Riflessioni sulla laicità della scuola
Francesco Mele - 12-04-2005
Il papa è morto, un profondo dolore e una sentita commozione ha colpito il mondo intero e tutti ci siamo sentiti coinvolti, indipendentemente dal credo, dalle posizioni ideologiche e dallo stato del nostro conto aperto con la religiosità e con la fede, qualunque fede.
Questa commozione ha trovato uno sfogo naturale sui mass-media che, neanche a dirlo, si sono buttati a pesce sulla notizia, sull'evento, e tra una merendina tutta salute e una lacca dagli effetti vaporosi, abbiamo saputo tutto quello che c'era da sapere su Giovanni Paolo II, più e più volte, commenti ripetuti e ripetuti a volte dalle stesse persone su canali diversi o da persone diverse sugli stessi canali, ce n'è per tutti.
Passato il primo naturale e sentito turbamento per la morte di cotanto uomo, abbiamo assistito attoniti alle immagini teletrasmesse che ci riferivano di questo incontenibile bisogno collettivo di testimonianza, espiazione e penitenza; siamo rimasti perplessi di fronte alla tele esposizione di una salma tra le più fotografate di tutti i tempi, e decisamente scandalizzati nell'assistere all'ostentazione, da parte dei Grandi, piccoli e Medi della Terra, di un lutto artificiale in cui le strette di mano e "i segni di pace" del giorno prima vengono smentiti con affanno il giorno dopo, quando le necessità politiche riprendono il loro posto e il loro peso, dopo la farsa dell'evento a cui non si poteva mancare.
Tutto questo ha inevitabilmente toccato anche le nostre scuole e in qualche caso pure pesantemente. Ho raccolto notizie di scuole in cui sono stati allestiti maxischermi per seguire in diretta le esequie, cioè una cerimonia religiosa in pompa magna, una delle massime espressioni della liturgia cattolica, visto che a celebrarla c'era l'insieme dei massimi in grado di questa confessione religiosa. In altre scuole ci si è accontentati della TV, in altre ancora si è usciti dalla scuola per recarsi in chiese con schermi appositamente installati a celebrare un vero e proprio rito religioso, o in cui un sacerdote ha ricordato la figura del papa defunto.
Nelle scuole superiori in alcuni casi si è optato per lasciare libera la partecipazione degli studenti, chi voleva continuava a far lezione con la classe residua; in altre si è votato e se la maggioranza ha optato per la partecipazione alla trasmissione, la minoranza è stata costretta a interrompere le lezioni e, eventualmente, lasciata libera di tenersi lontana dal luogo della proiezione, spesso senza la custodia dei docenti. In alcuni casi le famiglie non sono state neanche informate di quanto sarebbe successo.
Nelle scuole medie, elementari e materne, laddove si è deciso di seguire le esequie, ai bimbi non è stata concessa l'opportunità della scelta, hanno deciso per loro i docenti.
Io voglio rendere palese il mio totale disaccordo con tali scelte che mettono in discussione la laicità del servizio scolastico che va salvaguardata anche in condizioni di eccezionalità, perché sono convinto che la libertà di molti non può mettere in discussione il diritto di pochi. Consentire lo svolgimento di una manifestazione religiosa in orario scolastico, anche se con una partecipazione facoltativa, è lesivo del principio di pluralismo religioso che la norma prevede e la costituzione garantisce. Tali scelte hanno di fatto tracciato una linea di discriminazione tra chi ha aderito e chi non lo ha fatto e inoltre hanno oggettivamente comportato, per alcuni, la rinuncia ad un servizio che l'istituzione aveva il dovere di garantire.
Soluzioni diverse non avrebbero assolutamente messo in discussione la libertà, per chi lo avesse voluto, di rimanere assente per seguire le esequie nel privato o di organizzare una partecipazione collettiva presso una parrocchia, insieme ai propri compagni e a tutti quelli che condividono lo stesso sentimento.
Ma fuori dalla scuola.
La scuola è il luogo di altro. Le cose che avvengono in una scuola devono - dovrebbero - avere un senso ben preciso, il più possibile meditato da chi ha la responsabilità della progettazione educativa. Allora forse sarebbe stato più opportuno organizzare un dibattito a più voci sulla figura del papa defunto, così da consentire una partecipazione costruttiva da parte di tutti e dare a tutti i punti di vista la possibilità di manifestarsi. Questo sarebbe stato non solo un modo decisamente più nobile di onorare la figura di Giovanni Paolo II, ma avrebbe avuto un profilo formativo decisamente più alto del semplice seguire le esequie, casomai col commento di Bruno Vespa o, peggio ancora, di Emilio Fede.
Chiedo a tutti coloro che ne hanno responsabilità, diretta e/o indiretta, di intraprendere un'indagine conoscitiva su quanto accaduto venerdì scorso nelle scuole della nostra provincia e provvedere con comunicati mirati e pubblici a che ciò non debba più avvenire in futuro.

