Altro che disco verde! Verdissimo!
Maurizio Tiriticco - 17-10-2005
I Danai hanno condotto egregiamente la loro operazione! Regioni e sindacati avevano pensato di portare a casa un buon bottino, senza accorgersi che si trattava invece di un bel cavallo di legno! Così gli eroi del Miur, ricompattati da quell'abile tessitrice che si è dimostrata il nostro ministro, sono riusciti a varare "al meglio" i loro ultimi decreti.
E ciò, nonostante l'opposizione ampia e motivata della stragrande maggioranza di chi la scuola la fa, rappresentata dai mille documenti sottoscritti dalle associazioni, dai sindacati, dal Cnpi.
Così i giochi son fatti, e il vincitore del tavolo verde sembra proprio il banco! E non ci si illuda del rinvio di un anno per partire con la riforma del secondo ciclo! Non si tratta di nessuna concessione! Il fatto è che tecnicamente, con le preiscrizioni alle porte, sarebbe impossibile avviare una qualsiasi innovazione, anche la migliore.
In merito alla sperimentazione, poi, il comunicato del Miur è solo risibile, quando precisa che il decreto "non contiene riferimenti ad una data precisa, ma stabilisce che sino alla definizione di tutti i passaggi normativi propedeutici all'avvio del secondo ciclo di competenza del Ministero, il medesimo Ministero non promuoverà sperimentazioni del nuovo ordinamento nelle scuole, ferma restando l'autonomia scolastica". Ormai i buoi sono scappati e non saranno certo i passaggi normativi propedeutici a riportarli alle stalle! E qualche istituto pronto a sperimentare è già da tempo nel cilindro del Ministro.
La riforma, quindi, è compiuta! Ci dobbiamo tenere tutte le assurdità dei Pecup, delle Indicazioni nazionali fotocopia - chissà se anche questa quarta fotocopia avrà carattere transitorio: questo non è detto nel decreto! - degli Osa, dei Psp, delle Ua, dello spappolamento degli orari e delle discipline, dei Portfoli. Quest'ultimo poi, che nel secondo ciclo sarebbe una cosa importante e necessaria, viene introdotto con le medesime argomentazioni generiche e vacue con cui è stato introdotto nel primo ciclo, dove invece non serve! Quando, invece, un reale portfolio di un giovane deve fare precisi riferimenti a competenze e a standard.
Ma le cose veramente importanti, cioè gli standard in termini di competenze, non esistono perché gli Osa del Miur sembrano essere solo diligenti esercitazioni dei corsisti delle SSIS. Dov'è andata a finire quell'"Europe des Competences", di cui gettammo le basi al seminario europeo de La Villette di Parigi nel settembre dell'89? Quanti anni sono passati invano! Al Miur si dirà: ma quelle sono cose della formazione professionale, riguardano le Regioni. La verità è un'altra: che in quegli anni si parlò veramente di competenze, prima e dopo Maastricht, a fronte delle quali il nostro ministero ha sempre fatto le orecchie da mercante, più attento alla Cultura con la C maiuscola, quella dei licei, che a quella dei percorsi professionali. Il risultato è che gli Osa sono ben misera cosa! Di fatto sono un rimasticamento mal fatto di oggetti che bene o male già erano nei vecchi programmi. E allora, dov'è l'innovazione?
Un secondo ciclo che si rinnova dovrebbe fondarsi soprattutto e in primo luogo su oggetti che oggi ci richiedo il mondo della cultura e del lavoro: le competenze standard, i contenuti, in termini di ampi spaccati pluridisciplinari, i monte ore per gli studenti, i monte ore per i docenti. Spetta poi all'autonomia degli istituti e dei docenti progettare e realizzare curricoli.
Un professore di matematica o di filosofia o di greco sa che cosa deve insegnare e quali sono gli obiettivi di apprendimento. Non ha bisogno degli Osa del Miur, ma ha bisogno di conoscere quali sono le competenze da proporre ai suoi studenti, quelle che inglobano conoscenze mono- e pluridisciplinari e che poi verranno accertate e certificate in sede di esame di Stato.
Dei Sette saperi necessari all'educazione di Edgar Morin - l'opera è del '99! -, ne sottolineo due: insegnare a cogliere le relazioni che corrono tra le parti e il tutto in un mondo complesso; insegnare a navigare in un oceano di incertezze attraverso arcipelaghi di certezze. Questo è il terreno su cui deve muoversi un autorevole Miur nella definizione delle norme generali sull'istruzione. Il Miur non può e non deve dettare dettagliate articolazioni disciplinari: questa era materia dei vecchi Programmi! E non può farlo soprattutto quando propone agli insegnanti spezzatini di mal coordinati conoscenze e abilità disciplinari. Non si invade in questo modo lo spazio dell'autonomia degli istituti e dei professionisti dei processi curricolari.
Di ciò che veramente serve alle scuole oggi nel decreto non c'è assolutamente nulla! Ricompare, così, una secondaria del passato, quella che poi fino a qualche tempo fa ha anche assolto egregiamente i suoi compiti, anche per le sperimentazioni che si è data, dal centro e dalla periferia. Riemerge un deja vu, malamente rimasticato, appesantito inoltre da una visione della didattica che non si sa né da dove venga né dove vada a parare!
Su questa basi non si rinnova nulla e la nostra scuola dovrà continuare a soffrire!
Il fatto è che la scuola oggi, in tutti i Paesi ad alto sviluppo, deve fare i conti con una situazione particolarmente grave che certa sociologia contemporanea - ma vi sono anche i politologi, gli epistemologi, i neuroscienziati e mille altri filoni di pensiero che aprono nuovi orizzonti alla stessa ricerca educativa - ci descrive ed analizza anche egregiamente. La crisi del soggetto che apprende è anche data da una crisi di valori nonché da una implementazione e frammentazione dei saperi che una società sempre più spaesata, "liquida", per dirla con Zigmunt Bauman, ci propone, forse, in modo sempre più inquietante.
La domanda di fondo allora è: come possiamo far fronte a questi problemi, così drammatici e così nuovi per la nostra società avanzata, se la questione dell'educazione e della scuola viene affrontata con i provvedimenti legislativi varati di questa maggioranza?
Riprendiamoci la scuola! E occorre fare presto! L'autonomia è una delle strade maestre!

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