molteplici aspetti, soprattutto qui, nel ricco ed egoista Nord Italia. Per non parlare del fatto che Milano è una metropoli, ma se si va nei paesini delle altre province lombarde, si scoprono realtà spesso chiuse in esasperati localismi. |
jean jacques caputo! - 08-12-2005 |
E' stato avviato un interessante dibattito nel quale mi inserisco volentieri. A mio giudizio, più che di razzismo, si può parlare di localismo, come afferma la collega Roberta. Il localismo è un fenomeno molto diffuso soprattutto nelle piccole e medie città padane; esso ha radici storiche ed assume talvolta forme di insofferenza patologica. Integrarsi in tali comunità per chi proviene da altri luoghi geografici è difficile perché esistono codici di comportamento non scritti da rispettare e ruoli ben precisi da giocare, pena l'emarginazione. Sarebbe auspicabile che la redazione approfondisse l'argomento perché ci potrebbero essere molte pentole da scoperchiare! |
aristarco battistini - 02-08-2007 |
E' difficile evitare toni offensivi quando la Signora Concetta definisce arretrati i luoghi al Nord ed i localismi. Anche i sud tirolesi sono arretrati?le ricordo che negli anni sessanta mettevano le bombe per avere autonomia.Dovrebbero fare altrettanto gli abitanti del Nord? Smettiamola con questi piagnistei. Molti meridionali hanno trovato l'america qui al nord (vedi impieghi pubblici) e soprattutto un popolo del nord talmente docile ed inoffensivo che è difficile trovarne in altre latitudini. Comunque nonostante io ritenga che il Risorgimento sia stata una sciagura, sia per il Nord che per il Sud, è giusto che continui ad essere insegnato nei licei. Prima di definire certi luoghi del nord arretrati, s'informi bene Concetta: sono gli stessi dove piu' alti sono gli indici di sviluppo sociale, dove c'e' piu' volontariato, dove la raccolta differenziata funziona...si' proprio come nella evoluta Napoli. Ringrazi e abbia la decenza di non affrontare certi temi con leggerezza Aristarco |
Giuseppe Aragno - 04-08-2007 |
Caro Aristarco, ci sono tirolesi e tirolesi. Quelli che mettevano le bombe erano idioti e criminali. E' così, non le pare? Ci sono settentrionali diversi tra loro: buoni, cattivi, civili, incivili, intelligenti, scemi. Così è il mondo. Così è al Sud, così a Napoli che lei gratuitamente offende. Così ovunque. e lei sarà dertamente d'accordo: quando generalizziamo, i rischiamo di scrivere sciocchezze. |
aristarco battistini - 23-01-2008 |
x roberta v, Anche se in ritardo, ho letto adesso le sue considerazioni. Cara signora lei dice che il nord è egoista. I casi sono due: a) LEI LAVORA AL NORD: Accogliere una persona come lei che ragiona cosi' è stato da parte del nord la prova che qui da noi l'egoismo non si sappia cosa sia!!! Non si sputa nel piatto in cui si mangia b)LEI RISIEDE AL SUD: Non puo' parlare perche' non sa. In entrambi i casi , si vergogni !!. Comunque con federalismo o secessione, faremmo volentieri a meno di gente come voi, "intellettuali" da magna grecia con la puzzetta sotto il naso, che toglie lavoro ai nostri insegnanti, e con la perenne nostalgia del paese natio, da raggiungere appena si puo', magari con molti giorni di malattia, pagata dai somari,EGOISTI, che stanno al nord. Aristarco Battistini |