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 Cocco    - 15-04-2005
Gentile Francesco, concordo con te su tutta l’analisi (un po’ meno sulla premessa), ma quando dici:

"Chiedo a tutti coloro che ne hanno responsabilità, diretta e/o indiretta, di intraprendere un'indagine conoscitiva su quanto accaduto venerdì scorso nelle scuole della nostra provincia e provvedere con comunicati mirati e pubblici a che ciò non debba più avvenire in futuro.

….non capisco bene a chi ti riferisca.
Io so che ciò avviene poiché i dirigenti scolastici emanano circolari interne di loro esclusiva iniziativa, senza che il collegio docenti ne venga per tempo a conoscenza ed eventualmente possa obbiettare alcunché. Il tutto è lasciato ad una eventuale iniziativa personale del singolo docente che deve preventivare la possibilità di uno scontro per non aver ottemperato ad un’indicazione del capo dell’Istituto.
Chi lavora nella scuola sa pure che le classi non escono da esso senza l'ordine della dirigenza; ordine che, in una scuola laica quale dev'essere quella PUBBLICA italiana secondo quanto detta la Costituzione, non può essere dato per assistere ad una funzione religiosa.
Gli insegnanti sanno benissimo che ci vogliono “spalle larghe” per contrastare, sia pur legittimamente, l’iniziativa del dirigente, soprattutto se con quest’ultimo non si condivide l’idea politica.
Posso dire che proprio nella regione in cui vivi e che è stata un tempo anche la mia (bei tempi andati!), il dirigente di una scuola ha dato disposizioni perché gli studenti si recassero in aula magna a vedere la trasmissione televisiva del funerale. La visione del filmato, ironia della sorte, è stata interrotta per le classi quinte da una visita dell’ESERCITO, deliberata dal collegio nel pacchetto delle generiche lezioni finalizzate all’orientamento scolastico... indirettamente alla formazione alla guerra, presumo!
Come la mettiamo con le denunce? Se è vero che è facile denunciare “la cosa”, essa è sempre fatta da “qualcuno”, e non è altrettanto facile denunciare l’operato di questo qualcuno… a meno che non si voglia dar seguito all’ennesimo proclama che ha il merito - te ne do atto - di far puntare l'attenzione su una scorrettezza (eufemismo), ma che però non indica i responsabili di tali scorrettezze.
Credo che questo modo di fare, seppure nobile negli intenti, non evidenzi il nocciolo del problema e finisca per determinare solo sfiducia, disuguaglianza nei diritti, deformazione dei principi, assoggettamento alla gerarchia dei sistemi, qualunquismo, arte del defilarsi.
Un esempio alla lontana ma non troppo: dire che la mafia sia prepotente e violenta ed ostacoli lo sviluppo economico e dell’etica della popolazione, non comporta, come non ha comportato, la lotta alla mafia.
Che la mafia ecc. ecc... lo dicono tutti; la lotta alla mafia la fa, a suo rischio e pericolo, giusto qualcuno... altri, pur condividendola, sentono che se tentassero qualcosa sarebbero soli, e giustamente non ci provano neanche a fare i Don Chisciotte… altri ancora si adoperano, agevolmente, perché essa non ci sia.
Analoghe dinamiche mi sembra stiano distruggendo la scuola.


Ps
Segue breve commento sulla lettera inviata dal ministro Moratti alle Istituzioni scolastiche in occasione dei funerali del papa.



 Cocco    - 15-04-2005
Un ministro della Repubblica incaricato di guidare la gestione della SCUOLA, e non importa se laica o confessionale, invia alle Istituzioni scolastiche l’invito ad osservare un minuto di silenzio nella giornata dei funerali di Giovanni Paolo II.
Fin qui si potrebbe anche soprassedere.
Ma nell’invito esiste anche il seguente passo:

“Il suo messaggio d’amore si è contrapposto a quello dell’odio che ha creato nel XX secolo i totalitarismi, animati da ideologie che egli ha contribuito ad abbattere”.

Ebbene, se la frase richiama “fatti” che “devono” essere studiati in una scuola e per i quali devono essere forniti tutti gli elementi per la loro interpretazione e valutazione, non necessariamente univoca, essa contiene pure una valutazione del tutto personale che un ministro della Repubblica si permette di indicare a tutte le scuole d’Italia come “fatto” ….. e questo è grave!
Mi chiedo se si chiami “dovere” oppure “abuso” professionale degli insegnanti comunicare agli studenti che l’ideologia comunista (il rimando è chiaro), male o bene applicata, affondi le proprie radici in un messaggio di odio, inducendo l’idea che il capitalismo, invece, sia da ricondurre ad un messaggio d’amore.
Quella lettera è giunta anche alle scuole elementari e medie (le nuove formule per definire i gradi scolastici le utilizzo solo laddove sono obbligata), e soprattutto per i ragazzini di quell’età corrisponde ad un’istruzione, nella sua accezione negativa, del tipo: comunismo=male…..degna del più graduato “comandante” della consenziente ministra della Pubblica Istruzione (ancora una volta la nuova denominazione del Ministero la utilizzo solo laddove sono obbligata per legge).

