breve di cronaca
Troppi iscritti, emergenza nei licei: ora si pensa al numero chiuso
Repubblica on line - 28-11-2005
Per il 2006 previsti cinquantamila studenti in più. E i presidi studiano la possibilità di un "tetto" alle iscrizioni

MILANO - Nel 2006 i licei italiani avranno 50 mila studenti in più. Ed è subito emergenza: i presidi dovranno trovare spazi in edifici già sovraffollati per soddisfare una domanda in continua crescita. In sei anni le iscrizioni a classici e scientifici sono aumentate del 3 per cento, solo nell'ultimo anno dell'1,5%. E si rischia il collasso. I presidi, lasciati soli a soddisfare le richieste delle famiglie, corrono ai ripari: dopo aver "riqualificato" tutti gli angoli disponibili - ristrutturando anche vecchi magazzini - stanno decidendo se ricorrere al numero chiuso; e convocano i consigli di istituto per stabilire nuove regole di selezione. "Non sarà una scelta meritocratica - assicurano i dirigenti - ma solo di precedenza. La scuola pubblica prende tutti, ma gli spazi sono quelli che sono e dobbiamo limitare gli ingressi. Altrimenti rischiamo di esplodere".

Il boom nei licei non si arresta. Anzi, nell'ultimo anno ha registrato una forte accelerata. E, a gennaio, le scuole si aspettano una nuova ondata che potrebbe attestarsi intorno al 2%: 50mila alunni in più.
A raccontare una realtà che rischia di stravolgere l'assetto delle scuole superiori, sono i dati del ministero dell'Istruzione, confermati a livello locale da tutte le grandi città, da Milano a Palermo.

Il corso di studi che ha visto il maggior incremento è lo scientifico che dal '99 a oggi ha registrato 100mila studenti in più, seguito dal classico con un aumento di 40mila iscritti. Il tutto a scapito dell'istruzione tecnica, scesa del 4% in sei anni: 30mila ragazzi in meno.

A Napoli il numero dei "primini" dello scientifico ha addirittura superato quello dei tecnici commerciali. A Bari gli iscritti ai licei sono raddoppiati: cinque scuole ospitano 7.000 ragazzi. A Palermo l'aumento del 7% delle iscrizioni ha costretto gli istituti a chiedere succursali, riaprendo così il problema dell'edilizia scolastica. "Tutta l'area dell'istruzione tecnica e professionale è stata lasciata nell'incertezza per troppo tempo - spiega Roberto Proietto, preside del liceo scientifico Bottoni di Milano - E la riforma Moratti ha dato la spallata finale. Non si capisce più quale sarà la prospettiva dei tecnici, se avranno diretti sbocchi professionali oppure no. E nella confusione, le famiglie scelgono percorsi di studio conosciuti e sicuri".

A settembre al Bottoni sono arrivati 180 nuovi studenti contro i 106 di quattro anni fa. Le prime sono aumentate di due classi ma l'anno prossimo ci sarà una nuova, necessaria contrazione. Per la prima volta il preside ha annunciato ai genitori che i ragazzi verranno selezionati: la precedenza a chi avrà come consiglio orientativo della scuola media il liceo scientifico. Selezione anche al classico Berchet di Milano dove qualche anno fa le quarte ginnasio erano salite a 14 e il Consiglio di istituto ha messo nero su bianco un regolamento che al primo posto vede la presenza di fratelli nell'istituto.

"Per ora non abbiamo dovuto metterlo in pratica, ma l'anno prossimo temo sarà necessario - dice il preside Innocente Pessina - Lo dirò alle famiglie alla giornata di orientamento". Un criterio, quello della parentela, che non dispiace neanche alla preside dello scientifico Leonardo da Vinci che ha visto in un anno raddoppiare le sue iscrizioni (da 129 a 265).

Un problema nazionale, che ogni istituto deve risolvere a modo suo. E se a Milano sta passando la linea del numero chiuso, a Bari vince quella opposta. Emanuele Stellacci, preside dello scientifico Scacchi si prepara a una nuova invasione, ma non cede alla tentazione di mettere un filtro: "L'anno prossimo dovrò chiedere 18 aule alla scuola vicina, ma sono contrario alla selezione degli studenti. Il compito di invertire la tendenza è del ministero non dei presidi. Quando avremo gli spazi saturi faremo i doppi turni".

Dello stesso parere il preside Michele D'Elia dello scientifico Vittorio Veneto di Milano che a settembre ha dovuto rifiutare 50 studenti: "È un problema che devono affrontare gli amministratori". Per ora succede solo a Bologna dove il provveditore Paolo Marcheselli ha istituito una commissione per studiare la capienza massima di ogni istituto e stabilire i criteri da inserire nelle schede di iscrizione. "Alla fine indicheremo il numero massimo di studenti che ogni scuola potrà accettare. L'edificio scolastico non è un elastico".

Anche l'assessore all'Istruzione della Provincia di Milano Sandro Barzaghi sta pensando a una programmazione più razionale: "Molti istituti tecnici hanno chiesto l'attivazione del liceo scientifico-tecnologico. Ma non è così che si risolve il problema. Bisogna lavorare sulla programmazione e invertire la tendenza rivalutando gli istituti tecnici".

