Lo stato della maturità
Virginia Mariani - 07-07-2005
Dopo un anno scolastico durante il quale, fra l'altro, ho insistito sull'eliminazione della scolorina, che rende sì eleganti i documenti ma li invalida, una mia alunna ha consegnato il suo tema decorato qua e là da piccoli stucchi bianchi, per di più senza le dovute correzioni a penna. Avendo ribadito il concetto anche prima di iniziare, naturale, credo, è stata la mia reazione: l'ho rimproverata.
Successivamente avrei appreso che l'indomani l'alunna in questione aveva deciso di non presentarsi al secondo scritto e è che era stato necessario andare a prenderla da casa.
Mi è preso un freddo panico! Sono al quarto anno d'insegnamento e ai miei primi esami di licenza media; sono giovane e ricordo ancora vivamente i miei giorni, a volte svogliati, dietro ai fatiscenti banchi scarabocchiati; ho voluto che le ore in mia compagnia fossero occasione per raccontarsi, conversare, confrontarsi, arricchirsi reciprocamente stando bene insieme insomma: sarò, comunque, già così arcigna e acida proprio come l'immaginario collettivo dipinge le prof. di Lettere? "Misericordia!"
Non mi piace fare confronti fra generazioni, soprattutto se questi servono a lodare l'una ("che dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio") e biasimare l'altra, ma la fragilità emotiva ha raggiunto soglie altissime. Diversamente, invece, l'impegno personale e la responsabilità, l'interesse e la passione, il senso critico e l'autovalutazione.
Non dovrei generalizzare e, forse, si tratta di reazioni individuali uguali in ogni tempo. Ma mi chiedo a cosa serve mettere sotto esame la scuola e, quindi i/le docenti, (penso alle assurde prove Invalsi) se, soltanto per fare un esempio, pure l'esame di maturità ha perso la sua essenza divenendo di Stato? Dov'è la maturità nel cercare tracce e soluzioni su internet piuttosto che nell'amore per il sapere? E, soprattutto, dov'è lo Stato? ... dove siamo noi?

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