Corriere - 28-05-2005 |
L’opposizione di Regioni e docenti Poco tempo, la scuola non è pronta Vasco Errani: bisogna rimettere mano al testo e coinvolgere gli istituti, altrimenti il nostro sarà un no La riforma è chiusa, ha annunciato ieri il ministro Moratti. I giochi, però, sono ancora aperti, anzi apertissimi. Il decreto legislativo sul secondo ciclo non ha fatto in tempo a nascere, che già gli si prospetta un’infanzia difficile: e l’ottimismo del Miur - avvio della riforma nel 2006/2007, entrata a regime nel 2010/2011 - rischia di squagliarsi sotto il sole di un’estate che Enrico Panini , Flc-Cgil, senza mezzi termini definisce «torrida», e che, pronostica, sarà seguita da un autunno caldissimo. Primo ostacolo: la Conferenza Stato-Regioni, da cui la riforma deve ottenere un parere positivo prima di passare al vaglio del Parlamento. Una partita che sembra persa in partenza. «Il problema è semplice: c’era un tavolo di lavoro che è stato interrotto in modo unilaterale. Non credo che, a fronte di ciò, il governo possa chiederci di approvare questo provvedimento». Vasco Errani , presidente della Conferenza delle Regioni, il suo messaggio lo fa arrivare forte e chiaro, «occorre la disponibilità del governo a riaprire un confronto vero: il che significa anche riprendere in mano, nel merito, questo decreto legislativo». Un confronto tra Stato e Regioni, ma anche «con il mondo della scuola, un interlocutore fondamentale». E cosa succederà, presidente, se il parere sarà negativo? La riforma resterà bloccata? «Su questo preferisco tenermi la riserva. È un tema delicato...». Che lo snodo cruciale stia nel dialogo tra Stato e Regioni è opinione condivisa anche da Alessandra Cenerini , presidente dell’Adi (Associazione docenti italiani), e ci auguriamo che le Regioni rivendichino fino in fondo quei poteri di gestione che la Costituzione ha dato loro; ma la riforma, così come è stata concepita, non può andare avanti, troppi i nodi irrisolti, troppo stretti i tempi. Nel 2006 non saremo pronti a partire, se non facendo pasticci enormi... . I tempi, appunto: Già a novembre-dicembre di quest’anno, le scuole medie dovrebbero saper dare spiegazioni alle famiglie su quale scelta fare per l’iscrizione alla secondaria superiore; da parte loro le superiori dovranno presentare le offerte per il 2006/2007, Orazio Niceforo , del mensile Tuttoscuola , fa il punto su date e scadenze, poi il prossimo anno è l’ultimo utile per la formazione di docenti e dirigenti: dovrà essere attraversato da una grande azione di formazione, di cui per ora non c’è traccia... . Insomma, è (già) tardi. E lo strappo con le Regioni comporta il rischio che questa legge possa essere portata avanti in maniera asimmetrica, solo nel sistema liceale. Il ministro ha presentato un contenitore vuoto, fatto solo di schema ordinamentale e quadri orari: ma cosa faranno i ragazzi a scuola nel 2006/2007, questo non lo sa nessuno. Per Francesco Scrima , Cisl Scuola, se il tempo non basta, neanche le risorse sono sufficienti, si parla di riconvertire professionalmente 780 mila docenti... Se avessero mantenuto l’impegno di quei 16 mila miliardi annunciati da Berlusconi a Porta a porta , d’accordo: ma qui ci troviamo di fronte agli spiccioli. L’ipotesi, conclude Panini, è che si stia tentando una forzatura rispetto ai tempi, per portare a casa un decreto "blindato": poi, al limite, si inventeranno una sperimentazione... Ma questa rincorsa procurerà danni devastanti. E il conflitto sarà pesantissimo. Gabriela Jacomella |
Corriere - 28-05-2005 |