(Teresa Monestiroli
24 novembre 2005
)

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 Dal sito del Miur    - 28-11-2005
Destituita di ogni fondamento l'ipotesi del numero chiuso nei licei

Per quanto riguarda le ipotesi riportate da un quotidiano nazionale sul numero chiuso nei licei, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca precisa che si tratta dell'ennesima fantasia destituita di ogni fondamento.

 Anna Pizzuti    - 28-11-2005
Non c'era bisogno di una grande mente strategica, per prevedere che uno degli effetti collaterali della riforma Moratti, applicata o meno che fosse nel secondo ciclo, sarebbe stato il calo delle iscrizioni negli Istituti Tecnici e Professionali, e l'aumento di quelle nei Licei.
Le cause le conosciamo e non è il caso di starle a ripetere, mentre è il caso - a mio avviso - di provare ad interpretare le notizie che si rincorrono in questi giorni, tra stampa e rete, in relazione all'ipotesi di numero chiuso nei licei, per chiederci, alla fine, se hanno - appunto - un fine più o meno occulto.
Il tam tam è iniziato tra ottobre e novembre, più di due mesi prima della termine ultimo per effettuare le iscrizioni, termine che scade alla fine di gennaio.La rivista Tuttoscuola segnalava, all'inizio di novembre, che dal 2002-03 allo scorso anno vi è stata un'accelerazione di 2 punti percentuali di decremento, a livello nazionale, con punte del 10% in Sardegna.
Di vera e propria fuga parlava la Tecnica della scuola qualche giorno dopo, e, fin qui, siamo al dovere di cronaca, ritengo.
In questi ultimi giorni, invece, l'attenzione della stampa ha cambiato prospettiva, iniziando a raccogliere e rilanciare la proposta di numero chiuso nei licei avanzata da qualche dirigente scolastico che teme di non poter reggere alle orde di nuovi iscritti.
A Bologna stanno facendo sul serio:" E´ in arrivo un nuovo regolamento per l´accesso alle scuole messo a punto da una commissione mista dove siedono dirigenti scolastici, rappresentanti della Provincia e del Csa. Una bozza è pronta. E l´indicazione è quella di un modulo unico per tutte le scuole in cui sarà indicato il numero massimo di alunni che potranno essere accolti nelle classi prime. Genitori avvertiti, dunque. Oltre quel numero i ragazzi saranno invitati ad andare in altre scuole con lo stesso indirizzo. Le graduatorie saranno compilate in base a criteri decisi dai singoli consigli di istituto"
La notizia è confermata anche da un sito cittadino:
"Inevitabile il numero chiuso nei licei". Parola di Elviana Almati, preside del Liceo classico Minghetti. D'accordo col Galvani, si pensa di fissare un tetto massimo per le nuove classi prime (9 al Minghetti, 10 al Galvani). Ipotesi sostenuta da tutti i presidi dei licei, già al Righi si fa così da due tre anni, tanto che il Fermi vuole fermarsi a 11 nuove prime all'anno. Decisione dovuta agli spazi che sono quello che sono e alla necessità di non far crollare il livello di istruzione. Si stano vagliando i criteri di ammissione. Per ora le scuole assicurano alle famiglie che, magari non nella scuola preferita, ma a tutti sarà garantito il diritto di studiare ciò che si desidera".
Anche a Milano si cercano soluzioni, o meglio, selezioni: "A settembre al "Bottoni" sono arrivati 180 nuovi studenti contro i 106 di quattro anni fa. Le prime sono aumentate di due classi ma l´anno prossimo ci sarà una nuova, necessaria contrazione. Per la prima volta il preside ha annunciato ai genitori che i ragazzi verranno selezionati: la precedenza a chi avrà come consiglio orientativo della scuola media il liceo scientifico. Selezione anche al classico Berchet di Milano dove qualche anno fa le quarte ginnasio erano salite a 14 e il Consiglio di istituto ha messo nero su bianco un regolamento che al primo posto vede la presenza di fratelli nell´istituto. «Per ora non abbiamo dovuto metterlo in pratica, ma l´anno prossimo temo sarà necessario - dice il preside Innocente Pessina - Lo dirò alle famiglie alla giornata di orientamento». Un criterio, quello della parentela, che non dispiace neanche alla preside dello scientifico Leonardo da Vinci che ha visto in un anno raddoppiare le sue iscrizioni (da 129 a 265)."
Si noterà che, fin qui, i dirigenti scolastici intervistati, attribuiscono tutti la responsabilità di quello che accade, all'incertezza nella quale sono stati posti gli Istituti Tecnici e Professionali dalla riforma, ma è di ieri una interpretazione più articolata del fenomeno:
"Nella scuola arriva ormai tutto e il contrario di tutto, ogni scusa è buona - detto rozzamente - tra progetti arditi e campagne umanitarie, per trascurare la lezione in classe e lo studio a casa. La scuola diventa il terreno aperto delle più spericolate scorribande delle agenzie più diverse accreditate da poteri esterni, lontani. I genitori lo sanno, e sperano nei licei, visti come gli istituti, di tutti, i più simili alla scuola tradizionale, dove si studiavano meno cose - gli oggi deprecati contenuti delle materie - ma precise e basilari. E dove, soprattutto, gli studenti erano indotti, bene o male, a concentrare le loro intelligenze nella disciplina dello studio, anziché disperdersi nella superficialità dell´informazione.
Date le premesse, non è impossibile che anche a Palermo qualche preside manager e qualche collegio dei docenti avventuriero vogliano sperimentare il numero chiuso. Sarebbe una sciagura tra le tante: quindi è probabile. Un comodo adattamento tra la Scilla delle richieste della scuola di massa e la Cariddi delle necessità della scuola azienda, competitor sul mercato dell´istruzione. (...) Con le burocrazie e i tecnicismi più illusionistici, questa scuola sta rovesciando gli ideali della scuola unica. Voleva essere la scuola delle pari opportunità aperte a tutti e delle garanzie ai meritevoli e capaci, uno degli strumenti con cui la Repubblica tentasse di moderare gli spiriti animali della società. Andiamo verso una scuola fotocopia della società: privilegio ed esclusione. E il numero chiuso riflette i tempi. Poi verranno i fuochi delle tante banlieu in cui la società si frammenta.
"
Insomma, il numero chiuso - invocato o smascherato nei suoi intenti - sembra stia diventando una realtà, al punto da provocare un intervento di smentita da parte del Miur che, oltretutto potrebbe essere individuata come l'ennesima contraddizione rispetto al "fatta salva l'autonomia delle scuole" che viene sempre ripetuto.
Eppure uno spiritello maligno mi dice che dietro tutte queste prese di posizione ci sia una strategia, che chiameremo: la strategia della sperimentazione. A quanti collegi dei docenti di istituti tecnici, mi chiedo, di fronte all'eventualità sempre più certa di perdere decine e decine di alunni, verrà chiesto di "difendersi" attuando la sperimentazione?
Che poi questa corrisponda, come è stato ampiamente dimostrato, alla sperimentazione del vuoto pneumatico, non importa, basta che il nome della scuola sia preceduto dal titolo di Liceo. Comunque esso sia.
Un tentativo disperato, da "ultima spiaggia". Ma il Ministro, ancora una volta, ringrazierà.

