Un 26 novembre come oggi
Giuseppe Aragno - 26-11-2005
Mi capita tra le mani per caso - cerco altro - ma mi fermo pensoso. Come tante volte accade mentre sei lì a cercare tra documenti d'archivio rosicchiati dal tempo, l'attenzione cade su un particolare, una data, la curiosità d'un fatto. Basta poco e non ricordi più cosa cercavi.
Mi colpisce la data: 26 novembre. Oggi, mi dico, è ventisei novembre. E mi fa un certo effetto: un oggi di ottanta anni fa. Mi colpisce la legge cui il documento fa riferimento: la n. 2069, la prima di quelle fascistissime. Racconta il vecchio foglio ingiallito che ho davanti e mi rammenta - nel suo faticoso linguaggio burocratico - che Mussolini e il suo entourage non se l'erano inventata dal nulla quella legge liberticida che predisponeva la schedatura delle associazioni politiche e sindacali operanti nel regno e obbligava associazioni, istituti, enti, a consegnare alla pubblica sicurezza gli atti costitutivi, gli statuti, i regolamenti interni, gli elenchi dei soci e dei dirigenti. Te ne stavi zitto? Modificavi i dati? Ti costava l'immediato scioglimento e pene detentive tutte da definire. Quando venne il momento, ci volle poco a mettere in manette tutta l'opposizione.

Non s'era inventato molto il fascismo e ci teneva a ricordarlo ai Prefetti del Regno Federzoni, ministro dell'Interno - e perciò antico collega di Pisanu - che, dopo aver fondato il partito nazionalista, fu ministro fascista, presidente del Senato di Mussolini dal 1929 al 1939, uomo di punta dell'Accademia d'Italia dal 1938 al 1943. E poi? Si sa come va il mondo. Poi visse tranquillamente da cittadino della Repubblica - la prima s'intende - fino al 1967. Peccato. Nella seconda Repubblica sarebbe stato certamente - e comprensibilmente - un concorrente pericoloso per Fini e per Storace: un passato certamente più illustre.
"E' intendimento del Ministero - scrive Federzoni il 17 dicembre 1925 - di ricostruire lo schedario centrale delle Associazioni politiche che, com'è noto, venne soppresso con la circolare 8 dicembre 1919. [...] Come criteri di massima nella compilazione del prospetti - prosegue il galantuomo - si richiamano per quanto del caso, le istruzioni a suo tempo impartite dalla circolare 21 aprile 1912 n. 10826".
In perfetta continuità coi liberali, quindi - nell'aprile 1912 ci guidava Giolitti ed eravamo presi dalla necessità di portare la civiltà italiana nella barbarie libica - il ministro dell'assassino di Matteotti indicava ai prefetti la graduatoria della "pericolosità", invitando a "tener presente che le associazioni da segnalare debbono essere indicate nell'ordine seguente: 1° Associazioni anarchiche; 2° comuniste; 3° associazioni sindacali; 4° associazioni socialiste". La storia proprio non cambia! Lascio il presente perché potrebbe servire: tra liberali, non si può mai dire ed alla fine è questione di coerenza. Non è un caso, credo che il ministro Pisanu, dichiaratamente liberale, canti da tempo la canzone anarchica, e Berlusconi, leader dichiarato dei liberali liberisti, metta l'accento sul pericolo comunista. Come facevano Federzoni e Mussolini.

Lo so. La storia ne esce male, ma chi glielo spiega? D'Alema e Violante non credo, eppure lo sanno bene: i comunisti italiani accettarono la chiesa nella scuola, fu Togliatti a firmare l'amnistia che consentì a Federzoni di tornarsene tranquillamente a casa dopo lo sfascio fascista. In cambio ne ebbe il linciaggio morale dei liberali di ogni parrocchia nel 1948 e finì che una mano fanatizzata gli tirò una pallottola alla testa. I comunisti, ovviamente, fermarono gli operai pronti alla rivolta dopo il mancato omicidio. I comunisti, sempre loro purtroppo, nel '68 non capirono nulla della protesta giovanile, stettero dall'altra parte, ma sono i "cattivi maestri"; i comunisti denunciarono con fermezza i brigatisti ed alzarono il muro più alto a difesa della legalità repubblicana. Fino a che sono esistiti, dopo averla strappata quasi da soli ai liberali passati ai fascisti - c'era con loro "Giustizia e Libertà" - i comunisti hanno contribuito a difenderla la democrazia italiana. In quanto agli anarchici, Merlino e Pinelli bastano a capire. Pinelli soprattutto che, a sentire i soliti ben informati liberali, decise di buttarsi giù dalle finestre della Questura di Milano perché, da incorreggibile sovversivo qual era, volle mettere nei guai la polizia. E poi si sa: se esplode una bomba chi vuoi che l'abbia messa?

"Semestralmente - concludeva Federzoni nella sua Circolare ai Signori Prefetti del Regno - e cioè al 1° luglio ed al 1° gennaio di ogni anno le SS. LL. invieranno altresì una relazione riassuntiva del movimento sovversivo, nonché un rapporto dettagliato sull'attività e lo sviluppo dei singoli partiti politici".
Vecchie carte, d'accordo. Passato, mi direte. E però io, che sento ogni giorno strillare di anarchici e comunisti e non riesco proprio a immaginare Bertinotti, Cossutta e Diliberto alla testa dei bolscevichi davanti al Palazzo d'Inverno, ho paura dei liberali. Lo confesso: mi sentirò tranquillo solo quando Federzoni tornerà in archivio.

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