Otto licei, 18 indirizzi: le nuove superiori Via libera del governo al doppio percorso con l’istruzione professionale. Moratti: Si chiude la riforma ROMA - Con questo provvedimento - annuncia Letizia Moratti - si chiude la riforma della scuola . Il consiglio dei ministri ha approvato in prima lettura il decreto delle superiori, l’ultima tessera del puzzle della nuova scuola. Ora il testo andrà alla Conferenza Stato-Regioni e in Parlamento. Ma per lei, lo ha sottolineato due volte, il difficile lavoro avviato quattro anni fa è terminato. Nel decreto c’è il cuore della riforma. Il testo definisce nei dettagli il futuro assetto della scuola di competenza statale, i 18 indirizzi degli otto licei, che includono anche i tecnici. Per quanto riguarda la seconda gamba del sistema, la vera novità, un percorso di istruzione e formazione professionale regionale annunciato di pari dignità, il decreto dice soltanto quali sono i livelli essenziali che dovranno essere assicurati dalle istituzione formative. Si tratta di un decreto ordinamentale, che non tocca i trasferimenti di competenze alle regioni , ha spiegato il ministro. LE REGIONI - Questo pezzo di scuola è tutto da definire: indicazione delle risorse, programmi, personale, criteri di passaggio dalle scuole statali alle regionali e viceversa, le cosiddette passerelle. E il tempo stringe. Le nuove superiori dovrebbero partire dal 2006-07, una data mai smentita. Impensabile, secondo alcuni esperti, un avvio regolare, dal momento che le istituzioni scolastiche, soprattutto quelle del secondo ciclo, preparano l’anno almeno dieci mesi prima. Mancherebbe, insomma, per il prossimo gennaio, quando le famiglie dovranno decidere, un quadro completo dell’offerta formative nella parte dell’istruzione e formazione. C’è chi paventa spostamenti anomali di iscrizioni per mancanza di chiarezza. I LICEI - La riforma della secondaria mantiene la tradizione dei licei storici ma introduce anche una forte innovazione con licei più moderni: i licei economici, tecnologici, che vanno incontro alle esigenze di una società che cambia . Così il ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti. Il numero delle ore e le discipline non hanno subito stravolgimenti. Resta aperta la discussione - potrebbe riaccendersi in Parlamento - sulla licealizzazione dei tecnici. Non è una novità. La riforma, però, riduce ancora un po’ lo spazio dei laboratori. Per dare una risposta alle esigenze delle aziende è stata introdotta la novità del Campus , un centro polivalente nel quale confluiscono i percorsi dei licei tecnologici e dell’istruzione e formazione professionale regionale. Una soluzione organizzativa, ha spiegato il ministro Moratti, che intensifica il raccordo con il mondo produttivo . INGLESE E COMPUTER - Si punta ovunque a raggiungere un livello di padronanza dell’inglese più elevato rispetto all’attuale. Nel quinto anno una delle discipline non linguistiche avverrà nella lingua veicolare per eccellenza. È anche prevista, tra gli insegnamenti obbligatori a scelta dello studente, una seconda lingua comunitaria. Novità anche per l’informatica: al termine dei primo biennio dei licei gli alunni conseguiranno un patentino informatico . COMMENTI - Con il decreto sul secondo ciclo è stata finalmente completata la nuova architettura della scuola secondaria - dice il vicepresidente di Confindustria con delega all’education, Gianfelice Rocca -. Sarà necessario uno stretto collegamento con il territorio, anche attraverso i centri polivalenti per favorire una vera e consistente autonomia delle scuole e per facilitare il colloquio con le imprese. C’è ora da augurarsi che l’iter del decreto vada avanti speditamente . Moratti ha fretta di chiudere, di salvarsi l’anima dicendo che la riforma scolastica è fatta , dichiara la senatrice della Margherita Albertina Soliani. Il decreto è stato approvato nonostante l’evidente strappo istituzionale con il sistema delle Regioni - sostiene Andrea Ranieri, responsabile scuola Ds - e ciò pone in serio dubbio la stessa costituzionalità del provvedimento . Una grande vittoria di sostiene il senatore Giuseppe Valditara - perché è stato salvaguardato il carattere nazionale dell’istruzione tecnica che rimane, dunque, nel circuito statale . Giulio Benedetti |
