breve di cronaca
Più Bibbia a scuola, l´appello degli intellettuali
Repubblica - 12-11-2005
Da Cacciari a Eco, dalla Hack a Vattimo, centinaia di firme illustri. "Se ne discuta anche fuori dall´ora di religione"

"È un testo indispensabile per la formazione culturale di ogni studente"


«Portiamo la Bibbia nelle scuole. Affinché l´opera letteraria di tutti i tempi venga sempre più considerata componente indispensabile nella formazione culturale di ogni studente e di ogni cittadino». Sono centinaia gli intellettuali, cattolici e non, biblisti, docenti universitari, insegnanti, che hanno sottoscritto l´appello lanciato dall´associazione laica "Biblia" al ministero dell´Istruzione e della Ricerca e al mondo della scuola affinché i giovani riscoprano le radici profonde della nostra cultura. Tra i primi firmatari Massimo Cacciari, Umberto Eco, Margerita Hack, Emanuele Luzzatti, Amos Luzzatto, Gianfranco Ravasi, Gianni Vattimo. Più di 5mila le firme già raccolte tra i cittadini. «Non vogliamo interferire con l´ora di religione - spiega Agnese Cini Tassinario, presidente di "Biblia". - E non vogliamo venga introdotta un´ora di istruzione biblica. Chiediamo che la Bibbia, grande assente della nostra formazione culturale, torni ad essere frequentata, studiata, discussa, all´interno dei diversi insegnamenti».

I promotori dell´appello, si propongono di smuovere «l´indecisione e i temporeggiamenti» del ministro Moratti e le «resistenze» ancora presenti all´interno della Conferenza episcopale italiana. «Teologi, critici ed esegeti riconoscono da tempo il valore letterario della Bibbia. Il racconto dei tempi dell´uomo misurati col tempo di Dio. Un testo in cui si ritrova il fondamento comune delle tre religioni monoteistiche: ebraismo, cristianesimo e islamismo».

L´appello denuncia come nel dibattito sulla riforma dei programmi scolastici permanga un´attenzione inadeguata nei confronti della Bibbia e della sua influenza diretta e indiretta sulla storia dell´Occidente. «Una carenza che incide negativamente sulla comprensione della letteratura, dell´arte, della musica, della politica, del diritto, dell´economia e in genere della storia culturale dell´Occidente». Mentre «una riscoperta consapevole e rigorosa della matrice biblica è particolarmente urgente in questo momento storico, segnato dall´inedita presenza in Italia e in Europa di comunità religiose numericamente crescenti e diverse da quelle di origine ebraica e cristiana».

Carlo Brambilla
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 Prof. S. De Nuccio    - 13-11-2005
Ho letto con vero piacere la tardiva ma pur sempre straordinaria presa di posizione di alcuni, seppur fra i sommi, intellettuali italiani sulla necessità di uno studio (oggi si preferisce il termine più asettico o forse più ambiguo di 'confronto') serio e costante del testo principe dell'identità culturale italiana (ed occidentale), la Bibbia. E' da anni che vado dicendo le medesime cose nella scuola, con colleghi e alunni, ma è come parlare a sordi. Da quando, nel coacervo della Rivoluzione Francese, si è fatto la incredibile (o probabilmente capziosa) confusione tra Religione e qualche rappresentante della Chiesa, indegno o corrotto, e si è buttato tutto, a livello culturale, acqua sporca e bambino, la società e la cultura occidentali, a livello di massa, si sono andate progressivamente impoverendo in tutti i sensi, non solo nella conoscenza della propria identità-storico-culturale ma anche nel modo di 'leggere', o meglio di 'intelligere', il senso delle cose e la vita stessa.
Non condivido invece il ragionamento sull'ora di religione. Non si tratta di interferire nulla, ma di togliersi finalmente le maschere e affrontare il problema. L'ora di religione così come è fatta non serve a nulla e va radicalmente rivista. Siamo ancora alla logica della riforma Gentile, riproposta in tutti i concordati. Io credo e chiedo (mi pare sia giunto il momento!!) che si facciano due cose serie:
1. Rimettere nelle Università italiane gli insegnamenti/facoltà di Teologia, che preparino seri e competenti docenti di... una disciplina che si può tranquillamente chiamare 'Religione' o, magari a partire dalla scuola superiore, 'Antropologia Rligiosa' e P E R M E T T E R E a tutti i nostri figli un serio, costante e approfondito confronto con questa dimensione essenziale della storia e della cultura umana: l'esperienza religiosa, il bisogno, che in qualche modo ci accomuna, di 'inventare' una dimensione religiosa, compresa quella di chi poi la negherà tale dimensione, (ma la negherà con consapevolezza, con dignità, con cognizione di causa, e non per bieca superficialità! La quale superficialità suonerebbe quantomeno indegna dei padri, dei Patres' che abbiamo avuto!)
2. Dotare la scuola italiana appunto di docenti di 'religione' laici, staccati dalla Chiesa, pagati dallo Stato e 'prodotti' dallo Stato, che insegnino una disciplina dello stato, la disciplina 'Religione' o 'Antropologia Religiosa'. E la Chiesa? deve tornare a fare l'unica cosa che sa e può fare: la 'maestra della fede e la mediatrice della salvezza, ma in altri luoghi che non siano quelli dello Stato e con altri metodi, diversi da quelli scolastici!