tam tam |  software libero  |
Solidarietà digitale
Galileo news - 24-10-2005
Ci voleva uno dei più grandi guru dell'informatica per uscirsene con l'idea del Pc a manovella. Nicholas Negroponte, fondatore del Media Lab del Massachusetts Institute of Technology, ha annunciato nei giorni scorsi che presenterà in novembre a Tunisi, al Summit Mondiale sulla Società dell'Informazione il suo progetto per un personal computer portatile da 100 dollari, destinato nelle sue intenzioni a essere distribuito nei paesi in via di sviluppo. Il progetto si chiama "One Laptop per Child", e punta a distribuire dai 100 ai 150 milioni di questi Pc a insegnanti e studenti di Asia, Africa e Sud America.
Il portatile, dotato di batterie ricaricabili, è prodotto con una serie di accorgimenti per ridurre al minimo possibile il consumo energetico, in modo da poter essere usato anche in situazioni in cui l'accesso continuo alla rete elettrica non sia scontato. Ha un processore a 500 Hz, schermo a cristalli liquidi che può funzionare anche in bianco e nero, niente hard disk ma solo memorie Flash. E se proprio si mette male, ha un meccanismo a manovella permette di recuperare un po' di carica con la forza delle braccia.

L'iniziativa fa parte di quegli interventi (molti altri saranno descritti durante il summit di Tunisi) volta a ridurre il digital divide, espressione entrata in uso negli anni Novanta per indicare il fossato, sempre più ampio, che divide i Paesi ricchi da quelli in via di sviluppo in termini di accesso alle tecnologie e in particolare alla rete Internet.

L'idea di Negroponte, e di molti altri, è che promuovere l'uso diffuso di tecnologie informatiche sia di vitale importanza per lo sviluppo dei paesi poveri, né più né meno degli aiuti all'agricoltura o dei farmaci a basso costo, perchè più tecnologia vuol dire più conoscenza, e più conoscenza vuol dire più occasioni economiche. Le Nazioni Unite hanno da poco varato un nuovo fondo chiamato "Digital Solidarity Fund", che finanzierà progetti volti a permettere a persone e paesi che ora ne sono esclusi di entrare a pieno titolo nella società dell'informazione."La rivoluzione digitale planetaria" recita la dichiarazione di intenti delle Nazioni Unite, "lascia fuori milioni di uomini e donne, per lo più nei paesi in via di sviluppo e in remote aree rurali. Gli studi economici e sociologici mostrano che in molti paesi, il digital divide rappresenta un fattore di esclusione dai processi globali di scambio, restringe le possibilità di sviluppo di capitale intellettuale e rallenta la crescita economica. E più in generale, aumenta in modo pericoloso la mancanza di comprensione tra culture e civiltà".

Il tema del digital divide viene stato spesso guardato con un certo scetticismo, da chi pensa che abbia poco senso preoccuparsi di accesso a Internet per chi ha a malapena abbastanza da mangiare. Tra questi si iscrive, imprevedibilmente, nientemeno che Bill Gates. Che a una conferenza sul tema nel 2000 dichiarò: "Avete un'idea di che cosa significa vivere con meno di un dollaro al giorno? Tutti i benefici dei personal computer arriveranno solo una volta che avremo assicurato salute e un minimo grado di istruzione alle persone che dovrebbero sedersi a usarlo". Per questo la fondazione che ha creato con la moglie, la Bill&Melinda Gates Foundation, si occupa essenzialmente di ricerca medica.

Anche senza essere troppo cinici sul tema del digital divide, però, non è detto che sia il personal computer il bersaglio giusto per affrontarlo. Alcuni mesi fa, in una approfondita analisi dedicata al tema, il settimanale britannico "The Economist" concludeva infatti che per sostenere veramente lo sviluppo economico sarebbe molto meglio lasciar perdere i Pc e occuparsi delle reti di telefonia cellulare. Già oggi, dove sono arrivati, i telefoni cellulari (ben più facili da usare di un Pc anche per chi ha un basso livello di istruzione) vengono usati dai pescatori o dagli agricoltori per chiamare i mercati e decidere dove andare a vendere i propri prodotti. O servono, in molti paesi africani, per effettuare pagamenti "virtuali" a distanza, permettendo scambi economici altrimenti impossibili.

"Il vero digital divide", concludeva il settimanale britannico in un editoriale, "è quello tra chi ha accesso a una rete mobile e chi no", perché in economie poco sviluppate e disperse sul territorio, Internet e il commercio elettronico non serviranno mai a nulla, mentre un cellulare può davvero cambiare la vita e creare occasioni di svilupo. Sempre, naturalmente, che ci siano salute e cibo.

Nicola Nosengo

  discussione chiusa  condividi pdf