breve di cronaca
11 aprile: la "rete" si presenta
La Repubblica - 03-04-2002
La presentazione ufficiale sarà l'11 aprile, alle 18, alla Casa della Cultura, ma è da gennaio, ormai, che la "rete" si diffonde. Dopo i girotondi, dopo gli autoconvocati del Palavobis, dopo i tre milioni di cittadini che hanno risposto alla chiamata della Cgil in difesa dell'articolo 18, anche gli insegnanti si stanno organizzando per combattere una grande battaglia: contro la riforma del ministro Moratti e in difesa della scuola pubblica. Con le modalità che ormai sono diventate il nuovo strumento di diffusione della protesta, le email, il nuovo movimento, nato a Milano, si è allargato a tutt' Italia e mette in campo un coordinamento che va da Roma a Napoli, da Bari a Palermo, da Padova, Firenze, Bologna, fino a Torino e Trieste.
Spiega Michele Corsi, 40 anni, docente di cinema e televisione all'Itsos Steiner: «Tra gli insegnanti c'era stanchezza per le divisioni tra le sigle sindacali e un certo allarme per quello che sta succedendo. Da questi elementi è nata l'esigenza di fare qualcosa di concreto e di coinvolgere più persone possibile: dagli studenti ai genitori». Il 10 gennaio la prima assemblea di professori, ausiliari e tecnici rappresentanti di una settantina di scuole milanesi, ha tenuto a battesimo il nuovo organismo, che ha diffuso per Internet un appello in difesa della scuola pubblica e che, forse mutuando il motto del procuratore generale Francesco Saverio Borrelli, ha battezzato l'iniziativa «Rete di resistenza». Quella prima assemblea di autoconvocati, «partita dal basso», come spiegano i fondatori, ha cominciato con il promuovere una raccolta di firme su un documento che analizza la riforma Moratti e ne mette in evidenza i limiti e gli aspetti ritenuti «pericolosi»: la fine dell'obbligo scolastico, la riduzione delle ore di lezione, la trasformazione della scuola in un'azienda.
Nessun attrito con il mondo sindacale, perché tra i fondatori della Rete, insieme ai senza tessera ci sono delegati di tutte le sigle, solo il bisogno di pungolare i dirigenti che «sembrano incapaci di mettersi d'accordo su qualsiasi iniziativa» e l'urgenza di fare qualcosa di concreto contro la riforma che avanza, prima che quella riforma diventi una legge che stravolge un settore così importante come quello dell'istruzione. «Abbiamo scoperto spiega il professor Corsi che nelle altre città erano in corso iniziative simili alla nostra, che in molte scuole stavano nascendo comitati o gruppi che cercavano di fare qualcosa. Con la Rete siamo riusciti a convogliare tutto in un unico movimento e adesso vogliamo presentarci pubblicamente per allargare la nostra base e proporre iniziative concrete».
Per cominciare, gli insegnanti della Rete, pronunciano alcuni no: «No spiegano alla legge delega; no alla canalizzazione precoce, che vuol dire costringere i ragazzi e le loro famiglie a una scelta drastica, che taglia fuori dall'istruzione superiore chi non può mettere nel conto di proseguire fino all'Università; no alla riforma degli organi collegiali che lascia il potere di gestione in mano ai dirigenti scolastici e annulla ogni ruolo di genitori, studenti e insegnanti; no ai tagli nelle spese che significano tagli al tempo pieno e al sostegno all'handicap». «Abbiamo deciso spiegano gli insegnanti di proseguire per obiettivi. Il primo passo è quello di mostrare che cosa pensa la scuola milanese delle novità che arrivano». E, a giudicare dalle firme raccolte, pare che la maggioranza degli insegnanti, di quelle novità, pensi malissimo. «Si sono già registrate manifestazioni studentesche, scioperi dei lavoratori, raccolte di firme dicono alla Rete ma crediamo che non basti: è necessario che tutti coloro che hanno a cuore il futuro del Paese costruiscano una rete di resistenza e di lotta per bloccare un attacco che non solo darebbe un colpo mortale alla scuola, ma aprirebbe la strada a cambiamenti ancor più devastanti».

Cinzia Sasso

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