L'Unità - 28-05-2005 |
È tornata La Scuola di Classe Marina Boscaino Indietro nel tempo. A prima del 1962. Io non ero ancora nata. Scuola e avviamento alle professioni: già 42 anni fa sembrava improponibile, iniquo, anacronistico. Giovedì sera abbiamo invece dovuto ascoltare con pazienza questa signora perbene che pacatamente ha recitato - nell’accogliente salotto dell’alter ego di Vespa, Giovanni Masotti - le parole d’ordine che continua a ripeterci da quando ci tocca sopportare che sia lei a decidere i destini della scuola italiana. E a dirci che il decreto attuativo sulle superiori, la cui bozza quest’inverno aveva sollevato tante polemiche, rappresenta un passo avanti per la scuola italiana. Ci ha detto che la riforma non è calata dall’alto, ma rappresenterà un percorso condiviso e partecipato. Falso. La riforma non è piaciuta prima e piace meno che mai ora. Ma il sottrarre la legge al dibattito parlamentare ha consentito al Governo di ignorare completamente il parere di insegnanti, associazioni, studenti, sindacati che pure in questi anni hanno in tutti i modi segnalato il loro dissenso. D’altra parte la stima che l’Esecutivo nutre nei confronti degli addetti ai lavori del settore pubblico è nota. Ha parlato di cifre, la Moratti, di ipotetici stanziamenti anche cospicui; ma chi avrebbe potuto confutarli non era (come al solito) presente. Ancora una volta le parole di donna Letizia hanno compiuto il miracolo: hanno descritto una situazione che non c’è, che non esiste. Lei, come sempre, sembrava credere nella loro funzione taumaturgica: le sue, come quelle di molti dei suoi colleghi, sono parole che, per il solo fatto di essere pronunciate, pretendono di essere vere (potenza del grande capo...). Nel corso della serata abbiamo persino saputo che durante il suo mandato ministeriale gli insegnanti hanno guadagnato di più. Davvero non ce ne siamo accorti. Se ci dovessimo basare sugli effetti che i decreti che regolano scuole medie ed elementari hanno avuto dovremmo pensare che, al netto delle ricadute in termini di occupazione, la riforma tanto promossa e decantata sia poco più di una bolla di sapone. E questo non perché quel decreto non contenga in sé un gravissimo e pretestuoso attentato ad esperienze significative della scuola italiana; ma piuttosto perché, grazie alla mancanza totale di fondi per investire in questa creatura deforme, quasi nulla è cambiato nelle scuole italiane. Il contenuto del decreto sulle superiori è l’ennesima dimostrazione di quanto Letizia Moratti e il suo staff siano paradossalmente lontani anni luce da qualunque contatto con sistema dell'istruzione italiano. E ciò è tanto più dannoso in quanto questa lontananza gli impedisce di focalizzare e potenziarne gli aspetti più importanti e significativi. Così è stato nelle scuole elementari (il team di insegnanti, il grave attacco al modello educativo del tempo pieno) e così continua a fare alle superiori: la “licealizzazione” selvaggia degli istituti tecnici è una delle tante prove della scarsa comprensione del mondo scuola da parte della Moratti. Equiparare gli istituti professionali alla formazione professionale significa mettere una definitiva pietra sul destino di tanti ragazzi che, grazie alla scuola pubblica, sono riusciti ad evadere dalla propria condizione sociale di partenza, ad assicurarsi un'esistenza più dignitosa di quella che avrebbero naturalmente avuto se non avessero avuto quell'opportunità. O, fatto più semplice ma non meno importante, significa non dare la possibilità a quei ragazzi di vivere la propria adolescenza tra i banchi di scuola. Perché il lavoro è lavoro, la scuola è scuola; la formazione professionale si trasforma facilmente in un apprendistato gratuito, senza pretese e senza difese. La scuola è un’altra cosa. E ostinarsi in un’avventura in cui il mondo dell’istruzione assolutamente non si riconosce rappresenta una manifestazione di inadeguatezza che può avere effetti estremamente negativi non solo sulla scuola, ma anche su tutta la società italiana; attraverso questo doppio canale a base sociale ci si preoccupa di convogliare, qualora la vita quotidiana non lo facesse già a sufficienza, destini già determinati. Un richiamo all’ordine attraverso un’adolescenza “di classe”. Ciascuno al suo posto e a ciascuno il suo. |
