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Katrina, Rita, Cindy Sheehan...
E' così iniziato l'autunno del presidente? C'è da augurarcelo. E' certo che gli stanno per sfuggire dalle mani le terribili armi mediatiche della paura, paura del nuovo nemico dell'America ora che si è disintegrato il nemico storico, quell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche che pur con milioni di morti ha contribuito all'annientamento del nazifascismo.
E' stata la novella paura ad avere condizionato fortemente la campagna presidenziale e che ha regalato al piccolo Bush un secondo insperato mandato alla Casa Bianca.
E' dall'America profonda, quella più continentale, che ci si attende però un segnale di inversione di tendenza, da quell'America solidaristica che ha scoperto le inettitudini di un'amministrazione che ha fatto propria l'idea di uno stato padre premuroso ed accorto verso i più abbienti e patrigno distratto e noncurante verso i più poveri ed i più deboli.
E più in generale, ci si augura che sia l'autunno del neoconservatorismo su scala planetaria, anzi il gelido inverno di tutte le idee politico-sociali basate sulla cieca fiducia nel denaro e nell'assoluta indifferenza verso gli affanni ed i malesseri delle genti e dell'ambiente.

Joan Baez, da " la Repubblica " del 25 di settembre

" ( ... ) L'Iraq è il Vietnam della nuova generazione e chi dice che non è vero vada a parlare con i soldati che tornano. Se non ci alziamo noi vecchi a dirlo, chi lo deve fare?
Il nostro silenzio, la nostra paura di non sembrare abbastanza patrioti è costato la vita di duemila giovani americani. Li abbiamo uccisi anche noi. Ma io sono troppo vecchia per permettermi il lusso di tacere. ( ... ) "

Appello di Cindy Sheehan agli americani di buona volontà

" Persino l'uragano Katrina ha dimostrato che mio figlio è morto invano. Se ascoltate Bush - e grazie a Dio sono sempre meno quelli che lo ascoltano - siamo in Iraq a causa dell'11 settembre.
Il nostro presidente dall'11 settembre non ha fatto altro che parlare di proteggere il Paese. Per questo lo hanno votato alle ultime elezioni. Invece si tratta di una menzogna. E questo inganno, questa menzogna ha provocato un disastro grande quanto l'uragano Katrina.
Cosa abbiamo ottenuto spendendo centinaia di miliardi e sacrificando decine di migliaia di vite innocenti? Nulla.
E Casey, mio figlio, è morto per nulla. Ne abbiamo abbastanza. Ciò che disgusta, Presidente, non sono, come dice la first lady, le critiche nei suoi confronti ma piuttosto i crimini da lei commessi contro questo Paese e contro i nostri figli e le nostre figlie.
La smetta di nascondersi dietro la sua contorta idea di Dio e la smetta di distruggere questo Paese.
( ... ) ... sarò a Washington dinanzi alla Casa Bianca esattamente come ho fatto le scorse settimane davanti alla sua casa in Texas.
Ma questa volta saranno con me anche le vittime dell'uragano Katrina. Nella sua America siamo tutti vittime. I simboli del fallimento della sua presidenza sono l'Iraq e Katrina. È giunto per noi tutti il momento di farci sentire e di contarci: per dimostrare ai media, al Congresso e a questa amministrazione inetta, corrotta e criminale che facciamo sul serio.
È giunto il momento di darci da fare per dimostrare a quanti stanno facendo precipitare il Paese nell'oblio che non siamo più disposti ad aspettare.
Rivogliamo il nostro Paese e vogliamo che i giovani tornino a casa sani e salvi in modo da poter contribuire a proteggere le coste della nostra nazione.
È giunto il momento di cambiare la "leadership" del Paese. Non ce ne andremo prima che i nostri sogni siano diventati realtà.
Nel nostro Paese ci sono leader che stanno aspettando il momento "politicamente opportuno" per prendere posizione contro l'occupazione dell'Iraq. I nostri politici non fanno fatica ad aspettare il momento giusto perché nessuno di loro ha un figlio in pericolo. Non mi importa se siano Democratici o Repubblicani, questa non è una faccenda politica.
Per guidare con autorevolezza il Paese fuori del pantano e del disastro dell'Iraq ci vorrà qualcuno dotato di coraggio e determinazione e capace di dire: «non mi importa se vincerò le prossime elezioni, la gente muore in Iraq ogni giorno e le famiglie vengono decimate».
Noi, al pari del 62% degli americani che vogliono che abbia inizio il ritiro delle nostre truppe, seguiremo questo leader lungo il sentiero difficoltoso, ma remunerativo della pace con giustizia.
Non è più il momento di quel sedativo chiamato gradualismo. In realtà non è mai stato il momento. Il nostro "ora" è sempre più urgente. Come ha scritto mia figlia Carly nella sua poesia "A Nation Rocked to Sleep":

Avete mai sentito il rumore di una nazione che viene messa a dormire?
I nostri leader ci vogliono intorpiditi di modo che il dolore non sia così acuto.
Ma se noi, il popolo, consentiremo loro di continuare, un'altra madre piangerà.
Avete mai sentito il rumore di una nazione che viene messa dormire?

