Non è vero che un lavoro vale l'altro
Collegio Docenti ITIS Marconi di Bari - 25-06-2005
I docenti dell'ITIS "Guglielmo Marconi" di Bari, riuniti in Collegio il 24 giugno 2005, esprimono viva preoccupazione a seguito dell'approfondita lettura dello schema di Decreto Legislativo attuativo della Legge 53/2003 per quanto concerne la scuola secondaria superiore, nella versione approvata dal Consiglio dei Ministri del 27 maggio 2005.

Osservando i quadri orari allegati alla bozza di decreto, balza agli occhi una generalizzata riduzione del monte ore di svariate materie, che necessariamente comporterebbe il sovrannumero di alcune decine di migliaia di docenti, in special modo quelli che insegnano materie tecniche e professionalizzanti, oltre ai colleghi di Diritto ed Economia.

La clausola "tranquillizzatrice" contenuta nell'art. 27 comma due:
"Al fine di assicurare il passaggio graduale al nuovo ordinamento, per l'anno scolastico 2006/2007 e fino alla messa a regime del sistema dei licei, decorrente dall'anno scolastico 2010/2011, la consistenza numerica della dotazione dell'organico di diritto del personale docente resta confermata nelle quantità complessivamente determinate per l'anno scolastico 2005/2006.",
in realtà non ci tranquillizza affatto. Sembrerebbe una clausola salvatutti, in realtà non lo è. Prima di tutto per le motivazioni così candidamente addotte: dato che partiamo nel 2006 solo con le prime, ci servono ancora gli insegnanti delle vecchie discipline per garantire l'agonia ordinata del vecchio ordinamento. Quindi non si vuole salvare gli insegnanti futuri sovrannumerari, ma solo sfruttarli fino all'ultimo, per poi dar loro il benservito. Inoltre è chiaro che si parla di congelamento dell'organico nazionale, cioé che non solo man mano in quei tristi anni ci vorranno sempre meno docenti, ma che verranno sbattuti dove capita e utilizzati dove ce n'è bisogno se ce n'è bisogno. Ben altra tranquillità se si fosse voluto congelare l'organico di scuola, ripristinando e generalizzando l'organico funzionale, ed affidando all'autonomia delle singole istituzioni scolastiche il compito di non disperdere il patrimonio docente attualmente presente all'interno delle scuole.

Ma, se questo non bastasse, increduli ed esterrefatti osserviamo l'art. 31, aggiunto in coda al decreto all'ultimo momento:
"Gli interventi di riconversione del personale docente, eventualmente necessari, anche al fine di trasferimenti in altri comparti della pubblica amministrazione, saranno programmati dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro per la funzione pubblica."
La "riconversione" è una forma di aggiornamento professionale e come tale è un diritto riceverla ed un dovere impegnarsi per farsi riconvertire. Nel momento in cui cambia l'ordinamento è naturale che TUTTI i docenti vadano aggiornati e riconvertiti (opera ciclopica che comporta dei costi che peraltro non sono stati messi a budget). Siamo quindi disponibilissimi a qualsiasi riconversione ci venisse proposta nell'ambito della funzione docente, purché interamente a spese dell'Amministrazione, poiché è compito del datore di lavoro aggiornare il lavoratore per gli scopi che si prefigge. Ma che senso avrebbe impegnare risorse economiche allo scopo di espellere i docenti destinandoli ad altri comparti della pubblica amministrazione? Davvero ci sembra che ciò significherebbe buttare i soldi dalla finestra e, cosa più preoccupante, buttare dalla finestra il patrimonio della professionalità e dell'esperienza di tanti docenti, che fra mille difficoltà nella pratica quotidiana stanno servendo il Paese e difendendo la dignità e la funzionalità dell'istituzione Scuola Pubblica.

