Gli sterili rituali degli auguri di inizio anno scolastico
Gennaro Capodanno - 09-09-2005
Anche in questo afoso settembre, mentre le famiglie sono alle prese con i cospicui aumenti di libri ed attrezzature scolastiche, siamo costretti a subire, come per gli anni pregressi, i soliti rituali, da parte delle cosiddette autorità preposte, degli auguri per un buon anno scolastico. Ad aprire le danze, in Campania, è il direttore generale dell'ufficio regionale scolastico, il quale in una lunga lettera distribuisce, senza lesinare, auguri a tutti, soffermandosi, però, particolarmente sui docenti, memore dei suoi trascorsi...

Una lettera infarcita di richiami alla riforma morattiana, che il suddetto non nasconde di condividere, con passaggi integralmente tratti dalle indicazioni nazionali dei piani di studio personalizzati della scuola secondaria di primo grado. Nessun accenno, tra tante belle parole, con dotti richiami etimologici, alle disastrose condizioni della scuola campana e napoletana in particolare. Una scuola che apre i battenti con i problemi di sempre, aggravati dall'esigenza di diminuire la spesa, con conseguente riduzione del personale. Così mancheranno all'appello molti collaboratori scolastici, la qual cosa certamente inciderà sul buon funzionamento delle strutture; gli allievi diversamente abili dovranno fare a meno di un congruo e necessario numero di docenti di sostegno, accontentandosi degli "auguri speciali" a loro rivolti dal suddetto direttore generale per "superare ogni più arduo ostacolo", anche le barriere architettoniche di cui è dotata la maggior parte degli edifici scolastici. Edifici che in molti casi sono ancora oggetto di eterni lavori di ristrutturazione per la qual cosa bisognerebbe, per norma, che personale ed allievi entrassero nelle aule muniti di casco protettivo, visto che di fatto si tratta di veri e propri cantieri. Se solo si vuole intravedere uno scorcio significativo delle assurde condizioni nelle quali anche quest'anno inizia la scuola napoletana, basta leggere uno dei tanti appelli lanciati in questi giorni: la lettera aperta alla città del collegio dei docenti e del consiglio d'istituto del liceo " F. Durante" una prestigiosa ed antica istituzione scolastica che con 1.400 alunni e 55 classi, dispone solo di 41 aule, divise su tre plessi, ubicati per giunta tra i Comuni di Frattamaggiore e di Frattaminore. Obbligatori quindi i vergognosi doppi turni, che pensavamo fossero solo un ricordo del passato millennio. Ma quante altre scuole si trovano nelle stesse condizioni in Campania? Quanti appelli vengono occultati nei cassetti polverosi di qualche scrivania ed ignorati dai mass-media per dare invece spazio alle esternazioni augurali del potente di turno? Da chi riveste ruoli di responsabilità ci aspettiamo fatti concreti e non vuote parole.

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 Grazia Perrone    - 09-09-2005
Il “quadro” rappresentato è solo un aspetto – oserei dire – “localistico” della spettacolarizzazione ormai in atto nella scuola. E’ di questi giorni la nota MIUR con la quale il ministero indica le modalità con le quali si svolgerà la cerimonia di apertura dell'anno scolastico 2005/06. La cerimonia – in presenza del Capo dello Stato – si svolgerà – in diretta Tv! - al Vittoriano e sarà presentata da … Fabrizio Frizzi. E’ un vero e proprio spot al quale – duole dirlo – Ciampi si presta in maniera un po’ superficiale. Ha ragione Paola Mastrocola quando su La Stampa di Torino dell'8/9/2005scrive: (…)”il ministro l'altro ieri ha detto che si punterà a insegnare soprattutto l'educazione, in tutti i suoi ambiti: educazione alla salute, all'ambiente, alla legalità, alla convivenza civile. Bene, nulla da eccepire. Tutti vogliamo che i nostri ragazzi sappiano mangiare sano, rispettare la natura, essere onesti, gentili e civili. E' giusto e nobile. Ma il tempo umano, ahimè, è limitato e se io devo far lezione sui danni del fumo o sulle ultime norme del riciclaggio dei rifiuti, per forza di cose dovrò tagliare su Dante e sulle leggi di Newton. Dunque... il messaggio del ministro non è irrilevante... Ci piace una scuola così? Siamo sicuri che il fatto che metà degli allievi arrivi all'Università senza le basi minime di matematica, italiano e inglese non sia un problema drammatico? Io ad esempio preferirei un ministro più dirompente e stravagante, che dicesse che quel che gli importa è che i ragazzi conoscano le poesie di Montale e sappiano la geometria analitica e leggano Einstein e Infeld e le lettere di Kafka alla sua fidanzata…
Capisco che Kafka non possa essere oggetto di rivendicazioni sindacali. Ma mi piacerebbe che si parlasse anche di questo. Mi piacerebbe pensare che sia tempo di battaglie anche culturali. Non vorrei che, come Candide, concludessimo che è meglio coltivare ognuno il proprio orto: la scuola è una cosa pubblica, sarebbe bello che fosse l'orto di tutti. (…)”