breve di cronaca
Protesta globale
Italia Oggi - 25-05-2005
Tutte le sigle sindacali sono sul piede di guerra per i contratti.

Giovedì il vertice a Palazzo Chigi..

Addio sciopero, la protesta è globale.

A rischio scrutini, libri di testo, collaborazioni aggiuntive e gite.



Sciopero generale, addio. L'astensione dal lavoro, da sola, non basta più alla scuola, che trova nuove strade di protesta contro il mancato rinnovo dei contratti. Dal blocco degli scrutini alla mancata delibera dei libri di testo al congelamento delle attività aggiuntive. Dopo 17 mesi di attesa e tre scioperi, dopo l'intesa della scorsa settimana prima raggiunta con il ministero dell'economia e della funzione pubblica e poi smentita dal premier, Silvio Berlusconi, i dipendenti scolastici, circa un milione tra insegnanti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo, il comparto più nutrito del pubblico impiego, chiedono ai sindacati una mobilitazione che sia veramente capace di incidere sulle decisioni del governo. Una richiesta che ha portato tutte le sigle a pianificare un piano di agitazioni diversificate per tipologia e durata rispetto al resto della p.a. Lo sciopero generale resta sempre, ma non sarà più solo. Hanno già deciso in tal senso Snals-Confsal (scioperano il 3 giugno) e Gilda-Unams, lo decideranno oggi Cgil, Cisl e Uil scuola.

Ieri sera si è riunito il direttivo delle tre confederazioni. Al di là delle decisioni assunte per tutto il pubblico impiego, compreso lo sciopero generale (una giornata di astensione costa 60 euro nette in meno in busta paga), i segretari della scuola sono decisi infatti ad adottare forme aggiuntive di protesta. Nella volontà di sbloccare definitivamente la vertenza, oggi esamineranno un piano congiunto.

Lo stato dei fatti

I sindacati stanno affilando le armi in vista dell'incontro di giovedì prossimo. A una settimana di distanza dal vertice di Palazzo Chigi con le parti sociali sulla crisi economica italiana, il governo ci riprova infatti il 28 maggio. Era stato lo stesso presidente del consiglio dei ministri ad annunciare che l'accordo inizialmente raggiunto a quota 111 euro medi di aumento per il pubblico impiego era inaccettabile, perché comportava incrementi eccessivi rispetto al mondo privato e perché, se si devono spendere risorse pubbliche, è meglio investire per il rilancio della competitività del paese. Dichiarazioni che hanno mandato su tutte le furie i leader di Cgil, Cisl e Uil che quell'intesa, con il placet di Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri ed eminenza grigia di Palazzo Chigi, avevano raggiunto con il ministro della funzione pubblica, Mario Baccini, e dell'economia, Domenico Siniscalco. L'incontro di giovedì prossimo riguarderà esclusivamente i contratti e, questa volta, è allargato a tutte le sigle: Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cida, Cisal, Confedir, Confsal, Cosmed, Rdb, Usae, Confintesa, Cgu, Gilda Unams. Ma visto l'andazzo degli ultimi mesi, i sindacati ci andranno muniti di un pacchetto di agitazioni già decise.

Accordo sì, accordo no

Per Berlusconi gli aumenti sui quali i sindacati sostengono di aver raggiunto un'intesa con l'esecutivo, ossia il 5,1% di aumento medio, sono comunque superiori all'inflazione. ´In consiglio dei ministri abbiamo concordato sulla necessità di arrivare a una definizione del contratto degli impiegati pubblici. Tuttavia', puntualizza il premier, ´vogliamo chiedere che in cambio di un aumento ben superiore a quella che è stata l'inflazione, ci possono essere anche elementi di rigore da poter introdurre, tra cui la possibilità di una mobilità all'interno degli uffici pubblici'. ´Noi rivendichiamo l'intesa già raggiunta', dice il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, ´e non tolleriamo ingerenze da parte di Confindustria su quali debbano essere gli aumenti per il pubblico impiego'. ´Non siamo disposti giovedì a parlare d'altro che non sia il contratto, la riforma della p.a. va fatta a un diverso tavolo', aggiunge il numero uno della Cisl, Savino Pezzotta. ´I dati sugli aumenti che circolano sono sbagliati. L'aumento concordato è di 111 se si tiene conto anche dei magistrati e dei direttori generali. Per i pubblici dipendenti contrattualizzati', spiega Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil, ´la media è di 97,5 euro, entro il tetto dei 100 euro che Berlusconi aveva indicato'. ´Noi abbiamo fatto la nostra parte, il governo deve fare la sua', ha aggiunto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti.

Cercasi incisività

"L'esigenza che ci giunge dal mondo della scuola è quella di chiudere il contratto, e dopo tre scioperi generali è dimostrato che l'astensione da sola non basta con questo governo", attacca Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, che spiega così la decisione di esaminare azioni aggiuntive rispetto a quelle definite dalle confederazioni. "Nel rispetto delle norme fissate dalla legge sugli scioperi nella p.a. e dal codice di autoregolementazione, abbiamo la necessità di portare avanti un'azione più incisiva, per tutelare i lavoratori in balia dell'inflazione, da 17 mesi". Uno dei limiti con i quali si confronta il sindacato è quello di non poter procrastinare oltre cinque giorni la delibera degli scrutini, per esempio. "Ma gli scrutini sono solo una voce. L'astensione dall'adozione delle delibere per scegliere i libri di testo", per esempio, dice Enrico Panini, numero uno della Cgil scuola e università, "un blocco con il quale abbiamo intenzione anche di rispondere alle ingerenze degli industriali". All'ordine del giorno del documento che Cgil, Cisl e Uil scuola oggi sono chiamate ad adottare figura anche il blocco delle attività aggiuntive e in generale di ogni collaborazione che non sia il rispetto degli obblighi contrattuali. "Non si può chiedere al lavoratore di essere collaborativo quando non si rispetta il suo diritto al rinnovo del contratto", dice Panini. Il confermato segretario della Cisl scuola (si è chiuso sabato scorso il congresso che lo ha rieletto), Francesco Scrima, sottolinea come gli aumenti concordati con il governo si tradurrebbero per la scuola in 104 euro lorde in busta paga per il biennio 2004/05. "Una cifra che copre l'inflazione e un minimo di produttività, abbiamo agito con grande senso di responsabilità, ma è il governo che ora deve a sua volta comportarsi in modo adeguato. Non può pensare", spiega Scrima, "di far pagare ai lavoratori pubblici la riduzione dell'imposizione fiscale alle imprese".

Alessandra Ricciardi

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