breve di cronaca
Benedetto e l'Unione
Tuttoscuola.com - 01-07-2005
In occasione della visita al presidente della Repubblica, il papa Benedetto XVI, un po' a sorpresa, ha affrontato l'annosa questione della scuola cattolica, affermando che "Quanto alla scuola, la sua funzione si connette alla famiglia come naturale espansione del compito formativo di quest'ultima. A questo proposito, ferma restando la competenza dello Stato a dettare le norme generali dell'istruzione, non posso non esprimere l'auspicio che venga rispettato concretamente il diritto dei genitori ad una libera scelta educativa, senza dover sopportare per questo l'onere aggiuntivo di ulteriori gravami".
Pari dignità e finanziamento alle famiglie (o alle scuole cattoliche) per consentire una scelta educativa libera senza oneri aggiuntivi.
La decisa presa di posizione, proprio in occasione della visita al Capo dello Stato italiano, sembra abbia creato qualche perplessità e imbarazzo, insieme, ovviamente, a consensi.
Questa difesa della scuola cattolica si pone pienamente in linea di continuità con gli interventi di Giovanni Paolo II che, ancora pochi mesi prima di morire, aveva riconfermato il suo pensiero in proposito, affermando che "il non ancora avvenuto riconoscimento dei suoi diritti sul piano giuridico e finanziario la penalizza certamente ed impedisce a molte famiglie di sceglierla per i propri figli. Auspico, pertanto, che siano prontamente attuati tali provvedimenti e che i responsabili ad ogni livello prendano a cuore questo prezioso servizio all'infanzia ed alla gioventù".
Sempre papa Wojtyla aveva detto che "il principale nodo da sciogliere, per uscire da una situazione che si sta facendo sempre meno sostenibile, è indubbiamente quello del pieno riconoscimento della parità giuridica ed economica tra scuole statali e non statali, superando antiche resistenze estranee ai valori di fondo della tradizione culturale europea. I passi recentemente compiuti in questa direzione, pur apprezzabili per alcuni aspetti, restano purtroppo insufficienti".

Sulle parole di Benedetto XVI a difesa della scuola cattolica si è espresso Romano Prodi, che ha sottolineato che il suo governo aveva lavorato "per mettere risorse a disposizione anche nella direzione della scuola privata". Per Prodi la difficoltà non è tanto sul riconoscimento del principio della libertà educativa, che trova un largo consenso, quanto sui finanziamenti: "ritrovare le risorse - afferma il leader dell'Unione - è indubbiamente uno sforzo da portare avanti, ma per contro io credo anche nelle difficoltà finanziare del Paese. Per questo motivo negli ultimi tempi io ho visto con preoccupazione il ridursi delle risorse e degli impegni che erano andati in questa direzione". A Prodi ha risposto prontamente Claudio Grassi, della minoranza interna di Rifondazione Comunista: "E' grave che Prodi sostenga, al commento del discorso del Papa al Quirinale, che è stato giusto finanziare la scuola privata e che sarà opportuno anche farlo in futuro". "Sarebbe meglio - ha aggiunto l'esponente di Rifondazione - che Prodi, come ci dice l'articolo 33 della nostra Costituzione, si preoccupasse di reperire fondi per migliorare la scuola pubblica e si pronunciasse chiaramente sull'abrogazione della controriforma Moratti". Sarà uno dei temi caldi delle prossime primarie del centrosinistra?

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