breve di cronaca
Lettera aperta
Francesco Mele - 16-07-2005
Ai partiti, alle associazioni, ai sindacati della scuola, ai cittadini e a tutti coloro che nella scuola vivono e lavorano

Al/ai/alle/alla
Tavolo Nazionale Fermiamo la Moratti, FLC-CGIL, CISL scuola, UIL scuola, Gilda, Cobas scuola, CUB scuola, SinCobas, DS, Margherita, PRC, Verdi, PdCI, SdI, Udeur, Italia dei Valori, Repubblicani Europei. Legambiente, CIDI, MCE, ARCI, CGD, Associazione per la Scuola della Repubblica, AssSUR, Libera, Ass. Prof.le Proteo Fare Sapere, Tavolo Fermiamo la Moratti di Firenze, Manifesto dei 500, Collettivi Studenteschi, UDS, alle Associazioni della società civile


12 luglio 2005

Chi siamo
Siamo quelle e quelli che nelle scuole hanno resistito negli ultimi tre anni alla controriforma Moratti: genitori, docenti, studenti, ATA, cittadine e cittadini. Abbiamo costituito reti, comitati, coordinamenti. Ci siamo organizzati per difendere quel che ha di buono la scuola pubblica raccogliendo firme, promuovendo manifestazioni, feste, occupazioni, assemblee, convegni e concerti senza dimenticarci mai quel che si può e si deve migliorare. Siamo quelle e quelli che pensano che i decreti della Moratti vadano abrogati. Per questo continueremo a resistere difendendo ogni giorno la scuola della Costituzione.

Ora
Pensiamo che accanto ai nostri nettissimi NO, dobbiamo affiancare alcune proposte concrete. Alcune di semplice ripristino di quel che la Moratti ha tolto, altre di estensione dei diritti. Pensiamo infatti che il nostro Paese abbia bisogno di più scuola, buona scuola, per tutti. Per questo abbiamo scritto una bozza di lavoro per una "Legge di iniziativa popolare" che riguarda la scuola della Repubblica. Su questa strada non tutti coloro che resistono alla Moratti ci hanno seguito: alcuni perché contrari, altri perché ci vogliono pensare un po' su. Ciò non ci preoccupa: la nostra iniziativa non è in alternativa alle lotte che continueremo a promuovere sul territorio. Per quel che ci riguarda è proprio grazie a questo nuovo percorso che energie e motivazioni si sono rinnovate, e le investiremo anche per affrontare la resistenza quotidiana nelle scuole, insieme a tutti coloro che ancora hanno fiato e passione.

Perché una legge
Avremmo potuto scrivere un elenco di punti, alcune petizioni di principio, o dedicarci a organizzare incontri e convegni come del resto abbiamo fatto in passato. Sentivamo il bisogno di qualcosa di un po' più impegnativo. Anni di Moratti ci hanno insegnato come a dichiarazioni di principio condivisibili possano seguire atti di segno opposto e come termini nobili possano essere usati per giustificare pessime decisioni. Per questo nella nostra bozza abbondano le precisazioni; è il tentativo di ridare senso alle parole, per dare concretezza alla nostra idea di scuola, consapevoli che una buona legge non basterà a fare una buona scuola se non cambieranno nella classe le pratiche di relazione, strumento e fine di ogni apprendimento.

Quel che non c'è
La legge ci assomiglia. Ognuno leggendola troverà qualcosa di sé e del comune sentire; probabilmente troverà anche qualcosa che non è di immediata comprensione. Forse troverà che manca qualcosa; non abbiamo mai parlato ad esempio di "autonomia" e di "parità scolastica". Sappiamo che si tratta di temi importanti: ma affrontarli avrebbe significato dividerci, perché nel merito ci sono opinioni molto diverse. Del resto ci sono già le leggi che se ne occupano e a questo proposito la bozza di lavoro non toglie e non aggiunge nulla.
Ci saranno i modi e i tempi per affrontare questi temi, senza che le divergenze minino l'unità del fronte antiMoratti.

I contenuti
Non è possibile qui la sintesi di quel che nella legge c'è. Ma si ritrovano i temi che come movimento abbiamo discusso in vari ambiti nell'ultimo anno: l'estensione dell'obbligo a 18 anni, il biennio unitario, l'integrazione del nido di infanzia nel sistema educativo, l'obbligatorietà dell'ultimo anno della scuola d'infanzia, il ripristino dei tempo pieno nella scuola elementare e prolungato nella media, ... Meglio leggersi tutta la legge.

La nuova congiuntura
Non vi nascondiamo che la nostra decisione di scrivere una legge è influenzata dal nuovo quadro politico. Scrivere una "legge" ha anche il senso di dire, con il linguaggio di chi le leggi le dovrà varare, quello che il popolo della scuola si aspetta. Chi ci conosce sa della nostra totale indipendenza politica, non ci sentiamo la "costola" di nessuno. Ci auguriamo che il prossimo governo sia quello dell'Unione perché è risaputo che vi è uno schieramento di forze che ha partorito la controriforma Moratti ed uno che... Dall'Unione non giungono segnali univoci, e speriamo che questa iniziativa serva per lo meno a sgomberare il campo da una contestazione che troppe volte è servita a liquidare la nostra resistenza: "sapete dire solo dei no". Qui ci sono i nostri sì. Giudicheremo la politica sempre in base ai fatti. Non scioglieremo le righe dopo le prossime elezioni, qualsiasi sia il risultato e chiederemo (anzi: chiediamo) che da subito, con procedura d'urgenza, venga abrogata la legge 53 con tutti i decreti ad essa collegati e venga approvata una buona legge sulla scuola, discussa nel Paese, condivisa da chi nella scuola vive e lavora. Abbiamo 9 mesi per prepararla.