ItaliaOggi - 28-05-2005 |
CONSIGLIO DEI MINISTRI/ Primo via libera per il decreto attuativo della riforma Moratti. La scuola secondaria si fa in due Doppio canale di istruzione: licei e formazione professionale Meno ore di lezione con la riforma Moratti della scuola secondaria. Fino al 2010, gli organici resteranno comunque invariati. Dopo, si vedrà se ridurre il personale. È stato approvato ieri dal consiglio dei ministri il decreto attuativo della legge n. 53/2003, che prevede ´le norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione', ossia i licei e l'istruzione-formazione professionale. Il provvedimento ha ricevuto il primo via libera: dovrà ora essere sottoposto all'esame della conferenza stato-regioni, e delle commissioni parlamentari competenti, prima di tornare al consiglio dei ministri per l'approvazione definitiva. Dal prossimo settembre, comunque, il decreto dovrebbe già entrare nella fase attuativa con il primo anno delle superiori. Saranno circa 540 mila i giovani che dovranno fare i conti con il nuovo sistema. È previsto un doppio canale di istruzione: da una parte i licei (che rilasciano diplomi liceali) e dall'altro i percorsi dell'istruzione e formazione professionale (che rilasciano qualifiche e diplomi professionali). Entrambi hanno ´pari dignità', ha assicurato il ministro dell'istruzione, Letizia Moratti. Diverso comunque il sistema di accesso alle università: basta il diploma per i licei, per l'istruzione e la formazione professionale è necessario, dopo una qualifica o un diploma di durata almeno quadriennale, sostenere un esame di stato. Gli organici fino al 2010-2011, prevede il decreto, restano confermati. Una precisazione importante, visto che il nuovo quadro orario di tutti i percorsi fa registrare una riduzione di 369 ore. ´Riduzione irrilevante', precisa la relazione tecnica al decreto, alla luce di un monte orario complessivo di oltre 3 milioni. La copertura finanziaria è stabilita in 44 mln di euro per il 2006 e 43 mln dal 2007 in poi. I licei. Durano cinque anni, articolati in 2+2+1, prevalentemente propedeutici alla prosecuzione degli studi, terminano con un esame di stato e il titolo di studio conclusivo ha valore legale. È prevista la personalizzazione dei percorsi e la figura del tutor. È necessaria la frequenza obbligatoria di 3/4 dell'orario annuale perché l'anno scolastico sia valido. Viene valutata anche la condotta. Se si hanno debiti formativi alla fine di ogni biennio, è bloccato il passaggio all'anno successivo. Vengono proposti quattro licei senza indirizzi, classico, scientifico, linguistico, delle scienze umane, e altrettanti con indirizzi: economico (istituzionale e aziendale), tecnologico (8 indirizzi), artistico (3 indirizzi), musicale (2 indirizzi). I licei tecnologici assorbono gli attuali istituti tecnici e riservano grande spazio del programma a laboratori professionalizzanti. Al termine del percorso, infatti, dovrà essere possibile esercitare anche una professione. Istruzione e formazione professionale. Il decreto stabilisce i livelli essenziali di prestazione. Essi riguardano, tra l'altro, l'orario minimo annuale (990 ore annue di cui 3/4 a frequenza obbligatoria e percorsi sia triennali sia quadriennali), il profilo educativo, culturale e professionale comune al sistema dei licei, le modalità di prosecuzione degli studi (anno integrativo per accedere a università), i requisiti dei docenti. Campus. È