MARINA DI PISA — La riforma del ministro Letizia Moratti divide ancora il mondo dell'istruzione. Mentre per esempio la maggior parte di presidi e associazioni dei genitori esprimono apprezzamento per il nuovo «Consiglio di scuola», destinato a sostituire un consiglio d'istituto ormai non più all'altezza dei tempi, molti insegnanti continuano a valutare negativamente il complesso del dispositivo messo a punto dai tecnici romani.
E' il caso di un gruppo di docenti dell'Ic-istituto comprensivo Niccolò Pisano (Marina di Pisa) che, facendo proprio il documento elaborato da alcuni colleghi di un altro Ic del comprensorio pisano (il Gereschi di Pontasserchio), si rivolgono al nostro giornale per criticare pesantemente «una legge delega che affida al governo e non al parlamento le decisioni» in materia di scuola. Secondo i firmatari della nota «nessuna motivazione di carattere pedagogico e educativo» giustificherebbe il complesso generale della riforma. Non solo: «Si lascia alla libera scelta delle famiglie l'iscrizione anticipata alla scuola materna creando di fatto classi numerose con bambini di età assai diversa», e tornando dunque a farne una struttura-«parcheggio». C'è poi l'iscrizione anticipata all'elementare, che rischierebbe di «compromettere tutto il percorso scolastico» di un bambino entrato magari troppo precocemente nel circuito istruttivo. E che dire (lamentano ancora i docenti marinesi e pontasserchini) della suddivisione in bienni , che «non si preoccupa minimamente di considerare i tempi dell'alunno»? «Dov'è finita la capacità dell'insegnante di decidere quando l'intervento è più adeguato?». Insomma, lamentano gli scriventi, «queste presunte libertà di scelta affidate alle famiglie rappresentano di fatto un enorme vincolo che lega ogni studente alle situazioni socio-culturali d'appartenenza e impedisce ai professionisti dell'apprendimento di guidare secondo criteri e giudizi uguali per tutti e al servizio di tutti». Fra le altre critiche mosse alla riforma, quelle che si perderebbe l'unitarietà tra elementare e media già prevista negl'istituti comprensivi, e che vengono aboliti laboratori e tempi pieni e prolungati: «se i genitori vorranno continuare ad avere questi servizi — si sostiene — dovranno pagarseli perché non li troveranno più nella scuola pubblica». E ancora, se «vorranno percorsi didattici di musica, artistica, educazione fisica, lingua, informatica, dovranno comprarseli tra quelli che la regione potrà offrire». Avviandosi a concludere, il documento diffuso da 'Pisano' e 'Gereschi' rileva che «la subordinazione dell'istruzione professionale a quella dei licei non consentirà di fatto alcuna possibilità di passaggi dall'uno all'altro canale, e poiché il decreto non prevede in alcun modo percorsi di formazione permanente, coloro che 'sceglieranno' l'istruzione professionale si ritroveranno emarginati anche dal mondo del lavoro».