 Domenico Filippini    - 17-04-2005
Come al solito si tende a fare di ogni erba un fascio. Anch'io ho l'onere, più che l'onore, di essere responsabile di sezione staccata della scuola media di Pralboino (Brescia). Ebbene il giorno delle esequie del Pontefice, dopo aver raccolto il parere dei colleghi, ho organizzato dalle ore 10.00 alle ore 11.00 nel salone della scuola la opportunità, per gli alunni, di seguire parte dell'avvenimento inserendo anche alcune considerazioni sulla figura di Giovanni Paolo II come Pontefice e soprattutto come UOMO. Non credo affatto di aver attentato alla LAICITA' della scuola con questo spazio dedicato anche ad una riflessione sulla PACE, sulla SOLIDARIETA', sul NORD E SUD DEL MONDO: temi molto cari al defunto papa Woytila.
Aggiungo che nella nostra scuola vi sono numerosi alunni provenienti dal Punjab (India) e anche alcuni ragazzi di religione musulmana: a nessuno è stato assolutamente imposto nulla; anzi, da me personalmente, sono stati invitati a raccogliersi in un'altra ala della scuola e a dedicarsi ad altre attività didattiche, in mia presenza, qualora ritenessero non condivisibile l'iniziativa.
Sono convinto che la laicità della scuola vada affermata e garantita in ben altre occasioni ed in altri contesti. Con la coscienza tranquilla di aver proposto un momento educativo affatto positivo, un saluto a tutti.
Domenico Filippini

 Loredana Leoni    - 17-04-2005
Ti informo che in provincia di Enna il Presidente della Provincia (DS) ha disposto, in occasione del lutto nazionale e dei funerali del Papa, la sospensione delle lezioni per 3 giorni in tutte le scuole superiori della provincia.

 Francesco Mele    - 17-04-2005
Nella mia realtà, quella lettera l'ho inviata anche al sindaco e all'assessore comunale all'istruzione di Carpi e Modena oltre che all'assessore provinciale all'istruzione, al presidente della provincia e a Mariangela Bastico. Ho ravvisato in loro gli eventuali soggetti deputati a condurre un'indagine conoscitiva e informarericordare alle scuole, ai dirigenti, cosa si intende per laicità della scuola. Tieni conto che le cose successe quel venerdì non sarebbero state legittime neanche se fossero state decise dal consiglio di istituto e meno ancora dal collegio dei docenti. Ci sono sentenze di vari TAR che hanno annullato decisioni di Consigli di Istituto e addirittura circolari di ministri sullo svolgimento di cerimonie religiose in orario scolastico.
Certo hai ragione resistere a decisioni come queste, specie in un'occasione come questa, è decisamente controcorrente, per usare un eufemismo, per non dire disperatamente impopolare. Essere riuscito nella mia scuola, insiema ad altri 2 o 3 docenti (uno di religione) ad impedire il maxi schermo in palestra, non mi ha sottratto dall'ira degli studenti che non ravvisavano nulla di male nella loro proposta. Non è stato semplice. Sono contento però che il mio intervento nei giorni successivi è stato utilizzato in classe da alcuni docenti (anche uno di religione, un altro) per alimentare il dibattito suscitato dai fatti successi quel venerdì.
Resta però la sensazione di essere un po' marziani a fare appello alla laicità della scuola in un'occasione come questa, quando 3/4 della popolazione sembra di tutt'altro avviso e anche nel 1/4 residuo, molti dicono che non è il caso di menarla più di tanto.
Tempi duri ...

 Corrada Cardini    - 19-04-2005
sono completamente d'accordo con te, e sono felice di sentire un'altra voce che si leva in difesa della scuola pubblica e laica. Sono stata coinvolta anche io nell'operazione che prevedeva di far firmare nelle classi un libro che doveva testimoniare cordoglio per il papa. Ho rifiutatao di sospendere il servizio scolastico per far firmare i miei alunni. Sono stata l'unica dei docenti coinvolti. MI hanno portato il libro da far firmare tre volte in classe in 40 minuti. L'ultima volta è venuta la dirigente, una persona che peraltro apprezzo. Ho dovuto mandarla via e spiegare AI MIEI ALUNNI PERCHE' ERO CONTRARIA.. La domanda è: perchè questa raccolta di firme non è stata organizzata presso le parrocchie?. Ma ora habemus papam Ratzinger ...sarà bene ripassare le nostre nozioni sul pensiero laico e liberale...è il caso di dire: "io speriamo che me la cavo!!!"