previsto che le scuole possano, con intesa, istituire un'unica sede per ospitare i licei a indirizzo e i percorsi di istruzione e formazione professionale con l'intento di facilitare il raccordo tra l'uno e l'altro e con il mondo del lavoro. Le reazioni. La riforma della secondaria ´deteriora la scuola pubblica', sostiene la Cisl scuola di Francesco Scrima, osservando che con il provvedimento si confermano ´meno tempo scuola, l'inesigibilità del diritto allo studio, l'assenza di una pari dignità dei percorsi formativi, l'inesistenza di risorse per supportare la riforma'. ´Brutto provvedimento, anche per quanto riguarda il merito', commenta Enrico Panini, segretario della Cgil scuola e università, ´in cui si ripetono altisonanti affermazioni propagandistiche'. Fermare i motori e rilanciare il confronto, è la richiesta di Massimo Di Menna, leader della Uil scuola: ´È necessario un confronto governo-sindacati-regioni per dare certezze al personale coinvolto in questa riforma ed evitare che venga meno l'impianto unitario e nazionale del nostro sistema di istruzione'. |
Liberazione - 28-05-2005 |
Arriva il "doppio canale". La sinistra: Un sistema classista Moratti, parte la riforma della scuola superiore Laura Eduati Le scuole superiori non saranno più come quelle di una volta. L'ultimo capitolo della riforma Moratti sul secondo ciclo è stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri, ma per entrare definitivamente in vigore deve prima passare al vaglio della Conferenza Stato-regioni e poi approvato in Parlamento. La riforma entrerà in vigore già nel 2006. La copertura finanziaria per l'anno prossimo ammonterà a 44 milioni di euro, per il 2007 a 43 milioni. Dopo ottant'anni, quindi, cambia il sistema dell'istruzione dei giovani italiani, che dopo le scuole medie dovranno scegliere tra due "tronconi": quello dei licei e quello della formazione professionale, entrambi - sempre secondo la volontà morattiana - di pari dignità, visto che al concludersi dei due percorsi gli studenti potranno comunque scegliere di andare all'Università. La seconda novità della riforma Moratti riguarda la possibilità di fare stage e tirocini durante il percorso formativo prescelto: scegliere cioé di andare in fabbrica per qualche mese e per questo periodo lavorativo -non necessariamente retribuito - ricevere un numero di credits. Studiare Kant e Hegel, dunque, e poi fare un periodo di volontariato nella casa di riposo. Tutto questo fino ai 18 anni: il ministro dell'Istruzione ha stabilito infatti che si incoraggeranno gli studenti delle medie a proseguire gli studi, ma non si parla di obbligo, bensì di "diritto-dovere" allo studio. Se uno studente a 16 anni, svogliato o con problemi famigliari, preferirà abbandonare i banchi di scuola perché magari assunto nel mobilificio sotto casa, lo potrà fare. Il decreto approvato ieri conclude il disegno di queste scuole superiori: stabilisce il criterio del successo formativo, vale a dire che si farà il possibile affinché a tutti i diciottenni si possa consegnare un diploma che qualifichi il loro curriculum, e stabilisce la creazione di "campus", cioé degli istituti dove coabiteranno licei e istituti di formazione professionale. In questo modo si cercherà di rendere più facile il passaggio -la cosiddetta passerella - tra istituti professionali a licei, visto che finora avviene normalmente il contrario. I licei dureranno 5 anni secondo lo schema 2+2+1. Ampia la scelta: 4 i licei senza indirizzo (classico, scientifico, linguistico e delle scienze umane - e 4 con indirizzo (economico, tecnologico, artistico e musicale). Sostanzialmente gli istituti tecnici verranno assorbiti sotto la denominazione del liceo tecnologico, mentre gli istituti di formazione professionale subiranno un declassamento: da statali diventeranno regionali, regolati quindi da norme differenti da regione a regione. Qui gli studenti