breve di cronaca
L'Invalsi e la dubbia valutazione del sevizio scolastico
Scuolaoggi - 21-07-2005
La somministrazione delle prove Invalsi per la rilevazione degli apprendimenti degli alunni ha sollevato non poche perplessità e polemiche, anche fra chi - come noi - non ha mai rifiutato a priori la necessità di una valutazione omogenea su scala nazionale. Ricordiamo infatti il vivace dibattito (anche sulle pagine di Scuolaoggi) fra chi era contrario a questa valutazione e magari sosteneva la tesi della sua "non obbligatorietà" e chi, noi fra questi, pur non riponendo alcuna fiducia assoluta né negli strumenti usati né nelle procedure, riteneva però che - dopo tre anni di sperimentazione - questo potesse rappresentare un momento utile di confronto e di verifica cui le scuole potevano sottoporsi senza particolari enfasi o drammatizzazioni eccessive. Provare le prove, dunque, senza pregiudiziali, ma con riserva, con "beneficio di inventario", come si suol dire.

Non si sono ancora dissolte le polemiche sulle prove Invalsi, di cui naturalmente non sono ancora noti gli esiti, ed ecco che l'Invalsi passa alla fase successiva (non contestuale, ma successiva e separata), che consiste in una "indagine nazionale sul funzionamento delle istituzioni scolastiche" attuata tramite un questionario di sistema sottoposto alle scuole a partire da fine maggio-giugno e di fatto riproposto a metà luglio (come si legge nello stesso sito dell'Invalsi "tenendo conto delle difficoltà di compilazione dello strumentario dovute alla complessità della rilevazione effettuata a livello nazionale, sarà predisposta una versione digitale speciale per la raccolta dati dello strumentario").
Per la precisione, lo "strumentario" consiste in un "Questionario per la predisposizione e organizzazione del servizio scolastico" (54 pagg.), in un secondo "Questionario per l'analisi delle prestazioni e il miglioramento" (22 pagg.), e in un terzo questionario "Modulo di osservazione" (13 pagg.), più un manuale di supporto.

Occorre dire, innanzi tutto, che si è sviluppata nelle scuole in questi anni una sorta di vera e propria "allergia" ai questionari: da qualche tempo infatti gli istituti e i dirigenti scolastici in particolare sono letteralmente sommersi da questionari di tutti i tipi, dalla rilevazione delle "nuove tecnologie", all'attuazione della 626, alle iniziative di formazione intraprese, ecc. Questionari che, il più delle volte, non sortiscono effetto alcuno e vanno a finire in qualche cassetto (o computer) di questo o quel settore dell'Amministrazione scolastica ove sono destinati a giacere. Quella che qualcuno ha opportunamente definito la pratica della "cassettizzazione". Ora, senza negare l'importanza di una rilevazione sul funzionamento delle scuole, non si può non riconoscere che questa è la prima, istintiva quanto comprensibile, reazione dei dirigenti scolastici o dei dsga o dei docenti coordinatori di fronte alla richiesta di compilazione di questo nuovo, ennesimo, questionario.

Così come occorre dire che il questionario in questione si presenta come uno strumento farraginoso, sovrabbondante, complesso (quantitativamente, per l'eccessivo numero di pagine, oltre ottanta, tra parte prima, seconda e osservazioni varie), che richiede una miriade di dati di cui - in buona parte, quelli riguardanti organici, strutture, risorse tecnologiche, orari di funzionamento, dati economici e finanziari - l'Amministrazione è (o dovrebbe essere!) già in possesso.
Minuzioso su alcuni aspetti (es. quante ore di recupero disciplinare vengono programmate e con quali modalità nelle varie classi...) quanto carente su altri di una certa rilevanza, sociale e culturale (es. la presenza di alunni stranieri, con tutte le implicazioni del fenomeno, oppure i dati - fondamentali - relativi al contesto socio-economico nel quale la scuola si trova ad operare...).
Condividiamo (questa volta) nella sostanza il giudizio critico dato dalla Flc-Cgil, secondo cui si ha la netta sensazione che "l'intero impianto del questionario sia volto non tanto a conoscere come le scuole si sono organizzate e quali strategie hanno adottato, quanto piuttosto alla verifica (viene da dire: al controllo) dell'adesione delle stesse scuole alla "riforma" morattiana. Tutti gli aspetti, non solo quelli organizzativi, ma anche quelli metodologici vengono ricondotti ad essa."

L'adesione o meno alla Riforma ed alla sua filosofia la si registra esplicitamente in domande tipo: "indicare se l'istituzione scolastica ha aderito ad iniziative sulla Riforma... quali azioni sono state adottate... se è stata attuata un'informazione in merito alle innovazioni introdotte dalla Riforma, con quali modalità..." E ancora: "se sono stati utilizzati o meno i documenti nazionali "Profilo educativo dello studente" e Indicazioni nazionali"... se vi è stato un adeguamento del POF alla Riforma... se sono stati compiuti studi sui modelli organizzativi della Riforma... se sono state offerte le ore facoltative-opzionali... se è stata definita la struttura del Portfolio... se sono state attuate le funzioni tutoriali..." ("funzioni tutoriali", si badi bene, al plurale, non tutor come figura unica, con l'accortezza in questo caso di non pestare i piedi ai sindacati, sapendo che la questione è tutt'altro che risolta...)

Ma, al di là del grado di aderenza o meno alla Riforma (particolare non neutro o trascurabile), come sempre, chi controlla realmente come vanno le cose nelle scuole? Quale effettiva valutazione del funzionamento del servizio scolastico, al di là della carta scritta e del dichiarato, viene concretamente predisposta e attuata? Naturalmente nessuna.
Insomma, un questionario che non solo rappresenta un faticoso (ma utile?) esercizio estivo per i dirigenti scolastici, il che sarebbe il meno, ma un altro strumento di indagine discutibile, nella forma e nella sostanza.

Anche l'Invalsi sta procedendo, come tutte le altre organizzazioni morattiane, con la tecnica dei dilettanti allo sbaraglio. E possiamo ben dirlo noi che non abbiamo mai nutrito alcun pregiudizio. Quindi "a posteriori", valutando l'operato di fatto di questo istituto.
Diamo quindi a questo questionario e a questa iniziativa il peso ed il "coinvolgimento" che merita, senza alcuna particolare fretta né frenesia di compilazione. E tantomeno senza particolari aspettative. Non ne vale la pena.


Gianni Gandola, Federico Niccoli


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