Il percorso
L'idea della legge di iniziativa popolare e i suoi contenuti sono cominciati a circolare nel movimento a gennaio 2005, poi negli ultimi mesi c'è stata una accelerazione del lavoro di elaborazione. In tutto hanno collaborato alla stesura della bozza un centinaio di persone (genitori, docenti e studenti) provenienti da diverse parti del Paese. Quella che vi presentiamo non è la legge vera e propria, dunque, ma una "bozza di lavoro". Sì, facciamo come la Moratti, e come la Moratti anche noi abbiamo varato innumerevoli versioni, prima di deciderci a rendere pubblica questa. Al contrario della Moratti però la offriamo al popolo della scuola, e quindi anche a voi, perché le buone pratiche possano integrarla e se necessario modificarla. Da settembre questa bozza verrà sottoposta all'attenzione di collegi docenti, consigli di istituto, comitati, coordinamenti, collettivi, assemblee. Ci piacerebbe che ognuno/a si sentisse in diritto nei prossimi mesi di portare il suo contributo in positivo a questa costruzione collettiva; un contributo di idee, esperienze e riflessione e non solo di critica.
All'inizio di novembre un'assemblea nazionale cercherà di integrare i contributi che saranno stati offerti per scrivere il testo definitivo e subito dopo comincerà la raccolta delle firme.

Voi
I movimenti si sono incontrati con voi molte volte in questi anni. Abbiamo organizzato iniziative insieme; ad alcune delle vostre abbiamo dato la nostra adesione e ad alcune nostre avete aderito voi. Non sempre ci siamo compresi, ma il più delle volte abbiamo camminato insieme perché per noi l'unità per sconfiggere questo disegno di smantellamento della scuola della Costituzione è un valore indispensabile. Sappiamo tuttavia che tra voi ci sono divergenze sul terreno della scuola. Se il percorso che abbiamo intrapreso vi interessa, ci piacerebbe avervi con noi, nelle discussioni che animeremo nelle scuole, e ci piacerebbe che utilizzaste il vostro radicamento organizzativo per promuovere la partecipazione popolare alla discussione sulla legge, soprattutto là dove i movimenti non ci sono, o non ci sono più. Ci piacerebbe che partecipaste e confrontaste le vostre idee nelle assemblee, insieme ai docenti, ai genitori, agli/alle studenti. Vorremmo poter scrivere insieme, ascoltandoci, una sintesi condivisa della buona scuola che tutti vogliamo, capace di ridare il futuro ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze partendo proprio dalla tutela dei loro diritti. Ci piacerebbe infine che, dopo l'assemblea di novembre, raccoglieste con noi le firme.
Questo è quel che ci piacerebbe, ma se non volete impegnarvi in questo lavoro, o le divergenze con noi sono insostenibili, vi chiediamo una cosa molto semplice: leggete questa bozza, e diteci cosa ne pensate.

Noi
Abbiamo perso molte notti a scrivere la bozza. Lo sviluppo dei punti è frutto di un dibattito serrato e onesto, senza reticenze, che ha visto affrontarsi con passione e trasparenza posizioni che non sempre erano comuni. Questa stesura riflette la sintesi condivisa che è stata operata, non frutto di compromessi e tatticismi, ma dello sforzo di tutti di ascoltare e comprendere profondamente le ragioni dell'altro. Ma, a dire il vero, non è stata questa la difficoltà maggiore. Il problema è stato convincerci che noi "semplici" genitori, studenti, docenti e non docenti eravamo in grado di "scrivere una legge".
È stata la stessa difficoltà che abbiamo vissuto all'inizio del movimento, quando ci sentivamo intimiditi dalla responsabilità di gestire assemblee con centinaia di genitori e docenti sulle riforme che stavano per essere varate. Allora abbiamo studiato, abbiamo discusso e alla fine abbiamo scritto e parlato. Ci siamo accorti che la controparte era senza argomenti e per lo più incompetente e che non incombevano su di noi temibili esperti che ci avrebbero fatto a pezzi in un confronto pubblico. Oggi, alla fine di questo lavoro, ci sentiamo un po' così: abbiamo capito che il popolo della scuola è competente. Per questo il cammino intrapreso è anche un percorso di appropriazione della cittadinanza. Perché la scuola la facciamo noi, tutti i giorni: da una parte e dall'altra della cattedra. Aver scritto una legge ci ha messo nelle condizioni di poter comprendere assai bene, oggi e in futuro, le leggi degli "altri". E dunque, qualunque cosa accada, non regrediremo all'epoca in cui brontolavamo delegando ad altri il "sapere" del governo della scuola.


Comitato promotore della
Legge di Iniziativa Popolare sulla Scuola


Leggi l'intera proposta in http://www.retescuole.net:8080/retescuole/lex_in_pop

  discussione chiusa  condividi pdf