frequenteranno la scuola 990 ore all'anno, con percorsi triennali o quadriennali. Lingue, sport, informatica, musica: sono queste le novità del nuovo curriculum Moratti. Al quinto anno dei licei una materia - potrebbe essere la biologia o la fisica - verrà insegnata tutta in inglese, mentre una seconda lingua comunitaria diventerà obbligatoria. Chi fa tanto sport anche fuori dalla scuola potrà ricevere dei crediti formativi, e chi invece è bravo a suonare uno strumento potrà scegliere un percorso "musicale", mentre nelle ore di matematica si imparerà anche un po' di informatica. Tutta la riforma Moratti entrerà a pieno regime nel 2010 -2011. Il senso, per la contestatissima ministra, è quello di avvicinare la scuola al mondo del lavoro. Ma per la sinistra è un sistema profondamente classista, calato dall'alto e senza cercare una base di consenso con i collettivi degli insegnanti, i sindacati, gli studenti. E' l'ennesima conferma che per il governo il confronto è un optional, sbotta il segretario generale della Federazione della Conoscenza della Cgil, Enrico Panini. Il portavoce nazionale dei Cobas, Piero Bernocchi, accusa invece Moratti di portare la scuola a prima del '62, cioé alla scissione tra scuola e avviamento al mestiere», che oggi avverrebbe - sempre secondo i Cobas - alla mercè di aziende private che guarderanno solo al proprio conto. Per Titti De Simone del Prc siamo di fronte ad una emergenza scuola. Di fronte ad un governo che va avanti con arroganza e senza ascoltare, è necessario che l'Unione insieme ai movimenti, promuova per i prossimi mesi una straordinaria mobilitazione per la scuola pubblica, afferma De Simone, anche lei indignata per una scuola classista che divide le future generazioni e il paese. Strali anche da Vittorio Cogliati Dezza, responsabile scuola di Legambiente, che evidenzia un altro aspetto fondamentale: manca la copertura finanziaria e, soprattutto, spera che il 2006 porti un cambio di governo per bloccare la riforma. Arrabbiati anche gli studenti: Moratti non ci ha mai degnato di un confronto, oggi per noi è una giornata nera. |
rassegna stampa cgilscuola - 28-05-2005 |
News Legge Moratti: 27/05/2005 - 18:57 Rocca, Vicepresidente dell'Associazione: "I Licei tecnologici dovranno rappresentare la continuità e l'evoluzione della grande tradizione dell'Istruzione tecnica da cui le imprese hanno attinto per anni". "Con il decreto sul secondo ciclo approvato oggi è stata finalmente completata la nuova architettura della scuola secondaria". Questo il commento del vicepresidente di Confindustria con delega all'education Gianfelice Rocca per l'approvazione dell'ultimo decreto attuativo della legge di riforma della scuola. "Il diritto dovere di istruzione e formazione - prosegue Rocca - per tutti gli studenti fino a 18 anni, la valorizzazione della formazione professionale, l'alternanza scuola-lavoro, la formazione professionale superiore, il sistema di valutazione e la nascita dei licei economici e dei licei tecnologici ad indirizzi sono i tasselli di una trasformazione dell'ordinamento scolastico che punta alla crescita del capitale umano, alla flessibilità organizzativa, al raccordo scuola-impresa e alla salvaguardia delle specificità della cultura tecnologica italiana, fondamentale per le nostre imprese". "Nella formulazione del decreto - continua Rocca - esistono i presupposti perché i Licei Tecnologici rappresentino la continuità e l'evoluzione della grande tradizione dell'Istruzione tecnica, da cui le imprese hanno attinto per anni tecnici e periti preparati e provenienti da un percorso formativo vicino al mondo industriale. L'attuazione coerente di questo indirizzo sarà quindi fondamentale. Il contributo di risorse umane dato dai tanti prestigiosi istituti tecnici del nostro paese al sistema produttivo rappresenta un patrimonio grazie al quale la nostra economia è cresciuta e