Cinque giorni per fare trionfare, insieme, musica e impegno civile. Con la musica a recitare la parte della mattatrice sul piano espressivo, ma con l'impegno civile - la difesa della Costituzione - ad agire da filo conduttore, discreto e carsico, di tutto l'evento. Accade dall'1 al 5 giugno a Mantova, per la seconda edizione del Mantova Musica Festival.
La prima edizione, come qualcuno ricorderà, venne ribattezzata "
Controfestival". Perché nacque, con uno spirito semieroico, per rispondere sul campo alla Rai che aveva affidato l'incarico di direttore artistico di Sanremo a Tony Renis, un signore che si era prodigato per decenni in elogi sperticati di alcuni primari boss mafiosi italiani e d'oltreoceano. L'amico dei mafiosi come volto e cifra della tivù di Stato nel suo spettacolo nazionalpopolare per antonomasia? Nacque Mantova. Che si accorse in un paio di giorni di non essere il "
Controfestival" se non per la scelta di campo morale e civile. Ma di essere "il" Festival per la qualità delle proposte artistiche e dell'atmosfera ambientale offerta al pubblico.
Quest'anno quel festival torna. In un'altra stagione, la tarda primavera, più adatta a valorizzare le suggestioni di un rapporto stretto tra la musica e l'ambiente urbano-architettonico mantovano. Più adatta a creare, nelle strade, nelle piazze, nei cortili, quelle miscele umane che danno vita alle comunità temporanee ed eterogenee dei grandi appuntamenti culturali. Ci sarà musica di tutti i generi e per tutti i gusti. E a tutte le ore. Nessuno, bisogna anticiparlo, potrà vedere "
tutto" il festival per il semplice fatto che sono previste tre o quattro manifestazioni in ogni ora. Concerti all'aperto e concerti al chiuso, monografie e incontri in musica con gli autori, presentazioni di libri in altri e nuovi contesti musicali, satira, teatro-canzone, rassegne, l'attesissimo Hyde Park, le bande etniche e perfino una lettura in metrica latina di passi dell'Eneide virgiliana.
Di tutto, insomma. Promesse giovani, nomi emergenti (da Suso ai Sulutumana, da Pippo Pollina a Patrizia Laquidara) e grandi nomi, da Paoli a Vecchioni, da Elio e le Storie Tese a Giovanna Marini, da Finardi ai Modena City Ramblers. E poi Flavio Oreglio, e Paolo Hendel, e Marco Paolini. Un elenco interminabile.
Poi, nei dopofestival di tarda serata, oltre che in altre preziose nicchie del programma, si riaffaccerà la Costituzione. Se ne parlerà in piazza delle Erbe, dove le sedie della platea faranno tutt'uno con quelle dei bar dei portici. Li animeranno Lidia Ravera, Fulvio Scaparro e il sottoscritto. Con ospiti di rilievo. E nuove sorprese. La più grande? Domenico Fisichella, che la sera del 4 parlerà - tra brani musicali e qualche performance imprevedibile - di "
una certa idea di Patria".
L'appello a venire è caldo e sentito. Un'occasione per incontrare pezzi dell'Italia civile (molti i comitati per la Costituzione che hanno annunciato la loro presenza), per ascoltare la musica che nasce e si fa in Italia, soprattutto quella che non va in tivù. Per ridare un senso alla parola divertimento.
Nando Dalla Chiesa
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