da Reporter Associati - 15-05-2005 |
Francia. La campagna di “Attac” per il "no" al referendum sulla Costituzione europea di Jacques Nikonoff* Dalla sua creazione, nel 1998, Attac si è sempre preoccupata delle questioni europee. Alla pubblicazione nel luglio 2003 del progetto di trattato costituzionale elaborato dalla Convenzione per il futuro dell'Europa, Attac aveva analizzato il documento come un tentativo mirante a rendere irreversibili le politiche neoliberali dell'Unione dando ad esse uno statuto "costituzionale". Questo 'sigillo' renderebbe ancora più difficile la possibilità di mettere in opera delle politiche alternative, pur essendo una istanza del suffragio universale, come potrebbe essere il caso della Francia nel 2007. Abbiamo proposto 21 "esigenze". Eccone alcune: Esigenza n° 1: la solidarietà deve essere un valore e una norma dell'Unione. Il testo non menziona la solidarietà come un valore dell'Unione, sebbene siano citati, tra gli altri, la libertà e l'uguaglianza. Esigenza n°2: l'uguaglianza uomo-donna deve diventare un valore dell' Unione. Un articolo che tratta gli "obbiettivi dell'Unione" precisa semplicemente che l'Unione "promuove l'uguaglianza tra uomini e donne". Si tratta non solo di promuovere, ma soprattutto di garantire questa uguaglianza. Esigenza n°3: la concorrenza non dovrà essere un obbiettivo e una norma superiore dell'Unione. In un articolo relativo agli obbiettivi dell'Unione, è indicato che "l' Unione offre alle sue cittadine e ai suoi cittadini (.)un mercato unico dove la concorrenza è libera e non falsata". Attac chiede che la cooperazione si sostituisca alla concorrenza come obbiettivo e come norma superiore dell'Unione. Esigenza n°4: i servizi pubblici devono essere iscritti come obbiettivi dell 'Unione e affrancati dalle regole della concorrenza. Attac chiede che i servizi pubblici (detti "servizi d'interesse generale") non siano relegati alle parti II e III del trattato, ma figurino nella prima parte ("Definizione e obbiettivo dell'Unione"), in "I valori dell'Unione". Il trattato definitivo negoziato dai Venticinque nell'ambito della conferenza intergovernativa, e adottato il 18 giugno del 2004, ha confermato e talvolta aggravato questo orientamento. Delle 21 istanze che abbiamo proposto per rendere questo trattato compatibile con un'Europa realmente europea, democratica e solidale, concretamente sociale, ecologica e solidale, praticamente nessuna è stata accolta. Considerata la posta in gioco - tutte le campagne di Attac sono minate, o meglio ostacolate dai politici europei attuali - il Consiglio di amministrazione ha ritenuto di dover consultare l'insieme degli aderenti all 'associazione prima di fermare la sua posizione definitiva. Sono stati posti due quesiti e lo scrutinio si è tenuto pubblicamente l'11 dicembre alla presenza dell'assemblea generale dell'associazione tenutasi a Saint-Denis Quesito n°1: Siete a favore o contrari alla ratifica del trattato costituzionale europeo? Risposte: a favore (10,8%); contro (84%); astenuti (5,2%) Quesito n°2: Vi aspettate che Attac offra delle indicazioni di voto? Risposte: si (72%); no (19,6%); astenuti (8,4%) La partecipazione degli aderenti a questa consulta è stata eccezionalmente elevata, tenuto conto delle norme associative tradizionali: 12 609 schede ricevute, cioè il 44% del totale dei nostri 29.500 aderenti regolarmente iscritti. Vorrei ora affrontare il discorso della posta in gioco in questo referendum. Attualmente una campagna di paura, di drammatizzazione di questa posta in gioco è orchestrata da alcuni fautori del "si" e largamente trasmessa dai maggiori media, che sostengono la campagna a favore del "si". Così, secondo Strauss-Kahn Ministro delle Finanze del governo Lionel Jospin,la vittoria del "no" "significherebbe la fine dell'euro". Secondo il Primo Ministro francese Pierre Raffarin "il primo paese che dirà 'no' assumerà su di sé una responsabilità storica, sarà una cosa molto grave". Secondo alcuni l'unico voto possibile è "si". Per contro la vittoria del "no" significherebbe crisi certa e caos, sarebbe la fine dell' Europa. In realtà non bisogna temere alcuna crisi,che sia portata dalla vittoria del "si" o del "no". D'altronde, dovremmo interrogarci sul senso delle responsabilità di chi sarà capace di organizzare un referendum che pone un quesito di cui una delle risposte possibili possa scatenare il caos! Non ci sarà ne crisi ne caos, sia che vincano i "si" sia che vincano i "no". Quale sarebbe la situazione più probabile in caso di vittoria dei "si"? Il voto presenterebbe un rapporto di forze politiche favorevoli al neoliberalismo e al tipo di costruzione europea a cui esso dà impulso. - Ne conseguirebbe una logica accentuazione delle politiche neoliberali, tanto a livello europeo quanto a livello nazionale, il che provocherebbe nuove difficoltà alla maggior parte dei salariati, dei disoccupati e dei precari, dei piccoli agricoltori. - Sarebbero ancora più difficili le lotte sociali e sindacali - Le prospettive di una vera alternativa, in Francia, nel 2007, sarebbero rimesse in discussione. - Quand'anche una nuova maggioranza fosse eletta nel 2007, resterebbe segnata dal rapporto delle forze nate dal referendum. E ora, quale sarebbe la situazione più probabile alla vittoria del "no"? - Sul piano giuridico non succederebbe nulla. Resterebbe in vigore l' attuale sistema legale, sancito dal trattato di Nizza, a reggere l'Unione europea. - Il rapporto di forze diventerebbe favorevole a chi contesta il neoliberalismo e propone alternative. - Ci sarebbero stimoli alle lotte sociali e sindacali. - Si accentuerebbe la pressione sul governo Raffarin. - Si favorirebbe una vera alternativa nel 2007. - Si incoraggerebbero le forze sociali degli altri paesi europei. Questo nuovo rapporto di forze aprirebbe la strada a un nuovo trattato europeo per rifondare l'Unione europea su basi diverse. Il referendum che si annuncia ha una portata storica. Offre la possibilità di rigettare le politiche neoliberali che maltrattano la società da 20 anni, senza rigettare l'Europa. Offre inoltre nuove possibilità alla costruzione europea. La vittoria del "no" è una grande occasione da non lasciarsi scappare per costruire l'Europa su nuove basi. Ciò che si fa in Europa, soprattutto a partire dall'Atto unico del 1986, non è la costruzione dell' Europa, è la costruzione del neoliberalismo. Il vero quesito posto da questo referendum sarà in realtà "si" o "no" al neoliberismo. Jacques Nikonoff (Presidente di "Attac" Francia) Traduzione di Velia Vegnaralli [Grazie a Simone Bruno per l'interessante segnalazione] |