 Artemisia    - 04-12-2005
Il boom d'iscrizioni nei Licei è la sola risposta ragionevole e sensata al decennale processo di svuotamento culturale dell'istruzione superiore, avviato nel nostro paese da Berlinguer e portato a termine dalla Moratti.
Se non si ha l'onestà intellettuale di riconoscere che il disastro in cui versa la scuola pubblica nel nostro paese è il risultato dei miti della scuola azienda, della scuola dei progetti, privi di qualsiasi spessore culturale, della scuola del "tutto e di più", dell'informatizzazione selvaggia, non saremo in grado di attuare nessuna politica scolastica, di destra o di sinistra, capace di risollevare la scuola dal VUOTO CULTURALE in cui è piombata.
Non serve a niente invocare la salvezza degli istituti tecnici, nelle cui aule da anni si celebra il de prufundis dell'istruzione e della cultura. Non si tratta nemmeno di fare un'operazione di facciata e aggiungere la parola Liceo a scuole che, da tempo, non sono più in grado di soddisfare reali esigenze culturali e di formazione di cittadini e non di consumatori, come molti anni fa aveva denunciato Luigi Russo nel suo lucido saggio, Segmenti e bastoncini, ostracizzato da tutta la sinistra e che meriterebbe invece una approfondita rilettura.
Ricorrere allo strumento del numero chiuso nei Licei è solo l'ultima ,odiosa e ingiusta, risposta che la scuola pubblica è capace di dare al grosso equivoco tra scuola di massa e scuola democratica.
Come ricordava Luigi Russo la scuola democratica è una scuola che INNALZA I LIVELLI QUALITATIVI dell'istruzione, non li abbassa, come invece è inesorabilmente accaduto da molti anni nelle nostre scuole. La scuola di massa è profondamente classista, perchè offrendo un livello qualitativamente basso d'istruzione, non offre agli studenti socialmente più deboli e più poveri culturalmente, gli strumenti per emergere. La sinistra ha ripudiato dalla scuola pubblica la parola merito, con il risultato che chiunque, docente o discente, abbia una legittima aspirazione a livelli culturalmente elevati, viene emarginato. Anche in questo caso tutta la sinistra italiana farebbe bene a leggere senza pregiudizi ideologici il saggio della Mastrocola, La scuola raccontata al mio cane.
No, non è introducendo il numero chiuso nei Licei, ma mantenendo veramente alto il livello di formazione e di cultura delle nostre scuole e delle nostre università, che riusciremo a salvare quel tanto o poco che ancora rimane nel nostro paese di tradizione culturale, degna di questo nome.

 ilaria ricciotti    - 09-12-2005
La scuola di Don Milani è forse una scuola classista e di sinistra?