È arrivato il momento di svegliarsi: per questo, ( ... ), siamo tutti a Washington. "

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 da Peace Reporter    - 28-09-2005
Vietato protestare pacificamente

Cindy Sheehan arrestata e rilasciata insieme ad altri 370 manifestanti

Ha potuto piantare le tende per 26 giorni nella campagna del Texas vicino al ranch di Bush, ma appena si è seduta davanti alla Casa Bianca a Washington, sono scattate le manette. Così Cindy Sheehan, la 48enne californiana madre di un soldato caduto a Baghdad, per la prima volta in vita sua è stata arrestata. La polizia l'ha portata via a forza da Pennsylvania Avenue, nel pezzo di strada pedonale davanti alla residenza presidenziale, perché la legge dice che in quel tratto non si può sostare, bisogna continuare a muoversi. La Sheehan, insieme ad altri 500 dimostranti, si era invece seduta sul marciapiede per inscenare una protesta di "disobbedienza civica" contro la guerra in Iraq. Dopo aver per tre volte esortato la folla ad alzarsi in piedi, gli agenti hanno perso la pazienza. La Sheehan e circa altri 370 manifestanti non hanno opposto resistenza, e sono stati caricati sulle camionette della polizia mentre gli altri dimostranti gridavano "Tutto il mondo sta guardando", per la gioia delle decine di fotografi e cameraman presenti.

La risposta della Sheehan. Gli arrestati sono stati rilasciati dopo qualche ora, ma prima sono stati fotografati e sono state prese le loro impronte digitali. Per "manifestare senza un permesso", un'infrazione minore, dovranno comunque pagare 75 euro di multa oppure comparire davanti al giudice: la Sheehan ha già annunciato che non ha nessuna intenzione di pagare, la sua udienza è prevista per il 16 novembre. La donna, che dopo aver lasciato "Camp Casey" nel Texas si è lanciata in un tour degli Stati Uniti in compagnia di altri attivisti pacifisti e di veterani di guerra, ha affrontato l'arresto con un sorriso ma subito dopo ha criticato il presidente Bush per la sua solerzia nell'applicare la legge in questo caso, in una lettera pubblicata sul sito HuffingtonPost.com: "La persona che ora è alla Casa Bianca non rispetta mai la Costituzione. E' stato nominato dalla Corte Suprema, ha invaso e continua a occupare un Paese sovrano senza una dichiarazione di guerra da parte del Congresso, e ha violato diversi trattati. Per non parlare della tortura da lui condonata, che pervade le prigioni militari in questi giorni. Queste sono tutte violazioni della Costituzione. George è così ipocrita nel preoccuparsi della Costituzione dell'Iraq, che ignora e fa a pezzetti la nostra".

Una protesta pacifica. La protesta, anche prima degli arresti, è stata comunque pacifica, e anche con la polizia non c'erano stati problemi. Anzi, l'intera manifestazione era stata concordata con le forze dell'ordine. Sull'onda della marcia di sabato, che ha portato almeno 100mila persone nelle strade di Washington per chiedere il ritiro immediato dei soldati dall'Iraq e dall'Afghanistan, i circa 500 dimostranti si sono riuniti davanti all'ingresso nord della Casa Bianca, nel tentativo di consegnare a Bush la lista con i nomi dei soldati americani caduti in Iraq e dei civili uccisi. Quando era chiaro che il presidente non li avrebbe incontrati, si sono seduti per terra. In precedenza, poco dopo l'alba, davanti al Pentagono altri 41 manifestanti erano stati arrestati per "condotta disordinata". Bush non ha voluto commentare gli episodi di ieri, né la marcia di sabato. Per lui l'ha fatto il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan. "Il presidente non è assolutamente d'accordo con chi dice che dobbiamo ritirare le nostre truppe dal Medio Oriente. Sarebbe l'approccio sbagliato, ci renderebbe meno sicuri", ha detto ai giornalisti.

Alessandro Ursic

 A.Q.    - 29-09-2005
Non ha bisogno di commento alcuno la nobile e serena lettera di Cindy Sheehan “Come sono stata arrestata davanti alla Casa Bianca “ che giunge con echi sinistri ed oltremodo inquietanti da quell’impero del bene, esportatore della democrazia sulla punta delle sue micidiali ogive, che nel contempo provvede a restringere gli spazi democratici e di libertà dei suoi cittadini.
I nostri trinariciuti vassalli dell’impero del bene, da questa parte dell’oceano, avranno modo di scatenare la loro canea al riparoo del totalitarismo mediatico più sfacciato e di gridare, con la rabbia solita e propria dei sottoposti, “ all’antiamericanismo “ di tutti coloro che, in forza di una sincera convinzione di pace nel mondo, richiedono un rapido ripensamento di quella dottrina della “ guerra preventiva “ che ha prodotto i frutti amari di questi tragici giorni.