Affermiamo con forza che la stragrande maggioranza di noi è docente per scelta e per vocazione e non è disponibile a farsi riconvertire come impiegato di concetto, perché per noi il lavoro che facciamo non è solo uno strumento di sussistenza, ma una professione che ci consente di esprimere le qualità specifiche ed irripetibili di ciascuno di noi, mettendole al servizio dei giovani della nostra comunità locale. Auspichiamo quindi che certi atteggiamenti superficiali e poco rispettosi nei nostri confronti siano stati transitori effetti del primi caldi estivi e che nei fatti da parte del Ministero si realizzi un'inversione di tendenza nella direzione della valorizzazione del capitale umano presente nella scuola italiana. Capitale umano e professionale, non più voci di costo da abbattere, lavoratori ed esseri umani che vogliono continuare a servire con impegno la società, non più partite di spesa fissa senza volto e senza nome.
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 Maria Teresa De Nardis    - 28-06-2005
Un processo di "riconversione" è già in atto nella scuola italiana, anche se è stato passato sotto silenzio persino dai sindacati: si tratta dei docenti inidonei all'insegnamento per motivi di salute.
"Grazie" all'art.35 della Finanziaria 2003, questo personale è stato sottoposto tutto a visita di verifica e quello confermato inidoneo (la stragrande maggioranza, circa 6000 persone perlopiù cinquantenni) se non otterrà la mobilità presso altre amministrazioni entro il 31.12.2007, sarà licenziato.
L'inidoneità è stata istituita con i decreti delegati del 1974 e tutela sia i lavoratori che l'utenza. I docenti inidonei non sono "inoccupati" ma prestano servizio nelle biblioteche, nelle segreterie, nei CSA, negli uffici del Ministero e nei progetti dell'autonomia.
I docenti inidonei, riuniti nel Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici (http://conbs.altervista.org) hanno da subito denunciato questa manovra (peraltro brutale, se si pensa che è rivolta a persone malate, invalide e handicappate) come l'inizio di una "epurazione di massa".
Purtroppo, nonostante che i ricorsi fatti singolarmente siano arrivati in Corte Costituzionale, il segnale di pericolo non è stato raccolto né dai sindacati né dalle forze politiche, se si escludono alcune interrogazioni parlamentari senza esito.
Bisogna che tutti gli insegnanti si sensibilizzino su questo problema che oggi investe solo 6000 docenti, i più deboli, ma domani potrebbe interessare tutta la categoria.

Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici
http://conbs.altervista.org/

 Pietroluongo    - 31-08-2005
Sono un bibliotecario e opero in una delle più prestigiose biblioteche universitarie di Napoli. Non mi sono mai ritenuto un impiegato di concetto , ma un operatore culturale . Mi occupo di descrizione bibliografica di libri antiche e moderni e adotto standard nazionali e internazionali. Il lavoro di bibliotecario all'interno delle università è diventato negli ultimi anni sempre più complesso , richiede professionalità e una grande preparazione culturale perchè è regolato, diversamente dal bibliotecario scolastico, da una progressione di carriera che tocca livelli professionali altissimi ( es. E.P. = elevata professionalità che corrisponde al 9° livello). Amo molto il mio lavoro, ma ho anche un sogno nel cassetto : Insegnare francese . Sono 2 anni che invio al MIUR , al Dip. To della Funzione Pubblica e al CSA di Napoli una richiesta di mobilità intercompartimentale per uno scambio con un docente, napoletano, dichiarato inidoneo e intenzionato alla mobilità volontaria presso altre amministrazioni. Non ho mai ricevuto risposta.
Le cose semplici sono sempre quelle più complesse!
Eppure a Napoli quest'annno sono state coperte da supplenze annuali 177 cattedre complete + 883 ore di spezzoni pari ad altre 49 cattedre di francese solo nella scuola secondaria di 1°, non considerando la scuola secondaria di 2° .
Naturalmente la mia richiesta si basa su requisiti di cui sono in possesso quali:
Abilitazione al concorso ordinario
Iscrizione nelle graduatorie permanenti
Ulteriore abilitazione conseguita presso le siss.