si è rafforzata. Saranno essenziali l'apprendimento basato sul laboratorio e sulle attività sperimentali, le esperienze concrete legate agli ambienti e all'organizzazione del lavoro, la non dispersione del quadro orario e l'attenzione alle materie scientifiche e tecnologiche. Sarà necessario uno stretto collegamento con il territorio, anche attraverso i centri polivalenti per favorire una vera e consistente autonomia delle scuole e per facilitare il colloquio con le imprese". "C'è ora da augurarsi - conclude il vicepresidente degli industriali - che l'iter del decreto vada avanti speditamente per mettere in condizione scuole, capi di istituto e docenti di procedere con serenità nella realizzazione della riforma". HC 2005 - redattore: MDP |
Sole 24 Ore - 28-05-2005 |
Doppio canale con più critiche che consensi. ROMA - Coro di no alla riforma della scuola secondaria da opposizione, sindacati e Regioni. Alleanza Nazionale e Forza Italia, invece, difendono il nuovo assetto delineato dal Ministro Moratti. Soddisfatta anche Confindustria: «Con il decreto approvato ieri - ha detto Gianfelice Rocca, vicepresidente degli industriali con delega all’Education - è stata finalmente completata la nuova architettura della scuola secondaria» e «c’è da augurarsi che ora l’iter del provvedimento vada avanti speditamente». Per Rocca nel testo «esistono i presupposti perché i licei tecnologici rappresentino la continuità e l’evoluzione della grande tradizione dell’istruzione tecnica, da sempre bacino di professionalità per le imprese». Di tutt’altro tono le reazioni dell’opposizione. Andrea Ranieri, responsabile scuola dei Ds, parla di «strappo istituzionale con le Regioni, che pone in dubbio la stessa costituzionalità del provvedimento». Gli fa eco Vasco Errani, presidente della conferenza delle Regionì, secondo il quale «è necessario riprendere un percorso di leale collaborazione tra Governo centrale e Regioni». Per Albertina Soliani (Margherita) «Moratti ha solo fretta di chiudere, dicendo che la riforma scolastica è fatta», mentre Maria Chiara Acciarini (Ds) descrive il ministro come «un generale senza esercito» che «procede senza risorse, senza consenso e senza confronto con Regioni, sindacati, mondo della scuola e Parlamento». Pesante bocciatura dei sindacati: Enrico Panini (Flc-Cgil) parla di «un brutto provvedimento che aumenterà le diseguaglianze fra i giovani e che relegherà la scuola secondaria nel ruolo di chi sanziona le differenze», mentre per la Cisl scuola «si conferma il progressivo deterioramento della scuola pubblica statale e dell’intero sistema formativo». Secondo Massimo di Menna (Uil scuola) «ora bisogna fermare i motori e rilanciare il confronto per una riforma condivisa e partecipata», mentre per la Gilda l’approvazione del decreto «è un inaccettabile atto di forza del Governo rispetto alle posizioni critiche espresse da maggioranza e opposizione». Grande soddisfazione, invece, nella maggioranza, soprattutto «perché la riforma ha salvaguardato - sotto linea Giuseppe Valditara, responsabile scuola e università di An il carattere nazionale dell’istruzione tecnica». Per Valditara il modello che prevede la trasformazione degli istituti tecnici in licei tecnologici «assicura una maggiore apertura ai gradi direttivi dell’industria italiana» oltre che «una seria preparazione professionalizzante». Fabio Garagnani (Fi) pone l’accento sulla «salvaguardia della meritocrazia e dello sviluppo delle potenzialità individuali» realizzata dal provvedimento, con il quale «il nostro Paese si pone in linea con i partner europei più evoluti». |
ilaria ricciotti - 31-05-2005 |
I sindacati confederali hanno ragione: questa è una pessima riforma. La scuola italiana è stata catapultata indietro di secoli. Questo vento che sta soffiando su di essa rischia di farla naufragare ed infranger contro degli scogli che la porteranno a picco. |