Questa volta le voci rispondono al vero. Sono stata arrestata dinanzi alla Casa Bianca. Non ero mai stata arrestata prima d’ora.
Siamo andati da Lafayette Park fino alla Guard House della Casa Bianca: io, mia sorella, altri membri della Gold Star Families for Peace e alcune famiglie di militari e abbiamo rinnovato la richiesta di vedere il presidente. Volevamo chiedergli ancora una volta: quale è questa Nobile Causa?
Con nostra grande sorpresa e stupore la nostra richiesta è stata respinta. Si sono persino rifiutati di consegnare alla Casa Bianca lettere o fotografie dei nostri cari uccisi.
A questo punto sappiamo benissimo perché George non vuole incontrare i genitori dei soldati che ha ucciso e che non sono d’accordo con lui. Anzitutto detesta il fatto che si possa non essere d’accordo con lui. Non saprei dire fino a che punto lo detesta o se invece è una realtà che rifiuta persino di accettare.
In secondo luogo, è un vigliacco che si rifiuta di incontrare la gente che gli paga lo stipendio. Forse la prossima volta che uno di noi sarà convocato dai capi perché vogliono valutare in che modo svolge il suo lavoro o la prossima volta che ci verrà detto che stanno per farci rapporto per una infrazione sul luogo di lavoro ci dovremmo rifiutare di presentarci e di parlare con i superiori citando il fatto che il presidente non è tenuto a farlo.
La terza ragione per cui non ci vuole parlare va individuata nel fatto che sa benissimo che non esiste alcuna Nobile Causa per l’invasione e la perdurante occupazione dell’Iraq. È un interrogativo che non ha alcuna vera risposta.
Dopo che Mister Incoerente ci aveva rifiutato un incontro, ci siamo piazzati dinanzi a casa nostra, alla Casa Bianca (dinanzi al cancello ovviamente), e ci siamo messi a sedere con l’intenzione di non muoverci fin quando George non fosse venuto a parlare con noi.
Ce la siamo spassata, abbiamo cantato vecchie canzoni di chiesa e vecchie canzoni di protesta mentre aspettavamo.
Ho incollato una foto di Casey sulla cancellata della Casa Bianca e apparentemente anche questo è illegale.
Dopo tre avvertimenti a lasciar libero il marciapiedi dinanzi alla nostra casa siamo stati arrestati. Mi fa ridere l’idea che la persona che abita nella nostra Casa Bianca abbia giurato di rispettare e difendere la Costituzione degli Stati Uniti di America.
La persona che attualmente è (p)residente della Casa Bianca non ha la più pallida idea di cosa sia la Costituzione.
In occasione del primo mandato presidenziale è stato insediato dalla Corte Suprema, ha invaso e continua ad occupare uno Stato sovrano senza una dichiarazione di guerra da parte del Congresso ed ha anche violato diversi trattati per invadere l’Iraq. Per non parlare del fatto che si passa sopra alla tortura attualmente praticata nelle prigioni militari.
Sono tutte violazioni della Costituzione. Il Patriot Act e il fatto di privarci del diritto di riunirci pacificamente sono gravi violazioni del Bill of Rights.
George è così ipocritamente preoccupato che in Iraq venga approvata una costituzione da ignorare e fare a pezzi la nostra Costituzione.
Essere arrestati non è poi chissà cosa. Pur essendo stati arrestati per «manifestazione non autorizzata», la nostra protesta era molto più seria del semplice starsene seduti sul marciapiedi: la tragica e inutile morte di migliaia di iracheni e americani innocenti (sia in Iraq che qui in America) che sarebbero ancora vivi se non fosse per i criminali che vivono e lavorano nella Casa Bianca.
Karl Rove (oltre al fatto di essere un uomo che fa accapponare la pelle) ha rivelato l’identità di un agente della Cia e ha la responsabilità di aver messo in pericolo molti nostri agenti che operano sotto copertura in tutto il mondo.
La vecchia azienda di Dick Cheney sta facendo profitti inverosimili aggiudicandosi contratti senza gare di appalto in Iraq, in Afghanistan e a New Orleans.
Le attività di John Negroponte in Sud America sono estremamente losche e sanguinarie. Rumsfeld e Gonzales sono responsabili di aver illegalmente e immoralmente autorizzato, incoraggiato e approvato la tortura. A parte la violazione delle Convenzioni di Ginevra, la tortura mette in pericolo la vita degli uomini e delle donne che prestano servizio nelle forze armate in Iraq.
Oltre ai succitati traditori, Condi ha mentito spudoratamente nel folle periodo che ha preceduto l’invasione.
L’elenco dei reati commessi da questa amministrazione è lungo, odioso e incredibile. Incredibile è che NOI siamo stati arrestati per aver esercitato i diritti che ci derivano dal primo emendamento mentre costoro sono liberi di godersi la loro vita da criminali e di seminare distruzione in tutto il mondo.
Debbo comparire dinanzi al giudice il 16 novembre. C’è qualche avvocato disposto ad aiutarmi a contestare una legge incostituzionale?